Lo spirito viene prima della tecnica.
"Si narra che un giorno, Bokuden, famoso spadaccino del XVI secolo, volle mettere alla prova l'abilità dei suoi tre figli per decidere a chi lasciare l'eredità della sua scuola. Per primo, chiamò nella sua stanza il figlio più grande, il quale aprendo la porta della stanza e sentendola più resistente del solito, s'impegnò a capire cosa la bloccasse e trovò, lungo il bordo superiore della porta, un pesante poggiatesta di legno che prontamente rimosse prima di entrare. In seguito, Bokuden, chiamò il suo secondo figlio, il quale, aprendo la porta, fece cadere il poggiatesta che afferrò al volo. Per ultimo, chiamò il terzo figlio, il più abile spadaccino della sua scuola, ma, quando quest'ultimo aprì la porta, il poggiatesta gli cadde sul capo. Con una gran velocità, prima che l'oggetto toccasse terra, egli sfoderò la sua spada, tagliandolo di netto. A prova finita, Bokuden chiamò i suoi figli e disse, rivolto al suo primo figlio: - Sarai tu che erediterai tutti gli insegnamenti del nostro metodo di spada. Mentre tu - continuò Bokuden rivolto al suo terzo figlio - sarai sicuramente la rovina di questa famiglia e porterai vergogna sul nome di tuo padre. Non voglio avere imprudenti come te nella mia scuola. - E così, lo rinnegò."
Un altro racconto spiega meglio questo importantissimo concetto.
"Tra gli allievi di Bokuden c'era un giovane dotato di grandissima abilità tecnica. Un giorno, mentre camminava per strada, egli passò vicino ad un cavallo, il quale sia agitò e gli sferrò un poderoso calcio, ma il giovane, compiendo una formidabile schivata, riuscì ad evitare il colpo e ad uscirne illeso. I testimoni presenti all'evento pensarono che la sua fama fosse davvero meritata e si dissero che Bokuden non avrebbe scelto altri al di fuori di quel giovane spadaccino, come erede della sua scuola. Ma quando Bokuden seppe dell'accaduto, si inquietò molto e gli disse: - Mi sbagliavo sul tuo conto! - e lo espulse dalla scuola. Nessuno comprese la scelta del maestro, fino a quando, il giorno seguente, lo stesso Bokuden si trovò a passare per la stessa strada percorsa dal suo ex allievo, il giorno prima, e con lo stesso cavallo sulla carreggiata. Ebbene, gli allievi del maestro, vedendo quanto stava per accadere, si nascosero, per spiare le sue mosse, ma con gran sorpresa, semplicemente, videro il maestro Bokuden attraversare la strada, standosene ben alla larga dal vivace cavallo. Nel pomeriggio, prima che iniziassero le lezioni di scherma, gli allievi chiesero il perché di tale comportamento e perché avesse cacciato il suo miglior allievo dalla scuola, ed egli rispose: - Se una persona ha un'attitudine mentale che la porta a camminare distrattamente vicino ad un cavallo inquieto, senza considerare le sue possibili reazioni, essa è una causa persa per un insegnante, non importa quanto si applichi nello studio della tecnica. -
Queste due piccole storie, spiegano perfettamente il concetto secondo il quale "lo spirito viene prima della tecnica". Può darsi che tu possieda una conoscenza tecnica senza pari, ma essa non vale nulla senza un giusto spirito. In giapponese è indicato con il termine shinjutsu, letteralmente shin - cuore/mente/spirito e jutsu - arte. Ovvero "l'arte del cuore/mente/spirito", perché shin indica tutte queste tre cose insieme, diversamente dal dualismo occidentale di stampo cartesiano, il quale tende a scindere il corpo dallo spirito e dalla mente.
Tutto ciò per affermare, dunque, e a gran voce che lo spirito con il quale si pratica e si vive quotidianamente l'arte è più importante di tutto il bagaglio tecnico di un'arte marziale.
Possono capitare giornate no. Giornate in cui il nostro corpo è affaticato e fiacco per il troppo studio, per il troppo lavoro. Ma se lanciamo un pugno con il giusto spirito, anche quando esso sembra debole, in realtà è forte, anzi molto più forte, poiché in esso è riposto tutto il nostro amore, la passione per l'arte, il senso di sacrificio di quel momento presente, al di là di tutti gli impegni, i problemi e le giornate no.
È lo spirito a rendere forte e a sostenere la tecnica, non il contrario.