21. Uccello verde PT.2

262 25 4
                                    

Lentamente, guarda Toji. C'è una netta sensazione di straziante tradimento che gli squarcia il cuore. Satoru vuole scatenarsi e chiedere perché mai Toji lo avrebbe salvato prima, se questo è ciò che voleva mostrargli.

Che senso aveva aiutarlo solo un'ora prima, per poi fargli ascoltare questa conversazione?

Toji, immune alla crescente furia di Satoru, si limita a sorridere mentre si allontana dal muro.

«Senti la rabbia? Fa male?» chiede Toji.

Le parole mancano a Satoru, quindi tutto ciò che può fare è annuire a scatti.

Toji lo studia per una frazione di secondo prima di avvicinarsi.

«E' vero, quello che ha detto. E' lei che mi ha creato, ma è una sciocca a pensare che non agirò pensando ai miei interessi. Sono diventato forte, più forte di lei. Ed è tutto per te»

«Ora, prendi tutta quella tua rabbia e dirigila verso l'interno. Lascia che cresca e marcisca. Guarda quanto ti hanno fatto male. Come stanno attivamente cercando di distruggere la tua felicità e stabilità pianificando la morte di Geto. Hai detto che lo odi, ma so che lo ami ancora. Posso vederlo nei tuoi occhi»

«Immagina tutti quei futuri studenti, sotto il controllo degli anziani. Non saranno altro che piccoli bambini soldato senza cervello perché non ci sarà nessuno in giro ad insegnargli il contrario. Mentre i bambini innocenti saranno massacrati dalle maledizioni, questi anziani se ne staranno seduti al sicuro a bere il loro tè senza preoccupazioni. Quei ragazzi finiranno per diventare come Haibara. Morti»

Satoru serra la mascella ed espira lentamente. Tutto ciò che Toji ha detto scava in profondità nel suo stesso essere e colpisce le corde del suo cuore.

Non può far morire nessun altro, specialmente gli adolescenti.

Tutti i suoi pensieri e sentimenti turbinano insieme come un terrificante vortice.

«È inutile cercare di mostrare loro l'errore che hanno commesso» Toji canticchia accanto a lui con una mano sulla sua spalla. «Sono tutti così contorti e corrotti»

Satoru annuisce.

«Sai cosa significa? Cosa fai agli esseri disumani che diventano una minaccia per coloro che hai giurato di tenere al sicuro, Satoru?»

«...Li uccido»

Toji annuisce accanto a lui. «Sì. Ricorda che è tutta colpa loro. Sono la fonte di ogni singola disgrazia. Sono pericolosi, Satoru. Non sono altro che un gruppo rabbioso di scimmie che devono essere soppresse. Dipende da te. Puoi salvare le generazioni future. Puoi garantire la vita di tuo marito»

«Solo tu puoi salvare tutti. Prendi tutto il tuo dolore, rabbia, paura e dubbio e giralo verso l'interno. Usa ciò che pensano ti renderà debole»

Qualcosa di profondo in Satoru finalmente scatta.

Alzando la mano, fa un respiro profondo.

L'esplosione di energia che viene rilasciata è una cosa che non ha mai visto prima.

Assorbe avidamente tutta la luce che lo circonda e anche allora la massa di energia è nera come la pece. Man mano che cresce, rivendica in modo assoluto tutto ciò che lo circonda, consumandolo e distorcendo lo spazio lasciato alle spalle. Le pareti iniziano a piegarsi per la trazione e le assi del pavimento si frantumano facilmente.

Anche i suoni vengono completamente silenziati.

Cresce fino a dimensioni astronomiche e accanto a Satoru, Toji ride.

Per un momento, la massa rimane sospesa in aria finché non esplode verso l'esterno e sia Satoru che Toji vengono trascinati dentro.

Ha le vertigini per l'immensa pressione e tutta l'aria gli viene strappata dai polmoni. Cercando egoisticamente di attivare il suo Infinito per salvarsi la vita, Satoru si rende conto con allarme di essere troppo debole per il suo sfogo. Non essendo in grado di respirare, non può fare altro che soccombere alla distesa.

════ ⋆★⋆ ════

Al risveglio, il petto e la gola di Satoru sembrano in fiamme. Senza fiato, sussulta debolmente per il dolore. Guardandosi intorno, tutto è sparito. Dove si trovava una scuola non è altro che un cratere con occasionali cumuli di macerie.

Un altro lampo di dolore caldo e accecante squarcia il suo busto e Satoru emette un grido debole e strozzato. Guardando in basso, viene preso dal panico.

Lì, incastonata nel suo petto c'è un'asta di metallo.

Le mani tremanti e intrise di sangue si rivelano inutili quando cerca invano di estrarla. Inclinando la testa all'indietro, Satoru fissa il cielo notturno senza nuvole. Stelle luminose brillano su di lui e si chiede quando è stata l'ultima volta che si è preso il tempo per osservare le stelle.

«Ormai è quasi finita» sussurra Satoru, sussultando per il lampo di dolore. La sua vista vacilla e il dolore al petto pulsa in modo insopportabile. Frammenti della sua vita scorrono come un vecchio video di famiglia. Facce sorridenti dei suoi genitori. Il suo primo incontro con una maledizione e poi essere lodato come un prodigio per averla esorcizzata. Questi ricordi vanno avanti sempre più velocemente finché...

Geto Suguru.

Satoru rivive ogni scherzo, discussione e tutto il resto con Geto. Ricorda ogni sorriso sereno e ogni commento sarcastico disinvolto.

Ricorda Amanai e aver perso lei e pezzi di sé stesso nel processo. Ricorda di essere stato terrorizzato all'idea di perdere per sempre Geto quel giorno al villaggio. Ricorda il sapore pungente del sangue nell'aria e il ruggito del fuoco lontano e il fumo soffocante.

Ricorda di amare ancora Geto così egoisticamente da avergli chiesto di sposarlo e...ricorda che Geto ha detto di sì.

Tutti questi ricordi scorrono e Satoru emette un piagnucolio, tutto fa male ma almeno è quasi finita.

«Ecco dove ti sbagli» una figura dissipatrice gli sta davanti. «È appena iniziato» la voce ora distorta e gracchiante di Toji si strozza. Satoru cerca di parlare ma richiede troppa energia, lascia ricadere la testa contro il terreno crepato e cerca di mettere a tacere Toji.

È arrivato troppo tardi, ma capisce che Toji non stava agendo pensando al miglior interesse di Satoru. Vuole maledirlo, urlargli contro e attaccarlo, ma non può fare altro che accettare il fatto che alla fine è stato nuovamente usato come una pedina su una scacchiera.

«Cosa c'è che non va, Satoru?» Toji si avvicina, la sua forma sta lentamente e costantemente svanendo.

«Non riesci a sorridere adesso? Alla fine hai abbattuto gli anziani, proprio come volevi. Devo ammettere che sono stato persino sorpreso da quella nuova tecnica che hai creato. Peccato che tu possa usarla solo una volta» Toji fischia, sporgendosi in stretta e premendo le dita sulle guance di Satoru, forzando un macabro sorriso. «Te l'ho detto fin dall'inizio che siamo simili. Adesso guarda, sei proprio come me» esclama Toji con una risatina.

Quando Satoru non fa niente, Toji si acciglia.

«Andiamo adesso» si sporge in avanti, i suoi capelli sfiorano la fronte di Satoru. «Non rovinare questo per entrambi. Mostrami com'è la paura. Lascia che ti veda nei tuoi ultimi momenti, dammi l'esperienza di-» Toji si dissolve completamente, lasciando solo una nuvola di polvere che si deposita tra macerie e detriti.

In lontananza sente il suono delle sirene ma non portano alcun conforto. Invece, Satoru tiene gli occhi puntati su una costellazione lontana.

Trattenendo le lacrime, perde sensibilità negli arti e Satoru sa che è solo questione di tempo.

Un'altra inspirazione tremante.

«Mi dispiace» Satoru sussurra alle stelle scintillanti.

Una mano tremante si alza verso il cielo prima di cadere debolmente contro il suo stomaco.

Il suo unico rimpianto è di non aver mai più rivisto Suguru.

Immerso nei delicati raggi della luna, Satoru emette un sospiro sonoro.

Lì, annidato tra macerie e polvere dopo il suo attacco, giace la figura più importante della storia degli stregoni. I capelli bianchi, macchiati di rosso dal sangue, brillano dolcemente sotto la luce delle stelle e gli occhi azzurri spenti e vitrei fissano la pallida luna.

GOLD FOIL ─ stsgDove le storie prendono vita. Scoprilo ora