23. Restless

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La brezza autunnale, il vento che entra nelle ossa creando dei brividi leggeri su tutto il corpo;  mani fredde che vengono riscaldate dal calore di una tazza di caffe,  il clima uggioso, tipico dell'Inghilterra; questo adoravo dell'autunno ma come tutte le cose belle, non erano destinate a durare in eterno, era ormai una filosofia che accompagnava tutte le persone. 

L'autunno ne era l'esempio vivente, accadeva solamente un mese all'anno, trasportava con se tutta l'estate e dava inizio all'inverno. 

Quella mattina, non avevo lezioni universitarie, mi ero comunque recata in università perché avevo bisogno di un clima di studio che mi stimolasse a fare di più, cosi mi ero recata nella biblioteca della mia università, anche alla ricerca di qualche testo che potesse essermi utile per la relazione sul testo di Virginia Wolf. 

Ero appena tornata dalla segreteria, dove avevo finalmente ritirato gli ultimi testi rimasti per frequentare i miei corsi, e stavo appoggiando con molta cura tutto il materiale che mi sarebbe servito oggi, quando il mio telefono suono, indicandomi l'arrivo di una notifica.

Alex: Sto arrivando in aula studio, chi è già lì? 

Risposi subito al messaggio, fortunatamente anche Alex e Ginevra oggi non avevano lezioni e ne avevamo approfittato per organizzarci e studiare tutti e tre insieme, nella speranza che questa possa essere una mattinata proficua

Ma sapevamo già come sarebbe andata a finire.

Victoria: Sono appena arrivata, oggi l'aula è particolarmente vuota, mi trovi nei tavolini accanto alle finestre. 

Spiegai ad Alex e Ginevra il luogo preciso dove mi trovavo, perché la biblioteca era davvero un luogo immenso che disponeva anche di un secondo piano. Era strutturato tutto ugualmente: meta della stanza vi erano librerie alte fino al tetto tutte ricoperte di testi, suddivisi per materia e per ordine alfabetico, mentre nell'altra metà della stanza disposti sia a sinistra che a destra vi erano dei tavoli addebiti allo per gli studenti; con la particolarità che i tavoli di sinistra erano sempre colpiti da una forte luce che entrava dalle immense finestre che ricoprivano anche il piano superiore. 

Per accedere al piano superiore lateralmente alla porta d'ingresso vi era una scala a chiocciola fatta in legno, anche il piano di sopra vi erano delle librerie, seppur di meno dato lo spazio ridotto, e dei tavoli disposti nel medesimo modo, che si affacciavano sulla ringhiera in ferro decorato con il passamano in legno chiaro che riprendeva il colore delle scale, al centro della sala, un immenso lampadario per adesso spento decorava la sala.

Abbassai nuovamente lo sguardo e vi notai che oltre alla stessa disposizione dei tavoli, ognuno di esso disponeva una lampada, ed una zona con delle prese dove poter attaccare eventuali dispositivi elettronici; alzai la testa per concentrarmi sul lato destro della sala, infondo, vi era una scrivania leggermente più piccola, dove una signora di mezz'età era indaffarata nel smistare dei libri, che erano all'interno di un carrello, i capelli marroni ricci le ricoprivano il volto, ed appesi con un cordino al collo teneva gli occhiali che di tanto in tanto portava all'altezza degli occhi per leggere qualcosa sui mille fogli sparsi sul tavolo; la bibliotecaria all'università cambiava annualmente, di fatti le poche volte in tre anni che avevo usufruito del luogo non avevo mai visto la stessa persona. 

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