Un grido come di falco attraversò il cielo: Revenge piombò dal secondo piano di un palazzo, dritta come un fuso, nera come la morte. Damn'it gridò fino a raschiarsi le corde vocali. Il Doc era impietrito.
Tutti osservarono quello spruzzo sferico, goccioline sottili di un bellissimo color vermiglio su sfondo bianco. Il bianco dell'aria e il bianco dei capelli si fusero in un'aureola cremisi. Alexis piombò a terra. Accanto a lui, speculare, il corpo del cane del governo.
Si levò un grido, come uno strillo del suolo. Il cielo e la nebbia si dispersero, cadde un tuono in lontananza, le superfici tremarono. Ci fu un secondo di puro silenzio. Sospeso sulle punte, in equilibrio sul respiro. Poi, il popolo dei bassifondi riprese il grido dei suoi capi e ci fu la strage.
Così finì Alexis: in una pozza di sangue, come Monique.
Questa volta non ci furono vendette. Nessuno aveva visto chi avesse sparato, da dove. E stavolta non c'era più nessuna leggenda da chiamare per fare giustizia. Era finita. Gli ultimi soldati furono inseguiti, stanati, massacrati.
Ci furono le grida, la violenza, la distruzione. I palazzi vennero messi a ferro e fuoco, la gente si autodistrusse in un profluvio di rabbia e disperazione. Donne, uomini, ragazzi che vagavano disperati, storditi, confusi per le vie lerce di un quartiere condannato. Si alzò il fumo, vennero la polizia, i vigili del fuoco, altro esercito. Stavolta non trovarono nessuna resistenza, solo un mucchio di cadaveri. Gente senza documenti, senza nome, senza dignità. Gente da fosse comuni.
Che fine hanno fatto i sopravvissuti? Staranno ancora strisciando da qualche parte, vivendo alla giornata. Ma non c'è più posto per loro nella leggenda. La leggenda è morta nei bassifondi. Il malato è morto. Nessuno tipo di aria può dargli sollievo. Nemmeno l'ossigeno. Nemmeno ossigeno bianco come la neve.

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La Guerra Bianca
AksiIn una qualunque periferia di una qualunque città, la guerra sta per ricominciare. Costretto a fare i conti con il passato, Alexis torna nei bassifondi dove lo attendono i rimorsi e la propria identità perduta. Non ha tempo da perdere: l'assassino d...