Non dimenticare che il Karate-do comincia e finisce con il saluto.
Il saluto (in giapponese: rei, 礼) è fondamentale nella cultura nipponica.
Rei è inteso come "rispetto", ma ha un significato molto, molto più ampio. Esso è inteso come rispetto verso gli altri ma anche e soprattutto verso sé stessi.
Se non rispettiamo noi stessi, nulla ha più valore e significato.
Rei è anche educazione, non violenza, comportarsi correttamente. Sempre. Senza rei tutto ciò che resta è mera forza bruta, violenza.
Rei è avere uno spirito sincero e pronto ad apprendere, ecco perché nelle arti marziali è doveroso mantenere, dal principio alla fine, e anche durante ogni singola sessione di allenamento, l'atteggiamento di rei.
Quello del saluto è un concetto importante del vivere orientale: è la norma più importante della vita sociale secondo il confucianesimo.
Il rei è un concetto fondamentale per tutte le arti marziali, soprattutto di origine giapponese, in quanto espressione della cortesia, del rispetto e della sincerità. Il rituale del saluto è semplice, nella sua forma esteriore, ma molto complesso nel suo aspetto interiore; è una presa di coscienza di sé stessi e verso sé stessi, dei compagni, della palestra e dell'arte che si sta per praticare e che non deve mai diventare un automatismo, un'abitudine o un obbligo imposto dal maestro.
Il saluto non simboleggia la superficiale manifestazione di educazione, ma un lavoro completo sulla persona: la ricerca di una migliore adesione alla Via (Do). Il praticante, attraverso il saluto, si predispone correttamente allo studio, il quale richiede tempo, pazienza, umiltà e controllo dei propri sentimenti, ed è dunque un lavoro disciplinato, costante e diligente.
Questo è il vero spirito della via marziale: l'umiltà è un atteggiamento che bisogna assumere in tutte le sfumature della vita.
E la prima lotta che bisogna vincere è proprio quella contro la propria presunzione.
"Senza cortesia il valore del Karate-do va perso."
(Gichin Funakoshi)