Dabi's p.o.v.
Guardai la sveglia appoggiata sul comodino chiedendomi quale fosse il motivo per cui Shigaraki avesse chiesto di me ad un'ora simile. Non era strano ricevere incarichi dal secondo in comando eppure, per qualche ragione, sentivo che il compito di oggi era in qualche modo diverso.
Mi alzai così di controvoglia, recuperando i miei soliti vestiti e con la testa ancora pensate mi diressi a passo svelto verso la stanza principale. Lì mi attendeva Tomura che, insieme a Kurogiri, era intento a sussurrare qualche frase senza un senso logico. Alle mie orecchie arrivarono solo delle parole sconnesse, facendomi così scegliere di ignorare i loro atteggiamenti e andare a sedermi su uno degli sgabelli del bar. Mi appoggiai al bancone con entrambi i gomiti, prendendomi la testa fra le mani e decidendo che quella era una giornata perfetta per ubriacarmi. Solo dopo aver sentito qual era la fantomatica missione. Ovviamente.
«Quindi?» chiesi, sbadigliando, cercando di reprimere la voglia di tornare dritto a letto.
«C'é un problema - cominciò così Shigaraki, prendendosi qualche attimo per grattarsi il collo e farmi così capire che quello che stava per dirmi lo stava mandando fuori di testa - Dei sottoposti mi hanno riferito che gli eroi si stanno avvicinando sempre più spesso ai nostri confini. Questo posto sta diventando meno sicuro» il ragazzo dai capelli bianchi si sporse sul bancone per recuperare una bottiglia di Whisky. Anche lui, a quanto pareva, aveva voglia di ubriacarsi. L'unica cosa che non capivo, però, era qual era il vero problema. Di certo non poteva mandarmi ad uccidere quegli hero, altrimenti avrebbero mandato i rinforzi, e di certo non stava considerando la fuga un'opzione. Quindi doveva avere un piano per allontanarli da questi posti.
«Perché si trovano qui?» mi limitai a chiedere, mordendomi poi l'interno della guancia nel tentativo di non cominciare ad insultarlo. Mi aveva fatto svegliare così presto per una motivazione così insulsa.
«A quanto pare c'è uno stupido ragazzino che è scappato di casa e che ha deciso di venire proprio qui - bevve un sorso di whisky, alzando poi il bicchiere nella mia direzione - Quindi, Dabi, fallo fuori e abbandona il suo corpo il più lontano possibile da qui. Sta interferendo con i nostri piani» sbarrai gli occhi, non riuscendo a credere alle mie orecchie. Era la prima volta che ricevevo un incarico simile e se, da una parte, il compito di un Villain era quello di creare caos dall'altro non mi aspettavo di dover compiere un atto tanto crudele nei confronti di un ragazzino. Potevo capire il punto di vista di Tomura, probabilmente lo considerava un sacrificio necessario per la segretezza della nostra base, eppure non mi sembrava giusto. Sospirai, alzandomi poi dallo sgabello senza staccare i miei occhi da lui.
«Com'é fatto sto ragazzino?»Deku's p.o.v.
Ero riuscito a raggiungere il palazzo appena in tempo per scampare agli Hero, mi cercavano e lo sapevo. Vedevo i loro sguardi scrutare ogni singola abitazione e le loro labbra muoversi per pronunciare il mio nome. Tirai un sospiro di sollievo quando le porte della mia nuova abitazione si chiusero alle mie spalle producendo un rumore sordo, sentendomi tutto ad un tratto al sicuro. Era come se mi fossi appena lasciato alle spalle tutta la delusione che provavo e in quel frangente tornai a vivere per qualche minuto. Era dalla morte di mia madre che non mi sentivo così protetto, sebbene quattro mura non potessero in alcun modo eguagliare l'affetto che Inko mi dimostrava ogni qual volta mi stringeva a lei e mi sussurrava parole dolci e confortanti. Nonostante lo stile asettico del palazzo, però, era come se in parte ci fosse anche lei con me donandomi un sollievo che non provavo da davvero troppo tempo.
Cominciai a camminare fra quelle aree deserte, lì dove una volta dovevano esserci dei muratori in gamba e degli architetti fieri del loro lavoro, analizzando ogni lato di quell'abitazione. A quanto pareva non ero l'unico ad aver scelto quel palazzo come dimora e per quel motivo cercai di trovare un appartamento il più lontano possibile dagli altri abusivi. Non avevo alcuna intenzione di avere a che fare con le altre persone, soprattutto se quelle potevano essere delle altre potenziali delusioni.
Per la testa mi passò l'immagine del ragazzo che avevo incontrato la sera precedente, maledicendomi per aver conversato con lui. Dabi, quello era il suo nome e fin da quando lo aveva pronunciato non ero più riuscito a togliermelo dalla testa. Un nome così semplice eppure così spaventoso ai miei occhi, perché nonostante l'avessi conosciuto da meno di cinque minuti gli avevo raccontato uno dei miei più grandi segreti con facilità. Senza preoccuparmi delle conseguenze delle mie parole o delle sue future azioni. Non ne sapevo il motivo eppure era come se mi fidassi di lui e questo non mi dava pace, perché sapevo. Ero consapevole che nonostante la mia promessa di non aprirmi più alle persone e di vivere la mia vita giorno dopo giorno io non ne ero ancora in grado. Izuku Midoriya, il bambino innamorato della vita, viveva ancora in me e nonostante tutti gli sforzi per sopprimerlo lui tornava ogni volta come un fulmine a ciel sereno rendendomi stupido. Era qualcosa su cui dovevo lavorare se volevo tornare a vivere di nuovo, senza farmi del male ancora.Entrai in un appartamento nell'ala sud, affacciandomi immediatamente alla finestra per vedere in quale zona della periferia si trovava e scoprendo che non era lontano dal luogo in cui avevo incontrato quel maledetto ragazzo. Sbuffai, passandomi una mano sul volto, sentendomi tutto ad un tratto stanco. Sapevo di non aver tempo per riposare perché il luogo in cui ero era precario, mi avrebbe nascosto per un paio di giorni al massimo. Dovevo trovare quindi un modo per allontanare gli eroi da me, per disperdere le mie tracce e cercare anche un lavoro nella malavita che potesse darmi un tetto sopra la testa e del denaro. Non ero stupido, ero consapevole che il modo in cui stavo vivendo attualmente poteva portarmi a una sopravvivenza di non oltre un mese e per quello mi ero dato una scadenza di circa tre settimane per adempiere a tutti gli obiettivi che mi ero posto. Se entro la scadenza non fossi riuscito a liberarmi del mio passato allora sarei andato a costituirmi, inventandomi qualche scusa sul fatto che fossi scappato perché mi mancava mia madre o qualche cavolata simile.
Feci per sedermi per terra, sentendo però un urlo squarciare l'aria facendomi sbarrare gli occhi per la sorpresa. Mi guardai intorno, stupito di non trovare nessuno intento a urlare 'Eureka, lo abbiamo trovato' non riuscendo subito a trovare la fonte di quelle grida. Mi affacciai nuovamente alla finestra vedendo sotto di me uno spettacolo a dir poco ripugnante: del sangue macchiava la strada del vicolo mentre quattro figure erano intente a pestarsi. Non era niente di preoccupante, non era la prima volta che vedevo una rissa in quel luogo eppure la mia curiosità ebbe la meglio facendomi aguzzare la vista nel tentativo di dare un volto alle quattro persone sotto di me.
Una ragazza bionda, con delle siringhe fra le mani, tentava di saltare addosso a quello che notai subito fosse un eroe. Era ferita, dalla sua gamba usciva del sangue eppure non era retrocessa nemmeno di un passo, continuando ad attaccare la sua preda. Nel suo volto non leggevo esitazione, la paura della morte era lontana anni luce da lei e per quel motivo si continuava a spingere al limite venendo sbalzata ogni volta dalla forte difesa del suo avversario. Al suo fianco un ragazzo molto alto, con dei capelli neri e con le mani avvolte da delle fiamme blu. Era lui, il ragazzo della sera precedente, che lottava contro un eroe fin troppo forte per le sue capacità. Ne era consapevole anche lui, lo potevo vedere dal suo sguardo, eppure nemmeno sul suo viso lessi della paura. Aveva un obiettivo e non si sarebbe fermato fino a quando non lo avrebbe raggiunto. Provai un profondo senso di calore al petto, portandomi una mano lì dove una volta vi era il mio cuore non riuscendo a reprimere l'impulso di prendere una spranga di ferro fra le mani e buttarmi giù dalla finestra con incuranza. Nonostante fossi al secondo piano e che le probabilità di sopravvivere allo schianto fossero pari a zero non avevo esitato nemmeno per un istante, sentendomi ad un tratto un po' come i due ragazzi sotto di me. Probabilmente stavo facendo una cosa stupida, quella l'idea che mi colpì mentre cadevo giù con prepotenza, atterrando in mezzo alle due fazioni come un sacco di patate provando un dolore alla caviglia allucinante.
Nonostante quello che provavo però sentii anche dell'adrenalina scorrermi lungo tutto il corpo, facendomi accennare un sorriso. Mi sentivo di nuovo vivo e questo mi bastava per reprimere un conato di vomito e accantonare in un angolo remoto del mio cervello il dolore alla caviglia. Approfittai dell'esitazione negli occhi dei due hero per lanciarmi contro uno di loro, con la spranga fra le mani, cominciando a sbattere la mia amata arma contro la testa di quello che doveva essere un ragazzo di circa venti anni. Non mi sentivo in colpa per quello che stavo facendo, era l'unico modo che avevo per sbarazzarmi di questi due e per salvare la pelle ai due villain alle mie spalle.
L'altro eroe, però, tentò di separarmi da lui con il suo quirk ma venne allontanato da me da una fiamma di colore blu. Un brivido mi corse lungo la schiena, al ricordo di una persona che in parte volevo dimenticare: Kacchan. Mi voltai verso l'origine di quella fiammata, trovandomi a sorridere allo stesso ragazzo con cui avevo chiacchierato la sera precedente. Nel suo sguardo potevo leggere gratitudine e, in parte, anche qualcosa a me sconosciuto. Un qualcosa di simile al 'ti copriamo noi le spalle' e ciò mi fece provare un profondo senso di calore al petto, qualcosa di simile a quello che ricordavo fosse il calore di una famiglia. Trattenni il fiato per qualche istante, lasciandomi andare ad un lungo sospiro per poi stringere la spranga con ancora più forza fra le mie mani. Non avevo più alcun timore.~ Val 🍃
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Painkiller
FanficPer il ciclo One-X Izuku è un ragazzino di appena 14 anni quando scopre che la vita non è altro che una semplice menzogna. Una delusione. Sua madre è morta e lui è rimasto completamente solo ad affrontare il mondo: un luogo orribile dove la corruzi...