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13. In memoriam

«Dai, rispondi» borbotta Suguru, guardando il suo telefono con crescente irritazione. Non è affatto da Gojo non chiamarlo o ignorare le sue telefonate. Una pessima sensazione si stabilisce nelle viscere di Suguru e lui elenca mentalmente un elenco di ragioni per il silenzio improvviso e inquietante di Gojo.

Potrebbe essere qualcosa di semplice come una riunione con i superiori e per questo non può essere al telefono. Per quanto credibile sia, non può negare come qualcosa si senta fuori posto, come se ci fosse qualcosa che non va in quello che sta succedendo. Non è stato contattato da nessuno degli altri membri del personale di Kyoto, quindi sicuramente Gojo non ha fatto saltare in aria un edificio o qualcosa di altrettanto ridicolo o sfacciato. Anche Yaga sembrava essere abbastanza rilassato, quindi Suguru sa che Gojo non è coinvolto in nulla di troppo empio e odioso.

Forse ha perso il telefono. Anche se questo non avrebbe davvero senso per Suguru dato che Gojo è praticamente incollato a quel suo telefono.

Con un sospiro, sta per fare un'altra telefonata, quando sente uno strattone morbido sulla gamba dei suoi pantaloni. Guardando in basso, Suguru viene accolto con solenni occhi verdi che lo fissano.

Suguru non è ancora sicuro del motivo per cui Yaga ha deciso di lasciare Megumi alle sue cure per il pomeriggio. Aveva detto qualcosa come 'Questa è una buona opportunità per farti abituare a lui. Le tue ragazze chiedono da asporto e lui non se la cava bene in mezzo alla folla; c'è qualcosa che voi due avete già in comune' Suguru lo trova ancora assurdo ma guardando il ragazzino, si rende conto che forse c'era del vero dietro le parole di Yaga.

«Stai bene?» chiede Megumi con calma, rivolgendo lo sguardo verso il basso. «Perché non sembri a posto»

Suguru sorride semplicemente e gli dice che sta bene. Quando il ragazzino annuisce lentamente, Suguru torna al suo telefono per chiamare Gojo ancora una volta. Con la coda dell'occhio, osserva Megumi che emette una lunga espirazione mentre continua a studiare le sue scarpe ben consumate senza dire altro o lamentarsi. Mentre il telefono continua a squillare e squillare, Suguru si morde l'interno della guancia.

Quando non c'è risposta, mette via il telefono prima di passarsi una mano tra i capelli. Megumi alza lo sguardo ancora una volta con un cipiglio sempre più cupo, studiandolo con uno sguardo impassibile e a Suguru, sembra che il ragazzo stia giudicando il valore della sua intera anima. Non sa cosa fare, è ancora sbalordito dalle somiglianze tra figlio e padre, quindi ogni volta che vede Megumi, Suguru è bloccato con l'immagine di un Toji più giovane. Per quanto stia cercando di abituarsi a lui, a volte lo lascia ancora male. Sotto quello sguardo, distoglie il suo, sospirando ancora una volta. Sono così spaventosamente simili e lui odia quello sguardo negli occhi di Megumi.

«Non devi preoccuparti, sto solo cercando di contattare un mio amico, ma penso che sia impegnato in questo momento» la sua risposta sembra soddisfare il ragazzino.

Un breve momento di silenzio si stabilisce tra loro e Suguru comincia a pensare che forse non è poi così male prendersi cura di Megumi. Finché non pensa a quanto assomigli a Toji, pensa che andrà tutto liscio. Certo, è stranamente tranquillo per la sua età e ancora più stranamente serio, ma Suguru non si lamenterà di non avere un bambino antipatico a cui badare.

«Il signor Yaga ha detto che conosci mio padre»

Immediatamente, Suguru desidera che abbia a che fare con qualsiasi altro monello invece di questo. Si agita per una risposta, ma continua a vacillare. Con ogni secondo che passa, Megumi diventa sempre più scettico nei suoi confronti. Poteva dire la verità, ma chi avrebbe voluto dire a un ragazzino che il loro padre era un assassino che doveva essere abbattuto come una specie di cane rabbioso? Desidera che Gojo sia qui con lui perché almeno Suguru avrebbe potuto fargli gestire questa situazione al suo posto.