III

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Sei diversa,
e nessuno ti guarda
come vorresti

Mercoledì


Guardo il soffitto sdraiata sul mio letto, pensierosa.

Quella tipa, Lilith, ha qualcosa di estremamente familiare, ma ancora devo capire se sia una cosa positiva o negativa.

Beh, il suo nome è decisamente un pro, è il nome di un demone, quindi mi inchino al suo cospetto, sotto questo punto di vista.

Ma solo metaforicamente, dal vivo è tutt'altro.

"Ciao, Mercoledì" Enid entra in stanza, "oh, ho appena incontrato la nuova arrivata, il nome non lo ricordo, ma è davvero strana" la guardo, al contrario di lei, che si è già messa davanti al telefono. Quando fa così non sente ragioni, adesso che mi serve, maledizione.

Sembra che questa non sia proprio la mia giornata fortunata.

Skip time

Mano.
È strano che abbia una Mano come migliore amica? Per una Addams assolutamente sì.
Non c'è da sorprendersi quando si incontra una Addams.

"Si Mano, voglio indagare su di lei, capire chi sia in verità, non mi convince per niente con i suoi occhi da angioletto" alzo gli occhi al cielo e, come se mi avesse letto nel pensiero, vado a sbattere proprio con la persona in questione.

"Parlo del diavolo..." sussurro, "ho solo il nome di un diavolo, non sono il diavolo Addams".

Ritira il tuo ego angioletto

"Non ho mai conosciuto persona più arrogante" incrocio le mani davanti al petto, "perché, quante persone conosci?" Mi ride in faccia.

Eh no carina, questa non tela passo

Faccio per picchiarla, ma appena la tocco.

"Goody?" Domando curiosa, "ciao Mercoledì, sai quale è il tuo destino? Cercala, l'uccello che rinasce, quella è la chiave"

"Visione psitica?" Mi sistemo la frangia e la trucido con lo sguardo, "non penso siano affari che ti riguardano".

Lei gira sui tacchi e se ne va, lasciandomi confusa in mezzo al corridoio.

"Si Mano, ho visto questa ragazza, il suo nome è Goody" sbuffo, "Mano, non mi sono inventata un bel nulla! L'ho vista" entro in camera per preparami, (soprattutto psicologicamente) per il primo incontro con la mia terapista, che sicuramente scapperà via urlando alla prima seduta.

"Mercoledì, andiamo" alzo gli occhi al cielo e seguo la preside verso la sua auto.

Welcome to Jericho

Jericho, che buco di città santo cielo.

"Ti aspetterò qui fino alla fine della seduta" Madre, mi perseguiti, "ma guarda, non vedo l'ora" sbatto la portiera e mi dirigo a quello che sembra a tutti gli effetti, l'inferno.

Sogno di poterci andare fin da piccola.

Entro nello studio della psicologa e mi guardo intorno.

"Tu dovresti essere Mercoledì" una donna bionda di mezza età mi sorride come un ebete.
Possibile?

La seduta si rivela una vera tortura, (non quella piacevole), così, decido di mettere in atto il mio malefico piano.

Ne ho sempre uno.

"Potrei usare un attimo la toilette?" Chiedo calma, lei mi fa cenno di andare.

Apriamo le danze signori.

"Limetta per unghie" sussurro, Mano mela porge e, con poca fatica, riesco ad aprire la finestra del bagno, (zio Fester mi ha insegnato l'arte del rubare, aprire cassaforti è quasi una routine per lui, e Mano è il migliore in questo campo).

Esco dalla finestra dell'edificio e mi guardo intorno, una banale cittadina.
Devo cercare un posto sicuro, per esempio quella caffetteria, interessante.
Entro ghignando.

"Oh porca miseria!" Il ragazzo dietro al bancone mi guarda stralunato.

Niente di nuovo.

"È tua abitudine spaventare a morte la gente?" "È più tipo un hobby" rispondo impassibile, abbasso lo sguardo sulla macchina per espresso, non sembra messa bene.

Fantastico.

"Cos'ha che non va la macchina?" Chiedo, "è una bestia con un'anima tutta sua, e queste istruzioni non aiutano" sbuffo dal naso e prendo il foglio.

Dilettante.

"Cacciavite da quattro millimetri" "aspetta, tu ci capisci qualcosa?" Lo guardo, "ma certo, io sono un'esperta di misteri" spiego con nonchalasche.

La gente qui è davvero incompetente.

"Fatto" bastavano gli oggetti giusti, niente di più.

"Adesso mi serve un quadruplo con ghiaccio, è un'emergenza" scandisco, "e che mi accompagni a quella stazione" indico un punto lontano oltre la finestra.

"Ok ma io non stacco prima di un'ora" alzo gli occhi al cielo, "lo renderò più allettante" "20 dollari, mi tentano, ma no" sbuffo, "facciamo 40" fa una pausa, "ascolta, una cosa su di me, non mi lascio corrompere, quindi o aspetti, o trovi un'altro che ti accompagni emh..." "Mercoledì" ribatto infastidita, "Mercoledì" finisce.

Perfetto, adesso devo anche aspettare.

Sento il campanello suonare, tre ragazzi vestiti da pellegrini entrano orgogliosi.

Odio le persone, ma odio soprattutto queste persone.
Niente di personale comunque.

"Hey stramba, questo è il nostro tavolo!" Esclama uno arrabbiato, lo guardo impassibile.

Jericho, che paesino inutile, hanno solo persone incompetenti e ragazzini egocentrici, vorrei seriamente parlare con il sindaco.

"Bu" davvero si spaventano ad una cosa così banale? Adesso ci penso io.

Li guardo sdraiati e doloranti sul pavimento e mi viene da sorridere.
Ovviamente non lo faccio.

"Dove, hai imparato quelle mosse di kunfu?" Chiede il barista, (che ho scoperto si chiama Tyler) un po' sconvolto.

Faccio sempre un certo effetto alle persone, diciamo che non passo mai inosservata.

"Mio zio ha passato cinque anni in un monastero tibetano" "un monaco?" "Un prigioniero" rispondo lapidaria, lo vedo spalancare gli occhi.

Touche.

"Papà!" Lo sceriffo entra nel caffè, sposta lo sguardo dai tre ragazzi, a Tyler, e a me per poi dire, "che diavolo è successo qui?" scrollo le spalle, "hanno infastidito una cliente e lei li ha...messi al loro posto" lo vedo esitare, "la piccolina li ha stesi? Tyler" "telo giuro papà, io non c'entro niente!" Sento il campanello suonare di nuovo.

No no no, al diavolo!

"Scusi Sceriffo, la ragazza mi era sfuggita, signorina Addams è ora di andare" mi mette una mano sulla schiena, ma prima che possa andarmene, "aspetta un attimo" volto la testa verso lo sceriffo, curiosa.

"Tu sei una Addams" lo dice quasi con un tono sprezzante.
"Non dirmi che tuo padre è Ghomez Addams" accenno un si con la testa, "dovrebbe essere dietro le sbarre per omicidio, si vede che la mela non cade lontano dall'albero" ghigno per poi uscire definitivamente dalla caffetteria.

Inutile spiegare il discorso morale della Weems, crede ancora che questi approcci servano a qualcosa.

Sicuramente ha ragione, ma non funzionano su di me.
Quando torniamo alla Nevermore è già sera, così esco dalla finestra con il mio immancabile violoncello.

Poggio l'archetto sulla scrivania e sospiro, serenata alle tre di notte.

Poetico.

Alzo un po' lo sguardo, forse è la stanchezza, ma a me quella sembra proprio una fenice.

The new phoenix (Wednesday serie)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora