Non feci in tempo a mettere piede all'interno della base che sentii la voce del mio nuovo boss chiamarmi dal bancone, lì dove uno strano uomo avvolto da una coltre viola era intento a lucidare alcuni bicchieri, mentre alzava un calice di birra nella mia direzione. Mi bastò uno sguardo per capire che era ubriaco perso, dovetti costringermi a reprimere un sorriso, e quando mi avvicinai a lui un agre profumo di vodka e sudore pervase le mie narici. Aprii la bocca per dire qualcosa, probabilmente parole che potessero infastidirlo in qualche modo, ma la richiusi immediatamente quando lo sentii posare un braccio sulle mie spalle spingendomi verso l'uomo sconosciuto al di là del bancone di legno. Lo osservai perplesso, vedendolo scuotere lievemente il capo come a dirmi di lasciarlo fare, e per quel motivo mi rassegnai abbandonandomi su uno degli sgabelli. Sospirai, sentendo tutta la stanchezza della giornata tornare in modo impellente alla mia mente, ascoltando distrattamente le parole che uscivano dal mio capo.
«Kurogiri, ti presento il mio nuovo acquisto. Lui è Izuku Midoriya, il ragazzino più impertinente e arrogante di tutta la città» si lasciò andare in un singhiozzo, appoggiando la testa sul ripiano in legno, con un sorriso lieve ad adornargli il volto. Osservai il suo viso cambiare gradualmente colore, diventando sempre più pallido e spento, facendomi capire che di lì a breve avrebbe vomitato tutto ciò che aveva bevuto. Sospirai profondamente, chiedendomi per la prima volta se la persona che avevo di fronte era davvero il capo dei LOV o un ubriacone qualsiasi. Nonostante questo, però, mi sorpresi nel vedere i suoi alleati accorrere in suo soccorso per aiutarlo ad arrivare al bagno il più in fretta possibile e ciò mi fece emettere una lieve esclamazione di stupore. Era la prima volta che vedevo tanta dedizione, probabilmente la stessa che avevo avuto anche io nel periodo in cui avevo conosciuto il mio amico d'infanzia. Un brivido corse lungo la mia schiena a quel ricordo, scuotendo appena il capo per eliminare quel pensiero dalla mia mente. Non potevo in alcun modo radicarmi al passato, ormai quel ragazzino non esisteva più e lo sapevo bene.
«Cos'è quella faccia Zuku?» mi richiamò Dabi, facendomi tornare alla realtà ed eliminare una volta per tutte il volto del biondino dalla mia mente. Non sopportavo il potere che quelle pagliuzze color scarlatto avevano ancora su di me, nonostante il tempo che avevo passato per lasciar andare quella delusione e così anche i sentimenti che provavo per lui. Decisi comunque di non rispondere, voltandomi poi verso l'uomo viola nel tentativo di chiedere qualcosa da bere, un bicchiere d'acqua o qualcosa che potesse cancellare quei ricordi dalla mia mente e dal mio cuore. Non poteva farmi per niente bene continuare a pensare a loro: a mia madre, All Might, Kacchan (...). Mi morsi l'interno della guancia quando mi servì nel giro di qualche minuto, riuscendo in qualche modo a me sconosciuto a placare ogni mio sentimento. Mi portai il bicchiere alle labbra, bevendo quel liquido che riconobbi subito essere gazzosa, chiudendo gli occhi per qualche istante per ricompormi e non lasciar più trapelare alcuna emozione dal mio sguardo e il mio volto. Non volevo che loro sapessero, non in quel momento almeno. Non quando li avevo appena conosciuti e non sapevo quasi nulla di loro.
«Non vuoi dirmelo?» scossi il capo, facendolo sospirare pesantemente, sentendolo poi allungarsi al di là del bancone per recuperare qualcosa. Riaprii gli occhi, non riconoscendo subito l'oggetto che teneva fra le mani, comprendendo la sua entità nel momento preciso in cui me lo lanciò: del ghiaccio. Lo guardai con un'aria confusa per qualche istante, alzando un sopracciglio e inclinando appena il volto di lato.
«Ghiaccio...per la caviglia - precisò subito, allontanando lo sguardo da me pur di non vedere la mia reazione - Forse prima ho reagito un po' male, è solo che mi mandi in bestia perché non riesco proprio a capirti, però a quanto pare dovremo convivere per un po' di tempo. Meglio convivere pacificamente, no?» lo facevo davvero arrabbiare? Tutto perché non era in grado di capirmi? Beh, nemmeno io riuscivo a comprendere me stesso in quel momento quindi doveva assolutamente mettersi in fila. Non mi importava del suo conflitto interiore e il suo stupido bisogno di capire le persone attorno a lui, non erano problemi che mi riguardavano.
«Grazie - dissi semplicemente, stringendo fra le mani quella sacca color arancione contenente dei cubetti di ghiaccio, non sapendo bene che altro dire. Sentivo il suo sguardo su di me e nuovamente provai a reprimere quel senso di calore che riusciva a farmi sentire, cercando di pensare ad altro e di rimanere lucido - credo tu...» non feci in tempo a concludere la frase che una persona a me sconosciuta entrò all'interno del locale con gli occhi sbarrati e il volto imperlato di sudore. Mi voltai immediatamente verso di lui, chiedendomi quale fosse il motivo per cui il suo sguardo sembrava tanto spaventato, lasciando andare il ghiaccio ed alzandomi in piedi immediatamente. A quanto pareva le sorprese per quel giorno non erano ancora finite e il lavoro era appena cominciato ad arrivare, ero un novellino ma non mi importava. Se l'azione era quella di cui avevo bisogno allora mi sarei lanciato in ogni incarico possibile.
«C'è un problema! Una rissa nella discoteca all'angolo. Degli eroi hanno cominciato ad attaccar briga e la cosa si sta espandendo a dismisura. Uno dei nostri è morto» un brivido corse lungo la mia schiena nel sentire quella parola, chiedendomi quale fosse la ragione per cui una persona era morta per colpa di qualche imbecille. Sentii le mani prudermi, costringendomi però a porre un'unica e fondamentale domanda.
«Perché? Che hanno detto gli heroes?» lanciai una breve occhiata verso Tomura che versava in uno stato ben peggiore a quello in cui si trovava qualche minuto prima, significava che non sarebbe stato in grado di sedare una rivolta. Kurogiri e Twice accanto a lui non sembravano interessati alla vicenda e ciò mi fece sospirare pesantemente, significava forse che i miei compagni sarebbero stati di nuovo Dabi e Toga? Di sicuro, questo lo potevo vedere dallo sguardo della ragazza e l'atteggiamento del ragazzo dagli occhi celesti.
«Hanno cominciato a prendersela con una delle ragazze che lavora al locale, importunandola e toccandola senza il suo consenso. Siamo intervenuti ma hanno chiamato i rinforzi» concluse il suo breve riassunto, facendomi annuire lievemente. Mi protesi dall'altra parte del bancone, lì dove prima avevo intravisto una pistola, controllando il numero di proiettili a disposizione. Pochi ma potevano essere abbastanza, forse non per tutti loro ma per fare un po' di casino e uccidere qualcuno. Un sorriso nacque sul mio volto inconsapevolmente sentendo l'adrenalina scorrermi lungo il corpo e l'odio tornare a impossessarsi del mio cuore.
«Il nome del locale» dissi semplicemente, con un tono talmente calmo da far rabbrividire pure me stesso. Non mi importava di essere solo un novellino, questo era il mio gruppo e l'avrei protetto anche a costo della mia vita. Anche a costo di macchiarmi la fedina di ogni crimine e tortura, al costo di sentire il sapore del sangue all'interno della mia bocca e vedere gli occhi vitrei delle mie prede guardarmi dalla morte. Qualsiasi cosa per la mia squadra. Vidi Dabi aprire la bocca per dire qualcosa, probabilmente non era d'accordo di portarsi un accollo come me dietro, e richiuderla subito dopo. Aveva capito che nemmeno le sue parole sarebbero state in grado di fermarmi.
«Oust» sussurrò l'uomo, lasciandosi poi cadere su una delle sedie prendendosi la testa fra le mani. Sentivo il grido disperato del suo cuore riempirmi le orecchie, facendo sorgere nella mia mente il ricordo di tutto ciò che avevo vissuto nella mia vita precedente. Lo capivo molto bene, in parte mi rivedevo in lui ma non avrei permesso alla disperazione di prendersi anche le persone che mi stavano intorno. Mai.
«Toga, Dabi, andiamo» ordinai, infilando la pistola nel passante dei pantaloni, mettendo le mani in tasca ed uscendo dal locale. I miei due compagni subito dietro di me, intenti a seguirmi ovunque io andassi. Conoscevo perfettamente l'ubicazione di quella discoteca, l'avevo intravista un paio di sere prima mentre scappavo dagli eroi, sapevo non era molto distante da dove ci trovavamo e quello significava che non solo eravamo i più vicini ma che dovevamo agire il più in fretta possibile. Non volevamo avere di nuovo delle rogne, né con la polizia né con gli heroes. Me ne sarei occupato personalmente, il mio unico obiettivo era quello di proteggere il mio gruppo eliminando dal mio cammino chiunque cercasse di distruggere la mia fazione.
Sentivo il tintinnio della pistola ad ogni passo che facevo, la tensione scaldarmi il cuore e l'adrenalina eliminare ogni dolore che provavo. Non vedevo l'ora di dare il via a quello show, quello che mi avrebbe avvicinato di più ai miei nuovi compagni e mi avrebbe permesso di chiudere una volta per tutte con il mio passato. L'aria fresca della notte tornò a pungermi gli occhi, costringendomi a socchiudere le palpebre, ma nonostante questo l'euforia non accennava a smettere di spingere il mio corpo e la mia mente al limite. La stanchezza non era più contemplata e il mio sogno di dormire sonni tranquilli ormai aveva trovato la sua fine; forse dopo il mio primo lavoro. Mi sarei concesso a Morfeo solo dopo che le mie mani si sarebbero dipinte del color scarlatto del sangue di quegli sbruffoni.Perdonatemi per il ritardo! Spero che il capitolo sia di vostro gradimento!
~ Val 🍃
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Painkiller
FanfictionPer il ciclo One-X Izuku è un ragazzino di appena 14 anni quando scopre che la vita non è altro che una semplice menzogna. Una delusione. Sua madre è morta e lui è rimasto completamente solo ad affrontare il mondo: un luogo orribile dove la corruzi...