Scoprii che la base di quelli che erano conosciuti come LOV, o per meglio dire Lega dei Villain, non era molto lontana da dove avevamo lasciato i corpi e che ingannava l'occhio esterno facendosi passare per un semplice bar. Camminavo al centro, fra Dabi e Toga, incurante degli sguardi di alcuni criminali che mi fissavano curiosi. Ai loro occhi probabilmente dovevo sembrare un semplice ragazzino ma sapevo che non era altro che una semplice facciata, io non ero più l'Izuku di una volta e quello che ora stavano ammirando era il risultato delle delusioni.
Lanciai un'occhiataccia in direzione di un villain intento a fare dei gesti osceni, facendolo smettere immediatamente. Mi sorpresi di me stesso, a quanto pareva sapevo far paura quando lo volevo o forse erano le persone con cui ero che incutevano timore. Qualsiasi fosse stato il motivo provai un senso di euforia per tutto il corpo, facendomi accennare un sorriso quando entrai finalmente nella base di quei due ragazzi. A un tavolo, in disparte, era seduto un ragazzo dai capelli chiari e uno sguardo tutto fuorché felice. Sembrava arrabbiato e non poco, facendo fermare i miei due accompagnatori sul posto ma non lasciandomi arretrare di un passo. Quindi doveva essere lui il loro capo e se sapevo giocare bene le mie carte a breve sarebbe diventato anche il mio.
«Lui che ci fa qui?» chiese senza aspettare un istante di più, alzandosi dal tavolo stringendo le mani a pugno. Le nocche divennero bianche, facendomi alzare entrambe le sopracciglia. Pensavo fosse in grado di sopportare un cambio nei piani ma a quanto vedevo non era così, interessante.
«Se mi permette - anticipai Toga e Dabi, che cercarono con lo sguardo di farmi capire di stare zitto e non dire una parola. Consiglio che ovviamente ignorai - Sono qui per farle una proposta e credo che un uomo intelligente quanto lei sarà in grado di apprezzarla» presi una sedia da uno dei tavoli, sedendomi senza scollare il mio sguardo dal suo. Doveva capire che io ero determinato a farmi ascoltare, se non da lui da chiunque si trovasse sulla mia strada. Mi misi comodo, sentendo la caviglia chiedere pietà e obbligandomi ancora una volta ad accantonare in un lato del mio cervello la sofferenza che provavo.
«Mi hanno detto - continuai, senza dargli nemmeno il tempo di intervenire e agire senza prima darmi la possibilità di parola - che in questo momento il vostro obiettivo è uccidermi. Non è così? Avete dato l'incarico a questi due di farmi fuori per salvaguardare la vostra lega ed è per questo che io sono qui» strinsi i denti, aspettando una sua qualsiasi azione. Lo vidi dapprima stupirsi del modo sciolto in cui parlavo, come se non sapessi che mi trovavo ad un passo dalla morte, e decidendo poi di darmi la possibilità di parlare. Probabilmente lo vedeva come una sorta di ultimo desiderio da parte di un condannato a morte e a me andava bene così.
«Hai un minuto» tornò a sedersi pure lui, grattandosi il collo con rabbia. Capii immediatamente che era in quel modo che metteva a freno le emozioni, catalogandola anche come una debolezza. L'Izuku della mia vita passata, probabilmente, in questo momento si sarebbe appuntato ogni loro unicità ma io ero diverso. Le debolezze di ognuno di loro erano l'unica cosa che mi interessava conoscere.
«Partiamo dall'inizio. Ha ragione nel dire che sono una minaccia, soprattutto per via degli eroi che sono continuamente alle mie calcagna. Questo dà fastidio tanto a voi quanto a me perché non ho alcuna intenzione di farmi trovare da loro. Per questo motivo io, Dabi e Toga ci siamo prodigati per far fuori i due della giornata, due pali nel culo che non si immagina. Era da giorni che mi stavano dietro, ero appena riuscito a seminarli ma sti due mi hanno obbligato ad intervenire. Sta di fatto che in questo momento io sono qui mentre loro no. Peccato - alzai gli occhi al cielo, accennando un lieve sorriso, provando un brivido per ciò che era appena accaduto in quel vicolo. Stavo gongolando e quell'espressione beffarda non sfuggì agli occhi attenti del capo - Ma arriviamo al punto. Concordo con lei sul fatto di farmi fuori, ne sono consapevole anche io, ma mi piacerebbe proporle un'alternativa. Mi dia Dabi, mi faccia cercare un ragazzino simile a me e me lo faccia uccidere. Dabi si occuperà di occultare i tre cadaveri mentre io mi occuperò di portarli in un altro quartiere. Lei avrà la sua sicurezza e io avrò la mia vita e voi. Che gliene ne pare boss?» lo canzonai, lasciandomi andare sulla sedia per guardarlo negli occhi. Volevo leggere ogni sua espressione mentre il tempo in quella stanza sembrava essersi fermato. Tutti erano con il fiato sospeso, stupiti dal sentire cose simili provenire dalla bocca di un ragazzino di quattordici anni, mentre attendevano la risposta del loro capo con ansia. Erano pronti a scattare ad ogni suo ordine e questa lealtà ai miei occhi doveva essere ricompensata.
«Sei arrogante» disse solamente il mio capo, alzandosi poi in piedi venendo verso di me. Si chinò alla mia altezza, agguantandomi per il collo e stringendo la presa con almeno quattro dita. Io mi sentivo stranamente calmo, non perché mi fidassi di lui ma per il semplice fatto che non avevo paura. Queste erano solo delle conseguenze e la mia mossa ormai l'avevo fatta, potevo solo subire in quel momento e ne ero più che consapevole.
«Fallo. Ammazzami se ti fa piacere - lo sfidai con lo sguardo, non provando rimorso nel parlargli in quel modo, dandogli direttamente del tu per fargli sapere che attualmente lo consideravo al mio stesso livello. Forse ero davvero come lui mi aveva descritto - ma non ti darò la soddisfazione di vedere della paura nei miei occhi. Io non ho paura di voi» incrociai le braccia al petto, aspettandomi qualsiasi cosa. Strinsi i denti, sentendo la presa sul mio collo farsi più decisa, togliendomi la possibilità di respirare. Nonostante l'ombra del sonno eterno incombesse su di me io non provavo alcun timore, questo perché la morte non costituiva più una minaccia per me.
«Mi fai incazzare - disse, mollando poi la presa e allontanandosi di qualche passo - ma non posso dire che non mi piaci. Dabi e Toga verranno con te, prova a fare qualcosa fuori dall'ordinario e ti ammazzo. Hai capito?!» concluse con un moto d'ira, tornando a sedersi al suo tavolo venendo raggiunto immediatamente da alcuni suoi sottoposti.
«Certo boss» canticchiai l'ultima parola, sapendo in quel modo di dargli fastidio. Probabilmente non lo dava a vedere ma tutta quella cattiveria non era altro che una semplice facciata, voleva solo che le persone gli portassero rispetto e aveva trovato la violenza come arma da usare in suo favore.
«Dabi portalo via o lo ammazzo» lo sentii urlare facendomi scoppiare a ridere, venendo subito dopo affiancato dai compagni scelti per il mio primo incarico. Se da una parte la ragazza mi sembrava tranquilla come al solito, mentre saltellava e cantava una canzone su quanto le piacesse il sangue, dall'altra parte il ragazzo mi sembrava tutto fuorché calmo. Nel suo sguardo potevo leggere un miscuglio di emozioni e non appena fummo fuori dalla base mi sentii agguantare e sbattere al muro con prepotenza. Alzai lo sguardo su Dabi che, di fronte a me, era intento a reprimere la rabbia e a calmare il respiro. Nonostante non fosse la situazione più appropriata mi ritrovai a pensare che in quelle condizioni era davvero bello, con il suo sguardo cupo e il suo corpo attaccato al mio.
«Che cazzo era quello?» disse fra i denti, facendomi venire la pelle d'oca. Non riuscivo a riflettere lucidamente e per quella ragione mi ritrovai nuovamente a maledirmi per la mia debolezza. Non ero ancora riuscito a reprimere in un angolo il ragazzino che ero una volta, quello che mi aveva messo nei casini in più situazioni e mi aveva portato a ridurmi in quello stato. Feci appello a tutto il mio autocontrollo per spingerlo via da me, lì dove potevo tornare a respirare e a pensare di nuovo.
«Quello cosa?» chiesi semplicemente, mordendomi l'interno della guancia. Quella giornata stava diventando infinita e io mi sentivo già stanco, il mio unico pensiero era rivolto alla mia caviglia che ormai non faceva che farmi vedere le stelle.
«Tu sei davvero un ragazzino di quattordici anni senza quirk?» disse con un tono udibile solo a noi due, se lo avesse urlato probabilmente sarei stato in guai seri. Probabilmente non riusciva a capacitarsi di come una persona come me fosse in grado di sfidare apertamente qualcuno di così tanto potente.
«Quello che ti ho detto è la verità Dabi. L'unica differenza fra me e un ragazzino normale è che io non ho paura di morire, capisci quello di cui sto parlando vero? Può succedermi qualsiasi cosa ma non avrò mai paura del baratro, perché mi ci sono affacciato troppe volte. Dopo un po' ci si abitua, è come una costante nella propria vita. La morte lo è nella mia, lei c'è sempre stata per me, anche quando non avevo bisogno di lei ed è per questo che la considero come un'amica. Quindi perdonami se non reagisco a delle minacce simili ma la vita non è mai stata una mia priorità» conclusi, superandolo una volta per tutte iniziando a dirigermi verso i due cadaveri che ancora si trovavano nello stesso vicolo in cui li avevamo lasciati.Ragazzi, qui per augurarvi buon anno! Spero che la storia vi piaccia, io devo ammettere di trovare estremamente rilassante scriverla e non so il motivo ma riesco a concludere i capitoli nel giro di una sola ora (togliendo ovviamente la parte di revisione). Il capitolo sei arriverà a giorni!
~ Val 🍃
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Painkiller
FanfictionPer il ciclo One-X Izuku è un ragazzino di appena 14 anni quando scopre che la vita non è altro che una semplice menzogna. Una delusione. Sua madre è morta e lui è rimasto completamente solo ad affrontare il mondo: un luogo orribile dove la corruzi...