9: Voci E Obblighi

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Todoroki's pov

Non potevo credere che Mineta avesse davvero detto quelle cose orribili sul mio Kat.
Vederlo correre via in lacrime non fece altro che farmi crescere la rabbia contro il violaceo e strinsi i pugni.
Lo guardai malissimo e mi avvicinai a lui.
"Ti sembra il modo in cui parlargli? Pensi di avere qualche diritto di dirgli quelle cose? No, perché sono curioso. Perché tu saresti migliore di lui?!"
Lui mi guardò offeso.
"Non ti scaldare. Io lo dico per te. E non sono l'unico a pensarla così. Chiedilo a loro, ti direbbero le stesse cose se avessero un minimo di coraggio"

Stavo quasi per mollargli un pugno quando Kaminari si intromise.
"Non avrei usato le parole di Mineta, però quello che dice non è sbagliato..."
Mi girai a guardarli uno per uno e molti di loro abbassarono la testa.
"Begli amici che siete" sputai allontanandomi per andare da Bakugou.

Era in camera sua, però la porta era chiusa a chiave e, quando bussai, lui non rispose.
"Kat? Kat, sono io, dai fammi entrare"
Ero disposto a buttare giù la porta o fare irruzione dal balcone pur di entrare.
Non volevo che quelle parole gli si insunuassero nel cervello e ci costruissero un nido.
Non potevo permettere che credesse a quello schifo.
Bussai ancora, cinque o sei volte, fino a quando lui non apri' la porta.

"Sei perseverante. È fastidioso"
Era seduto sul letto avvolto dalla coperta come se fosse un bruco e aveva palesemente pianto e altrettanto palesemente aveva tentato di nasconderlo.
Mi sedetti accanto a lui e gli passai un braccio sopra le spalle.
"Stai bene?"
Si sforzo' di sorridere e rispondere con ironia.
"Si, sono abituato a quel tipo di commenti. Me stesso pensa la stessa identica cosa di me medesimo, mentre me vorrebbe solo che smettessero di litigare"
Lo guardai.
"Non ho capito"
"Lo so"
Mi abbracciò e si rifugio' rimpicciolito tra le braccia.
"Dovresti cercarti di meglio"
"Anche tu. Invece sei qua"
"Non credo di poter chiedere meglio della perfezione"
"Allora per me sarebbe un po' inutile cercare, quando ti ho davanti"
Sapevo che stava sorridendo, anche se non potevo vederlo, e tutto quello che feci fu solo stringerlo più forte.
Io avevo lui e lui aveva me.
A me andava bene, lui mi bastava.
Speravo solo di essere abbastanza per lui.
Quella sera dormii nella sua stanza mentre lui rimase avvinghiato a me come un koala.
Non lo avrebbe mai ammesso, ma era felice di avermi con me, credo.

Il giorno seguente ci comportammo come se niente fosse, purtroppo però il mondo non sembrava girare dalla nostra parte.
La voce del nostro fidanzamento si sparse in fretta e presto dovunque andassimo c'era gente che ne parlava.
Avrei voluto soffocarli tutti.
Odiavo il modo in cui ci guardavano e anche Katsuki la pensava come me.
Per i primi tempi non ci importava più di tanto, ma le voci diventarono invadenti e sempre più false.
Parlavano maledettamente male del mio biondo e io non sapevo come fare a farle smettere.
Si era sparso quello stupido soprannome che un giorno due ragazzini avevano affibbiato a Katsuki e questo rendeva tutto molto peggio per lui.
"Villean della UA"
Questo era il soprannome e le mura della UA ne trasudavano l'insulto velato.
Cosa dovevo fare? Cosa potevo fare?
I loro sguardi erano odiosi, avevo voglia di picchiarli uno ad uno e mostrare loro perché il mio Katsuki era la persona migliore che esistesse, ma non potevo farlo.

Lui si chiudeva sempre di più, lasciandomi a bucare le dita sui suoi aculei mentre cerco di aiutarlo.
Aveva un'espressione triste quando pensava che non potessi vederlo, e piangeva la notte quando pensava che stessi dormendo.
Era tutto molto stressante, se sommato alla scuola, e iniziammo a essere sempre più nervosi, tutti e due.
Litigavamo in continuazione, per ogni singola e piccola cosa, per quanto scarsa la sua importanza potesse essere.
La situazione stava diventando dura anche per me, ora che i litigi erano all'ordine del giorno.
Odiavo litigare, e so che lo odiava anche lui, ma non riuscivavamo a comunicare più come un tempo.
Le nostre urla sovrastavano il resto.
Mi mancava sentire la sua risata e le sue vocine stupide.
Tutto quello che avevamo ora non era altro che la rovina di ciò che avevamo costruito prima.

Quella sera ero arrabbiato, ero nero, e lo so che questo non mi giustifica, ma non volevo che andasse così.
Ero stato in camera di Katsuki poco prima e avevamo litigato, cosa non nuova nell'ultimo, ma questa volta era stato diverso.
Ci eravamo andati giù pesante e ci eravamo sputati addosso le peggio cose.
Io gli avevo detto che avevamo fatto male a riprenderlo dall'Unione dei Villean e che ci sarebbe dovuto morire lì, e lui mi aveva risposto dicendo che io ero la copia sputata di mio padre e che avrei dovuto farla io quella fine.
Ne' io né lui pensavamo quelle cose, ma né io né lui eravamo disposti a chiedere scusa.

Mi trovavo giù nel salotto con gli altri e loro mi avevano chiesto di giocare a obbligo o verità e io avevo accettato, non che avessi di megli da fare.
Toccò a diversa gente prima di me, e quando fu il mio turno, dopo un attimo di esitazione, optai per obbligo.
Avevo scelto verità molte volte a questo gioco, perciò giunto il momento di rischiare.
Toccava a Kaminari farmi l'obbligo e, nonostante non avessi ancora digerito il fatto che avesse dato ragione a Mineta, non dissi nulla.
Ci mise due minuti buoni a decidersi, poi mi guardò con espressione maligna e sussurrò l'idea all'orecchio di Kirishima, che si girò a guardarlo in un misto di preoccupazione e disapprovazione, sguardo che venne igborato dall'altro.
"Todobro" esordì Kaminari "Io ti obligo a...baciare Sero sulle labbra!"
Sero lo guardo' con accusa mentre io rimasi un attimo sconcertato.
Ero fidanzato, non è che fosse molto giusto andare a baciare altri a caso.
"Se non vuoi, non devi" aggiunse Kirishima.
"È un obbligo! È obbligato a farlo!" protesto' Kaminari.

Sospirai e mi decisi a farlo.
Era solo un obbligo, e poi potevo considerarlo una piccola vendetta per quello che aveva detto poco prima.
Anche se neanche io ero stato proprio gentilissimo.
Mi alzai e Sero fece lo stesso.
Mi sforzai di ignorare lo sguardo rotto di Iida mentre vedeva quello che stava succedendo e lo baciai.

A stampo, anche abbastanza in fretta.
Cosa poteva mai succedere? La vita non è un film.
Forse non era un film, eppure Katsuki arrivò in quell'esatto momento.
Spinsi Sero e mi girai a guardarlo.
Per un momento, un piccolissimo momento, pensai che gli stesse bene, poi mi resi conto del casino che avevo appena combinato.

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