04. Capitolo quattro

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Qualche minuto più tardi i corpi dei due hero si trovavano in una pozza di sangue. Nei miei occhi c'era solo l'immagine di quel liquido scarlatto, lo stesso colore degli occhi del mio vecchio migliore amico, e nonostante fossi consapevole che alla maggior parte delle persone il sangue facesse ribrezzo a me non suscitava alcun tipo di emozione. Non c'era disgusto, nemmeno gioia, ero consapevole di aver fatto la cosa che ritenevo più giusta e che la morte dei due eroi non era altro che la conseguenza delle loro stesse azioni. Se non fossero venuti a cercarmi, se non avessero deciso di attaccare questi due ragazzi molto probabilmente non sarebbero morti e ora sarebbero a conversare con i loro amici o a bere un bicchiere di vino in qualche bar. L'episodio che era appena accaduto non mi aveva fatto provare alcun sentimento ma avevo realizzato una cosa: questa era la vita di cui avevo bisogno per sentirmi vivo. Quando avevo lottato, sentendo sotto al mio peso il corpo di quell'uomo o udendo i suoi rantoli, il mio cuore aveva cominciato a battere a una velocità impressionante e avevo provato un profondo senso di euforia lungo tutto il corpo. Era qualcosa a cui non ero abituato e questo mi faceva davvero stare bene.
Mi accasciai accanto ai due corpi, sentendo tutto ad un tratto un profondo dolore alla caviglia; tentai invano di accantonare quello che stavo provando in un'area remota del mio cervello ma sfortunatamente non ci riuscii. Emisi un semplice lamento, riportando l'attenzione dei due villain su di me. Alzai lo sguardo sul ragazzo, chiedendomi il motivo per cui mi fissasse così intensamente. Forse perché mi ero intromesso nel loro combattimento? Probabile ma non potevo lasciare che i due hero gli facessero del male. In qualche modo sentivo di doverlo proteggere, nonostante non ne sapessi il motivo.

«Perché?» chiese semplicemente Dabi, facendomi accapponare la pelle. Aveva utilizzato lo stesso tono della sera prima, basso e flebile, facendomi chiedere ancora una volta se quello di fronte a me fosse una persona in carne ed ossa o un semplice sogno. 
«Che intendi?»
«Perché sei intervenuto? Tu sai che quelli erano...che noi siamo...» lasciò la frase in sospeso, probabilmente incapace di concluderla. Era così strano per lui credere che un ragazzino aveva appena salvato due villain? Che aveva deciso di sana pianta di prendere le difese dei cattivi e non quelle dei buoni? Anche se, a dire il vero, non si parlava più di bene e male ma di semplice buon senso. Erano dei criminali ma non per questo meno umani rispetto agli altri, erano stati attaccati e avevano bisogno di una mano. Tutto qui. 
«Sì, lo so. Ho solo fatto quello che sentivo più giusto. Non fraintendetemi, mi ha fatto piacere salvarvi ma in parte l'ho fatto anche per me. Quegli eroi sono stati una spina nel fianco per giorni, costringendomi a nascondermi come un topo in trappola e ora che mi sono liberato di loro finalmente mi sento libero. So che è una libertà momentanea ma per ora va bene così» conclusi, appoggiandomi poi al muro con la schiena nel tentativo di rialzarmi da terra. Non avevo alcuna intenzione di mostrarmi debole di fronte a loro, soprattutto per quel dolore alla caviglia che mi ero procurato per salvare le due persone davanti a me. 
"Sei stato pazzesco prima! - intervenne la biondina, che in un secondo momento si presentò a me con il nome di Toga, chinandosi accanto a me con un enorme sorriso sul volto - Non mi aspettavo di vedere qualcuno saltare dal secondo piano per salvarci" mi prese le mani fra le sue, stringendole a sé con possessione, ridacchiando. 
«Toga, finiscila - la interruppe Dabi, chiudendo gli occhi per qualche istante facendo un profondo respiro - Siamo nella merda, lo capisci?! Il nostro obiettivo ci ha appena salvato la vita e noi dobbiamo ucciderlo. Sapevo che oggi dovevo darmi malato» sbarrai gli occhi nel sentire quelle parole, lasciando subito andare le mani della ragazza, alzandomi in piedi lentamente. Il dolore alla caviglia era quasi insopportabile però sapevo che non era ancora il momento per lasciarmi andare alla mia sofferenza. 
«Fermi un attimo. Di che diamine state parlando? Perché dovreste uccidermi?» nonostante fosse la mia vita quella di cui stavamo parlando era come se fosse una cosa come un'altra. Non provavo alcuna paura nella possibilità della morte, preferendone una veloce e indolore,  ma in parte volevo anche capire qual era il motivo per cui la mia vita era messa a rischio da quei villain. Se il loro target era un ragazzino senza quirk allora un motivo ci doveva essere, perchè altrimenti non potevo spiegarmi una scelta simile. Non ero nessuno, solo un adolescente scappato di casa nel tentativo di sfuggire all'orfanotrofio e dal vecchio me. 
«Perché ci stai mettendo in pericolo - sospirò Dabi, non riuscendo a credere di star dando una motivazione alla sua vittima - Il nostro capo ha paura che la base venga scoperta per colpa tua. Noi capiamo come ti senti, davvero, ma sei una mina vagante Zuki. Quello che è appena successo ne è una prova: ci sono troppi eroi sulle tue tracce e noi dobbiamo salvaguardare la nostra salvezza» non riuscivo a credere alle mie orecchie, come non capivo il motivo per cui mi fidavo così tanto di lui. Nella sua voce non leggevo alcuna bugia, c'era solo disperazione. Nemmeno lui era felice di quello che doveva fare eppure sapeva di doverlo fare, per lui e per le persone a cui voleva bene. Mi portai una mano alle labbra, riflettendo sul da farsi e cercando intanto di fermare il mio solito borbottio, una caratteristica di me di cui non andavo molto fiero: quando pensavo troppo intensamente mi trovavo inconsciamente a parlare a bassa voce facendo sapere a tutti quello che mi passava per la testa. I due villain di fronte a me non si mossero, aspettandosi di vedere della paura sul mio viso e venendo ricompensati con una semplice faccia pensierosa. 
Se avessi trovato un modo per allontanare gli eroi e tenere al sicuro i villain senza morire probabilmente non sarei diventato la loro prossima vittima. Cominciai così a riflettere sul da farsi, valutando diverse opzioni. Potevo scegliere di scappare dal paese, precludendomi così la possibilità di rimanere nel posto che volevo e correndo il rischio di venire catturato ai caselli dell'aeroporto; potevo scegliere di lottare contro i due villain di fronte a me e tentare la fuga ma questo avrebbe portato a una vita da fuggitivo e presto o tardi avrei dovuto scegliere se consegnarmi nelle mani degli eroi e accettare l'orfanotrofio oppure farmi prendere dai criminali e accettare il mio destino di morte. Fu quando Toga si avvicinò alle nostre due vittime che un'idea geniale mi passò per la testa, attirando l'attenzione degli altri due ragazzi. 
«Il tuo capo è un uomo intelligente Dabi, vi ha dato il compito di farmi fuori in modo da eliminare il problema alla radice. Suppongo che il mio corpo sarà abbandonato in un luogo diverso da questo, insieme a quello di quei due, aspettando che qualcuno scopra tre cadaveri e porti l'attenzione mediatica in quel lato della città. Credo che il posto che sceglierete sarà il più lontano possibile da qui, in modo da evitarvi molti problemi. Se quel terzo cadavere, però, non fosse il mio? - chiesi, allargando le braccia facendo un passo verso di loro. Accennai un sorriso aspettando che gli altri due arrivassero alla mia stessa conclusione - Credo che avremmo un win-win in questo modo. Voi vi liberereste del pericolo e io sarei finalmente libero di vivere come voglio» conclusi la mia spiegazione, aspettando con pazienza una loro risposta. Probabilmente dovevano parlarne con il loro capo ma io non avevo alcuna fretta anche perché sapevo che non avevano altra scelta. Avrebbero potuto uccidermi e abbandonare il mio corpo chissà dove, ma avrebbero perso un'opportunità molto importante. 
«Tu mi piaci ragazzino. Suppongo che avrai un piano in mente perché credo che al mio capo piacerebbe molto ascoltarlo» arrossii lievemente alle prime quattro parole, cercando subito dopo di tornare in me e provare ad essere razionale. Non potevo lasciarmi abbindolare da delle parole carine, perché sapevo. Sapevo che se gli avessi dato retta mi sarei ritrovato nuovamente di fronte a un'altra delusione. 
«E che ce ne facciamo di loro?» chiese Toga, dopo aver estratto una delle sue siringhe dal corpo dell'eroe più giovane. Vidi il suo sguardo illuminarsi alla vista di quel color scarlatto, facendomi fare due più due. Il suo quirk doveva avere a che fare col sangue, rendendola pericolosa e instabile al tempo stesso. Un connubio che stavo iniziando ad apprezzare. 
«Stai tranquilla - precedetti Dabi, mettendomi le mani in tasca e cominciando a zoppicare verso la direzione da cui erano arrivati prima - Abbiamo ancora tre ore prima del cambio turno. Fino ad allora avremo abbastanza tempo per organizzarci e decidere sul da farsi» guardai dritto davanti a me, consapevole di aver appena preso una delle decisioni migliori della mia vita nell'aver scelto di intervenire per salvare quei due. Avevo appena trovato la libertà e, al tempo stesso, avevo conosciuto due persone molto interessanti. Sì, mi sarei divertito insieme a loro. 

Buon Natale a tutti!
Spero che la storia vi stia piacendo perché io mi sto divertendo un mondo a scriverla.
In ogni caso volevo augurarvi buone feste con questo capitolo.
~ Val 🍃

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