MAX...

519 23 3
                                    

Max era morto ucciso da Sebastian, era tutta colpa mia, non sono stata attenta ed ora non c'è più.
Non ero neanche riuscita ad andare al suo funerale. Ero rimasta nella mia stanza a piangere... e... a pensare.

Ero distesa sul mio letto a pensare quando sentii la porta di casa aprirsi e le voci di Clary e Simon che invadevano il salone mentre parlavano con Alec e Jace.

Mi alzai e andai a sentire cosa stavano dicendo.
Parlavano di Sebastian.
Anche il sol sentire il suo nome mi faceva male.
Stavano dicendo che lui non era il vero Sebastian che quello vero era stato uciso dalla stessa persona che aveva ucciso mio fratello.
Me l avrebbe pagata l avrei ucciso.
Ritornai dai miei pensieri omicidi quando qualcuno pronuncio il mio nome.
-A proposito di Isabelle- era la voce di Simon- che non era proprio l argomento della nostra discussione. Forse però sarebbe meglio discuterne subito- che stava fabbricanti ma era diventato matto?-prima che si scateni una lite. Penso che dovrei parlare con lei. -
COSA? COSA? COSA?
-Tu? E solo che... non vuole uscire dalla sua stanza nemmeno per la sua famiglia. Perche dovrebbe farlo per te?-
Ti prego non farlo salire!!! Alexander ti prego...
-Perché forse io non sono la sua famiglia. Voglio fare un tentativo per capire se Isabelle vuole parlare con me. Non fara male a nessuno-
Grazie mille Alec pensa che per un nano secondo avevo sperato che saresti riuscito a non farlo salire.
-Ma e quasi buio abbiamo promesso a Luke e ad Amatis di tornare prima del tramonto.-
-Ti accompagno io Simon può cavarsela da sola a trovare la strada di casa al buio. Non è vero? -
Jace. Alec. Faremo i conti dopo.
Mi ritirai in camera cercando di fare il più silenziosamente possibile. Sapevo che da li a poco sarebbe salito Simon.
Cercai di darmi una sistemata. I miei occhi erano rossi per il troppo piangere ed erano cerhiati da dagli orrendi solchi neri. Le mie labbra erano secche. E portavo a dosso solo il pigiama. Cercai di asciugare le lacrime, ma risultava inutile. Ogni volta che le asciugavo ne rimanevano delle altre. Dopo svariati tentativi di rendermi presentabile mi arresi.
Sentii la voce di Simon gridare il mio nome -Isabelle!- .
Una parte di me voleva che Simon varcasse la soglia della mia camera letto.
Ogni volta che mi chiamavo io gli ripete di andare via. Ma parlando gli avevo mostrato la così per arrivare alla porta della mia camera.
-Isabelle! Isabelle, fammi entrare- ormai sarà stata la ventesima volta che ripeteva quella frase e persi la pazienza, mi girai e lanciai uno stivale alla porta.
-Non voglio parlare ne con te ne con Clary. Non voglio parlare con nessuno. Lasciami in pace, Simon-
-clary non c'è e io non me ne vado finché non mi parli-
Per un breve istante dovetti lottare contro l istinto di aprire la porta.
-Alec! Jace! Fatelo andare via!- urlai con tutto il fiato che avevo dentro.
Vi prego venitevelo a prendere.
-Non ci sono nemmeno loro, Isabelle. Ci sono solo io-
Fantastico.
Mi avvicinai alla porta e gli chiesi -sei da solo?-
-Sono da solo-
Non ho idea di cosa mi sia preso ma gli aprii la porta -Puoi entrare-
Simon mi passo davanti e guardo la mia camera che non era il massimo dello splendore. Lo ammirai divertita.
Mi andai a sedere sul bordo del letto. Simon mi guardò con amaro divertimento e anche un po di... vergogna.
-un vampiro che arrossisce. Chi l'avrebbe mai detto...-gli dissi sarcastica. Jace aveva sempre detto che il sarcasmo era un ottimo metodo contro il dolore. Forse non valeva per tutte le persone, con me non sarebbe servito a niente non mi avrebbe fatto sentire meglio.-Allora io ti ho fatto entrare. Dimmi che cosa vuoi-
Mentre attende che Simon mi rispondesse il mio sguardo cadde su un piccolo oggetto appoggiato vicino a me sul letto. Il soldatino di Max. Lo presi e lo strinsi fra le mani.
Simon riprese a parlare mentre io continuavo a guardare il soldatino che avevo in mano senza distogliere lo sguardo -quello che e successo a Max non è stata colpa tua-
Le sue parole mi colpirono molto. Anche se tutta la mia famiglia me le aveva già ripetute svariate volte sentirle dalla bocca di un estraneo faceva uno strano effetto.
-sai cos'è questo?- dissi guardando il piccolo shadowhunters giocattolo e mostrandoglielo senza guardarlo-era di Jace. Era l unico giocattolo che aveva quando arrivò da Idris. Forse una volta faceva parte di un esercito. Secondo me se l era fatto lui, ma non ne parlava mai. Lo portava sempre con se, ce l aveva sempre in tasca, quand era piccolo. Poi un giorno jo visto Max con il soldatino in mano. Jace doveva avere più o meno tredici anni, allora. Era diventato troppo grande per giocarci, e così l aveva regalato a Max- mi ricomposizione capendo che ciò che gli stavo dicendo non avrebbe avuto nessuna importanza -Comunque, Max lo teneva in mano, quando l hanno trovato. Era come se ci si fosse aggrappato, quando Sebastian... quando Sebastian...- cercavo con tutte le mie forze di non piangere di non fargli vedere quanto dodici per mio fratello. Non volevo che mi vedesse sotto una luce diversa che bon comprendeva forza e coraggio. Che mi vedesse una ragazza fragile.-Avrei dovuto essere là a proteggerlo, perché si potesse aggrappare a me, non ad uno stupido giocattolo di legno- dissi ributtandolo sul letto e gli occhi che incominciarono a pizzicare.
-Avevi persone i sensi-protestò-Hai rischiato di morire Izzy. Non c'è niente che tu potessi fare-
-tu sai che Max era venuto da noi la sera, in cui e morto, per dirci che aveva visto qualcuno arrampicarsi sulla torri antidemoni? E io gli avevo detto che era stato solo in sogno e di andare a dormire? E invece aveva ragione. Scommetto che e stato quel bastardo di Sebastian, che si stava arrampicando sulle torri per neutralizzare le difese. E Sebastian l ha ucciso perche non dicesse a nessuno che cosa aveva visto. Se solo l avessi ascoltato... se solo mi fossi presa un secondo per ascoltarlo, non sarebbe mai successo- la mia voce era dura e rotta per tutto ciò che mi stavo tenendo dentro e che non riuscivo a liberare.
-Non potevi saperlo-disse convinto-E per quel che riguarda Sebastian... non era il cugino dei Penhallow. Ha preso tutti in giro-
Non ero affatto sorpresa avevo ascoltato tutta la loro conversazione quel pomeriggio.
-lo so. Ho sentito quando lo dicevi ad Alec e a Jace. Stavo ascoltando dalle scale-
-stavi origliando?- chiese sorpreso.
Scrollai le spalle-Fino alla parte in cui dicevi che volevi parlare con me. Allora sono tornata qui. Non mi andava di vederti. Devo rendertene atto, però, tu non molli mai- dissi con un piccolo sorriso quel ultima frase.
-Senti Isabelle,- disse mentre si avvicinava a me-quando mio padre morì, sapevo che non era colpa mia, ma continuavo a pensare a tutte le cose che avrei potuto fare o dire prima che morisse-
Sapevo che Simon aveva perso il padre ma mi sorprese che me ne parlasse.
-Si, bè, ma questa è colpa mia. E quello che io avrei dovuto fare era ascoltare. E quello che ancora posso fare è ritrovare quel bastardo che ha fatto questo e ucciderlo-
-Non sono sicuro che servirebbe... -
-Come fai a dirlo? Hai trovato il responsabile della morte di tuo padre e l hai ucciso?-
- Mio padre ha avuto un attacco di cuore- io non sapevo cosa era successo al padre di Simon e mi dispiaceva molto che lo aveva perso così da un momento all altro. D un tratto mi passò per la mente come si potesse sentire quando aveva perso suo padre. Forse come me ma meno in colpa -Quindi, no.
-Quindi non sai di cosa stai parlando?-
Aspettai una risposta che non arrivò. Alzai lo sguardo e lo guardai dritto in faccia per la prima volta da quando lo avevo fatto entrare.
-Vieni qui- gli dissi
-Cosa?- chiese perplesso
-Vieni qui, Simon- dissi facendogli cenno con l indice di avvicinarsi.
Simon si avvicinò con cautela, come se ero io il vampiro nella stanza.
Quando fu abbastanza vicino lo presi dalla camicia e lo tirai giù con me. I nostri visi erano a distanza di pochi centimetri. Eravamo così vicini che il mio respiro gli faceva muovere i capelli. Ma lui non si acvorgeva di niente. Aveva i suoi occhi sul mio viso.
-Sai di cosa ho veramente bisogno in questo momento?- dissi scendendo bene le parole.
-Uhm- fece impaurito-No...-
-Di distrazione-
Con un mezzo giro del busto lo buttai sul letto. Di sotto aveva tutti i miei vestiti che coprivano la coperta.
-Isabelle- cerco di protestare -pensi davvero che questo possa farti sentire meglio?-
-Fidati- dissi posandogli una mano sul cuore, immobile, e continuandolo a guardare in viso -mi sento già meglio-
Posai il viso sul suo petto spontaneo di poco la mano.
Qualcosa di caldo ed umido incominciò a bagnarmi il viso. Lacrime. Non avevo mai pianto davanti a nessuno ma mi sentivo che con lui potevo. Che non mi avrebbe mai giudicato o preso in giro. Che mi avrebbe capito.
Sentii una mano sui capelli che me lia accarezzava dolcemente sussurrandomi parole di conforto -Sshh. Tranquilla. Non e stata colpa tua.-
Nella camera regnava il silenzio si sentivano solo due rumori: la sua mano che mia accarezza i capelli e il mio cuore che batteva a battiti inregolari e veloci.
Pian piano mi sentii le palpebre pesanti e piangere pian piano crollai in sonno profondo.

Vi prego ditemi cosa ne pensate

Izzy e SimonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora