Come da copione, in un silenzio orribile, fu la mora a dare il via.
«Sei scappato come un vigliacco» e bam, l'aria era densa come mercurio. Damn'it era impietrito, come gli avessero dato un cazzotto da dentro. Il Doc aveva cercato una sigaretta con una foga da tossico. Alexis non aveva mosso un muscolo.
«Sei scappato lasciando il suo corpo nel fango, sotto la pioggia, a farsi crivellare di colpi. Poi abbiamo alzato lo sguardo e tu eri sparito».
L'aria era diventata d'acciaio, dolorosa da respirare.
«Ti siamo venuti a cercare» le labbra della mora scattavano in lampi di disgusto mentre gli gettava in faccia le parole «pensavamo ti avessero catturato, pensa te!» risata di disprezzo. Alexis la guardò in volto, un desiderio di masochismo scritto negli occhi.
«Ma tu, vigliacco del cazzo, eri scappato. Abbiamo trovato prima la spada, poi la giacca, poi la camicia e infine solo il temporale. Eravamo tutti lì» aggiunse guardando i presenti «ma tu no». Silenzio. Revenge si alzò, fasciata nella pelle, pallida come un cencio e incazzata come un serpente. Gli arrivò davanti in pochi passi, gli tirò due schiaffi con le mani grandi e sottili, poi con voce di brace che fece tremare il pavimento:
«Eri scappato come una fighetta smarrita mentre noi ci siamo nascosti come ratti osservandoli sfasciare quel poco che era rimasto, osservandoli girare intorno al suo corpo, irridendo il suo cadavere finché, dopo chissà quanti cazzo di giorni, se ne sono andati» un altro schiaffo «Puzzava come una fogna, aveva perso le pistole, lo avevano bucherellato come un bersaglio di cartone e tu non c'eri» Schiaffo, schiaffo, schiaffo «Tu non c'eri» schiaffo «Grandissimo figlio di puttana, tu non c'eri!» Altre botte, che Alexis si prese con docilità. Poi Damn'it si alzò e lui e Rev se ne andarono, lasciandosi dietro un'atmosfera da schifo. Alexis aveva il cuore in paralisi, ma fece il solo movimento di leccarsi via il sangue da un angolo delle labbra.
Rimasero in silenzio, lui e il Doc, finché questo non fece il gesto di allungargli una sigaretta. Alexis la prese, con dita che tremavano. Anche il Doc tremava, ma tra il dolore e lo stordimento dei ricordi aveva anche paura: temeva la sua reazione. Alexis teneva la testa bassa, gli occhi bassi, il sangue che gli sgocciolava dal mento, ma era come un leone che si lasci guardare da vicino: quando si rompe il cazzo ti tira una zampata e sei morto senza rendertene conto. Quindi il Doc fece qualche passo vago nella camera, prima di tentare un dialogo con voce roca.
«Scoperanno e si calmerà».
Alexis rise con un angolo della bocca. Il Doc pure.
«Ma ha detto la verità. Ti spaccherei la testa pure adesso».
Alexis fece un tiro profondo.
«Non fraintendermi. Lo sappiamo che per te è stato peggio. Ma cazzo se siamo stati male».
Alexis fece un gesto di esasperazione, la rabbia e il dolore che traboccavano. Il Doc alzò le mani, fece un passo indietro «Devi permetterci di dirlo. O non riusciremo mai ad andare in guerra insieme».
Il Doc spense la sigaretta sul pavimento.
«Perché adesso?» chiese Alexis, sforzandosi col diaframma per buttare fuori la voce «Sono passati quattro anni. Io avevo dimenticato. Voi eravate andati per i cazzi vostri. La gente se n'era fatta una ragione. Ora spuntate fuori, mi mandate Rev che per me è una sorella a cui non riesco nemmeno a dare un schiaffo, mi gonfiate di botte ma mi volete per combattere. Bene. Perché ora? Perché non quando hanno ammazzato Monique?»
Il Doc era sospeso su una sottile lastra di cristallo. Alexis era tornato, ma non avrebbe accettato una risposta fiacca. Lo aveva cresciuto lui, sapeva come ragionava. Quindi esitò.
«C'è stato un episodio, un episodio specifico» e attese che il cervello bacato che si ritrovava gli mandasse delle parole adatte «Quando sei scappato...»
Alexis sorrise, cattivo: in fondo, che quella gente avesse il coraggio di insultarlo, lo divertiva.
«Quando sei sparito» riprese il Doc «l'esercito è rimasto per mesi. Cercavano te, cercavano i capi. Molti erano morti comunque, ma quelli avevano i nomi e volevano che le loro teste rotolassero. Avevano i giornalisti» sventolò la mano come per scacciare delle mosche attirate dalla merda «dovevano dare in pasto alla gente la notizia che i bassifondi erano stati purgati. Niente droga, niente guerra, niente di niente. Eravamo capri espiatori».
Alexis vide un guizzo di fiamma del vecchio orgoglio sportivo del Doc. Ma lo lasciò continuare.
«Comunque. I bastardi pattugliarono le strade, militari, polizia, spie. Chi era vivo si è nascosto. Chi non contava un cazzo è stato al suo posto. Mesi dopo... spariti tutti. Come se non fossero mai stati qui. Come se noi non fossimo mai stati qui. Una settimana dopo era tutto come prima. Allora qualcuno ha chiesto di te, ti volevano come capo. Poi un boss ha lanciato la sfida e la lotta per il potere è ricominciata».
«Immagino» fu l'unico commento di Alexis.
«Passano quattro anni, puoi immaginarti come. I ragazzi, qui» e fece un gesto alla porta «hanno tirato avanti con un basso profilo. Damn' ha addestrato gente, Rev è stata contattata da un'agenzia che le ha chiesto di fare certi lavori».
«Lo so».
«Sono stati nell'ombra, temevano per la propria testa. E tutto è andato avanti così fino a poco fa».
Alexis attese.
«Un paio di settimane fa, quel tizio è tornato».
Il Doc vide le narici di Alexis allargarsi, in cerca d'aria. E pensò cazzo, ha già capito. E qui, con istinto kamikaze, buttò tutto sul piatto per vedere cosa sarebbe successo.
«Noi non contiamo un cazzo per loro, tu lo sai. Si sono ricordati di questo posto quando c'è stato da rastrellare qualche voto con una manovra di ripulisti, ma prima e dopo siamo sempre stati qui. Gli abbiamo dato del filo da torcere perché, cazzo, non avevano nemmeno idea della tua esistenza quando sono arrivati!» il Doc lo diceva come fosse una bestemmia, ma Alexis ghignò, ripensando alla gente della città. Ovvio che non sapessero di lui. Ovvio che non sapessero di tutti loro.
«Ora: o qualcuno in municipio ha bisogno di un'altra secchiata di voti e vuole radere al suolo questo posto, o l'intera manovra non è che una scusa per far sfogare un branco di sadici e farli promuovere. A me sta bene tutto. Che vengano pure. Questi quattro anni sono stati peggio della morte».
Ma Alexis non ascoltava più. La voce del Doc era svanita in un filo di pensieri che aveva irretito tutta la sua attenzione. Che cazzo gliene fregava del perché erano venuti? Che cazzo gliene fregava del perché erano tornati? La gente dei bassifondi non voleva niente dallo stato. Avevano dimenticato l'esistenza di quel posto da secoli e alla gente andava bene così. Nessuno vuole essere governato quando la guerra ormai funziona. Alexis, che nella guerra ci era cresciuto e della guerra era diventato il simbolo, voleva solo una cosa da loro: vendetta.
Un ruggito profondo e pieno di logica gli sgorgò dal fondo del petto e si alzò. Aveva delle cose da cercare, un certo ordine di pensieri da ricordare e, cazzo, bisogno di concentrazione. Doveva cancellare uno stato mentale che lo aveva tenuto a bada per quattro anni e che poteva solo fargli del male.
Quando fu sulla porta il Doc s'interruppe. Ma poi gli gridò dietro, con voce incazzata:
«E tingiti quei capelli, cazzo!»
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La Guerra Bianca
AcciónIn una qualunque periferia di una qualunque città, la guerra sta per ricominciare. Costretto a fare i conti con il passato, Alexis torna nei bassifondi dove lo attendono i rimorsi e la propria identità perduta. Non ha tempo da perdere: l'assassino d...