Il gatto fortunato del tempio di Gotoku: la leggenda del gatto che saluta

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Certamente vi ricorderete del maneki-neko, il gatto che saluta. 

Ebbene, ecco la sua leggenda.

Il tempio di Gotoku si trovava in un quartiere povero di Edo (nome antico di Tokyo), raramente meta di visitatori, circondato da giardini che da tempo avevano abbandonato le loro origini zen per essere sopraffatti dalla natura lussureggiante. Il tetto era afflosciato e i muri attaccati dal freddo e dall'umidità che si annidava in ogni loro fessura.

Il salone principale dell'edificio era ormai privo dei segni di splendore dei tempi più prosperi, ma difronte al suo altare, semplice, di legno, non mancavano mai offerte fresche ed incenso acceso, mescolato all'odore di muffa del tatami. Tre volte al giorno si poteva trovare la figura riverente di un vecchio monaco rivolto verso l'altare, col capo prono fino al pavimento e recitante preghiera dopo preghiera. Il vecchio monaco non aveva ancora abbandonato la speranza che un giorno le sue preghiere sarebbero state ascoltate e che la fortuna, di cui aveva disperato bisogno per restaurare il tempio, gli avrebbe finalmente arriso.

Una sera, mentre il monaco cucinava del riso per la sua cena, egli notò un gatto rognoso e minuto seduto nell'ingresso. Come era sua natura, ebbe pietà dell'animale egli offrì la metà della sua cena. Essi consumarono assieme le loro ciotole di riso e quando ebbero finito il gatto miagolò con gentilezza e si strofinò contro il monaco in segno di gratitudine. Da quel giorno in avanti, il gatto ritornò ogni sera alla stessa ora ed il monaco divideva la sua cena con lui.

Una notte il monaco, sentendosi molto abbattuto per lo stato disperato del tempio, si lamentò col gatto: «se solo tu fossi un uomo e non un gatto, allora forse mi potresti aiutare», il gatto lo guardò, strofinò la testa contro la sua gamba e rispose con un sapiente "miaooo!".

Subito dopo, si scatenò un violento temporale e un bel numero di samurai passò vicino ai giardini del tempio. Il loro capo, Naotaka, era il ricco feudatario del castello di Hikone nella prefettura di Shiga e stava ritornando a Edo, vittorioso, dopo l'assedio di Osaka. I suoi samurai stavano cercando un rifugio dal temporale ma non riuscivano a trovarne uno valido. Naotaka, attraverso la pioggia scrosciante, intravvide un gatto dall'aspetto curioso sul ciglio della strada. Il gatto, seduto sul suo posteriore, stava sventolando in aria una zampa anteriore come se stesse salutando. «Che strana cosa per un gatto starsene fuori così con questa pioggia» pensò Naotaka e si avvicinò per osservarlo più da vicino. Mentre si chinava per vezzeggiarlo, il gatto si allontanò di alcuni passi, si sedette e ricominciò a salutare. Incuriosito, il generale seguì il gatto, il quale scomparve in uno stretto sentiero attraverso il groviglio di giardini. Non c'era illuminazione e presto lo perse di vista. Proprio quando stava per abbandonare la ricerca e ritornare sulla strada principale, i giardini si aprirono ed egli si trovò di fronte al fatiscente tempio di Gotoku. Là, in cima ai gradini, vi era il gatto che si stava strofinando attorno alle gambe del monaco.

Il monaco offrì il riparo del tempio a Naotaka e ai suoi uomini e così essi poterono sfuggire alla furia del temporale ed asciugarsi al piccolo fuoco di quel luogo sacro. Durante quella sua breve permanenza, Naotaka fu colpito dalla gentilezza e dalla saggezza del monaco e decise di fare di quel tempio il suo tempio di famiglia in Edo. Così, da quella notte in poi, il tempio di Gotoku prosperò sotto il patrocinio di Naotaka.

Il monaco non dimenticò mai quella notte di tempesta quando, in risposta alle sue preghiere, il gatto guidò il feudatario a Gotoku e di conseguenza portò buona fortuna al santuario.

Quando, alcuni anni dopo, il gatto morì, egli eresse una statua con la forma di un gatto che saluta, nei giardini del tempio, per propiziare sempre buona fortuna.

Così nacque la leggenda del maneki-neko, il gatto che saluta.

Verbena Fusaro

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