Sono arrivata in ospedale dove ho subito chiesto del bambino e le infermiere mi hanno accompagnato dal medico che si sta occupando di lui, ma solo dopo che gli ho fornito la mia identità.
Ora sono in attesa nel corridoio del reparto pediatrico da qualche minuto quando mi si avvicina un'uomo sulla cinquantina calvo ma con una barba ben curata
-la Dottoressa Brown?-
Mi alzo subito in piedi e annuisco
-si, il dottor Warner immagino-
Lui annuisce e mi accompagna fino la camera del bambino, dove fuori ci sono due agenti della polizia di guardia.
Quando entro in stanza lo trovo che sta riposando nel letto, ma il suo aspetto è decisamente migliore di prima
-come sta?-
Chiedo avvicinandomi al piccolo
-ora i parametri vitali sono stabili. Siete arrivati in tempo, la sua temperatura stava scendendo pericolosamente. Aveva dei tagli e delle contusioni sicuramente per via dell'incidente ma per fortuna nulla di grave-
Sospiro sollevata dalle sue parole e prendo la mano del piccolo
-siete risaliti alla sua identità in qualche modo?-
Mi chiede il dottore e io scuoto la testa
-non lo so ancora, sono corsa qua poco dopo che era stato via dall'ambulanza, i miei colleghi sicuramente staranno indagando-
Lo vedo annuire prima di dirmi
-se desidera restare non ci sono problemi-
-vorrei ma dovrò andare via per fare il mio lavoro-
-comprendo, i Poliziotti staranno qua fino a quando non troverete il parente più prossimo-
-grazie dottore-
Lui mi fa un cenno con la testa e io resto qualche secondo ancora, sedendomi al fianco del bambino e tenendogli la mano.
È biondo come la donna che era nell'auto con lui, ha dei bellissimi ricci ben definiti. Non pensando a quello che gli è accaduto si vede che è un bambino ben nutrito, le sue guance sono piene e non hanno trovato segni di abusi o altro.
Resto in silenzio accanto a lui quando lo vedo muoversi leggermente nel letto e aprire piano di occhi. Si guarda attorno spaesato fino a incontrare il mio sguardo, i suoi grandi occhi marroni mi fissano con paura
-tranquillo piccolo, sei al sicuro-
Gli dico con dolcezza e mi alzo lentamente
-dove...dove è la mia mamma?-
Mi chiede con aria confusa ed ecco la domanda che speravo non mi venisse fatta
-cosa ricordi di ieri sera?-
Si guarda ancora intorno agitato, mi avvicino a lui prendendogli la mano e accarezzandogli la testa piano, come mia madre faceva con me, questo sembra calmarlo un po'
-eravamo in auto, stavamo tornando da papà-
Lo ascolto senza fermate le carezze
-e come si chiama il tuo papà?-
-Matt Lacroix-
Sorrido dolcemente
-la tua mamma invece?-
-Ebby-
Bene quindi Ebby Lacroix
-e tu invece piccolo?-
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KILLING IS ALWAYS KILLING ONESELF
Romance- "if the habit makes the monk, the house makes the murderer" questa frase è sempre stata un mantra durante le ore di lavoro, perché per capire alcuni S.i.; per capire alcuni criminali; quello che uno deve comprendere è come si è arrivati a quel p...