Capitolo 19

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Era Natale, finalmente.

Natale era il compleanno di Cristo e lo quindi lo festeggiavano soprattutto i cristiani.
Io da cristiana, ci tenevo molto a questa festività, come lo stesso la mia famiglia.
I miei amici andavano sempre in discoteca, anche quest'anno.
Io avevo scelto di no.
Il resto della giornata lo passavo con la mia famiglia, ci tenevo a passarlo insieme a loro.

Erano le 11 ed io mi ero alzata presto per aiutare mia madre a preparare la tavola, i cibi e le cose varie...
Mia mamma era solo una donna in questa famiglia ormai, visto che mia sorella si era sposata ed io mi ero trasferita a Parigi.
Quindi ci tenevo a darle il mio aiuto per quello che serviva, ci tenevo soprattutto a passare del tempo con mia mamma.
Oggi arrivava qui anche mia sorella, con suo marito e suo figlio, il mio bellissimo nipote, ed anche mio nonno.
Non avevo più nessuna nonna, ma sapevo che comunque fosse, loro erano lì con noi.
Mi avvicinai alla cucina per fare una domanda a mia madre.

"Ma'."

"Dimmi."

"Devo andare a prendere qualcosa? Acqua c'è l'abbiamo? Birre?"

"Guarda amore prendi... ancora un po' di pane, una cassa d'acqua e i dadi, se no qua non possiamo far niente. Le chiavi sono lì." Mi fece segno con la mano dov'erano le chiavi.
Si trovavano attaccati ad un appendino.

Le presi e mi misi il giubbotto, mentre uscivo dalla porta sentì i passi di qualcuno.

"No, non vieni con me." Dissi ridendo.

"Ma smettila!"

Era mio fratello e come sempre mi seguiva da per tutto, gliela avevo data buona per sta volta solo perché andavamo a far la spesa.

Quindi usciti salimmo in macchina e lui mi fece un sacco di domande come: Parigi è bella? Vuoi davvero continuare il college? Ti sei fatta degli amici? E il fidanzatino?

Mentre ero al volante gli risposi.

"Si, si, si e no." Lo guardai ridendo.

"Bugiarda."

"Non darmi della bugiarda, e poi se anche fosse non ti dovresti intromettere nelle mie questioni amorose." Gli puntai il dico contro.

Lui mi fece una smorfia.
Se vogliamo parlare di mio fratello, beh non credo che ci siano altre parole per descriverlo se non bambino.
Abel era una persona divertente in fin dei conti, basta che non faceva uno dei suoi squallidi scherzi.
Faceva il primo anno di superiori e non andava molto bene a scuola, avete presente quelle persone che sono lì per ridere la classe? Ecco, probabilmente era lui.
Però non ha mai fatto il bullo con nessuno fortunatamente, né a scuola e né a calcio.
Faceva anche calcio, da quando aveva 6 anni quindi da molto tempo, e anche se non era stato molto bravo nei primi anni, poi è migliorato un sacco.
Io gli ho sempre dato una mano con i paleggi e passaggi, e ho scoperto che se la cavava bene anche come portiere.
Tuttavia era un bravo fratello.

Quando arrivammo scendemmo dall'auto.
E entrammo dentro al supermercato.
Come dimenticare tutta la gente e tutto il rumore che c'era all'interno del Tosano.
Una cosa incredibile sempre.
Sei andavi dovevi uscire subito perché  tutte le file delle casse avresti potuto passare un'ora all'interno.
Quindi presi un carrello e chiami Abel.

"Dividiamoci e faremo prima." Gli dissi.

"Okay?"

"Dammi il telefono." Gli feci segno con la mano.

"Ma sto cazzo!" Lo tirò indietro.

"Attento a usare quei modi, coglione! - Appena sentì quella parola alzò un sopracciglio - Comunque, vai su note e segnati queste cose da comprare." Stavamo urlando in pratica, c'era un rumore assordante.

Luce italiana nella fama francese - Kylian MbappeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora