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Punti di forzaCosa sono?I punti di forza sono l'insieme delle principali qualità che ti contraddistinguono

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Punti di forza
Cosa sono?
I punti di forza sono l'insieme delle principali qualità che ti contraddistinguono.
Strano modo per cominciare una storia, no?
I miei punti di forza che mi caratterizzano da sempre sicuramente sono l'irascibilità, ma allo stesso tempo paziente, faccio agire il karma insomma.
Un controsenso, proprio come me e il mio essere.Spesso e volentieri metto i miei sentimenti a nudo:mettere maschere, e stupidi veletti, è inutile.
Per questo, quando alla questura di Napoli mi hanno interrogata sulla morte di mia madre, risposi che si, io, Ginevra Ferrelli, ho ucciso mia madre con uno stupido coltello da cucina.
Ma partiamo dal principio...

Mi ero proprio sballata a quella festa.
Ma proprio tanto.
Solitamente ero quella con più autocontrollo del gruppo, ma quando tocco io qualcosa, gli altri devono controllare me.
Sarò andata con quanti ragazzi?boh 3 o 4?
Uno di loro mi lasciò tre succhiotti:due sul collo, uno sul seno.
Tornai a casa distrutta, senza aver coperto nessuno dei segni che ormai mi erano stati lasciati.
«Gine»sussurrò mia madre dal divano, vedendomi entrare a casa.
«Come mai sei sveglia?»chiesi, effettivamente erano le 5 di mattina.
«Aspettavo te, tesoro.Cosa è quel coso sul seno?»chiese notando il succhiotto, la vista data dal vestito con una scollatura piuttosto profonda.
Si alzò dal divano, mette gli occhiali da vista e si avvicina a me, mentre io evito di guardarla
"Sono nella merda"pensai, quando mi ritrovai la guancia calda e rossa a causa di uno schiaffo.
«Non ho cresciuto una figlia, ma una puttana, non hai manco il valore e il rispetto, ti presenti in questo modo a casa ma ti rendi conto?»rispose dopo aver visto la mia faccia confusa.
"Ma come si permette?"dissi tra me e me.
«Quanti te ne sei scopata sta sera?!»mi domandò.
Ancora.
«Mamma statti zitta»risposi riprendendo autocontrollo:non mi sono mai fatta mettere i piedi in testa da nessuno, nemmeno da lei.
«Mi dovrei stare zitta?ma guarda in che condizioni ti trovi, al telegiornale parlano solo della festa a cui sei stata, sai quanta droga c'era là?»mi domandò mentre mi trascinava in cucina, dove c'era la luce accesa.
Si avvicinò pericolosamente a me, guardandomi gli occhi.
Oh cazzo, ero proprio nella merda.
«Ti sei drogata, lo sapevo!»sbraitò dopo aver guardato appuratamente i miei occhi ancora rossi.
«Tu non sai un cazzo di me e parli ancora, vedi di starti zitta che nemmeno in questi casi riesci a fare la brava madre»risposi, e fortunatamente riuscii a zittirla.
«Io una brava madre?preferisco non essere una brava madre piuttosto che averti come figlia, ingrata»rispose dopo attimi di silenzio
Ed è in quel momento che non ci vidi più.
Nonostante io davo le spalle al mobile, riuscii comunque a prendere un coltello dal cassetto delle posate.
Immediatamente, colei che dovevo chiamare madre, divenne completamente bianca, e spalancò la bocca, proprio quando il suo coltello preferito finì nella sua gola.

E con ancora il vestito bianco di Shein sporco di sangue, mi portarono all'ipm di Nisida.
«Muovt!»urlò una guardia per farmi scendere dalla macchina, eravamo appena arrivati nel luogo in cui mai avevo pensato di arrivare.
Donne gelose che guardavano dalla rete minacciose, uomini che facevano complimenti poco graditi come se non avessero mai visto una femmina.
«Cre si glos?»urlai facendo uscire finalmente il mio dialetto, ad una ragazza rossiccia che non smetteva di fissarmi mentre parlottava con le sue amichette.
La rossa rise e dopodichè venni strattonata dalla guardia nell'ufficio della direttrice.
Bene, ci sarebbero voluti secoli per spiegare tutto il casino.

«È stato accidentale, non volevo, giuro!»risposi alla direttrice dopo che mi rimproverò per ciò che avevo compiuto qualche ora prima.
«Vedremo quanto starà, per ora portala in cella con la zingara»esclamò la bionda rivolgendosi a Liz, guardia femminile.Lei annuì portandomi con se nella cella indicata.
Manco il tempo di farmi posare l'essenziale, che la donna mi portò di sotto insieme alle altre persone, io ero nel campo di pallavolo delle ragazze, proprio accanto a quello dei ragazzi, divisi però entrambi da una rete di ferro.
Mi appoggiai alla rete completamente svogliata
«Ue bella bionda, che è succiess?»mi chiese un ragazzo rossiccio e bassino.«Cazzi miei»risposi tranquillamente e lui non cedette, anzi continuò a parlare«Io sono Totò»mi salutò e dei ragazzi andarono dietro di lui.
«Non mi rompete il cazzo»risposi allontanandomi da dov'ero, ma non prima di essermi scambiata uno sguardo con un ragazzo piuttosto misterioso.

𝐍𝐚𝐤𝐞𝐝||𝐄𝐝𝐨𝐚𝐫𝐝𝐨 𝐂𝐨𝐧𝐭𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora