Angelo nero

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Avete mai provato quella raggelante sensazione di voler fare del male a qualcuno?

Quel momento in cui realizziamo di aver pensato cose orribili, e in cui troviamo il modo di farle davvero?

Beh, una rabbia ceca si fece largo dentro di me nell'esatto istante in cui sentii qualcuno strattonarmi i capelli.
Un odio viscerale, dal profondo, capace di dare vita alla violenza.
Avrei voluto fare di tutto in quel momento.

Urlare, ribattere, picchiare.

Ma non feci nulla.

Ero ferma immobile, con i pugni stretti in una morsa pronta a scattare, che però, non lo avrebbe mai fatto.
Ero congelata nel posto, mentre la mente mi si ofuscava dalla rabbia.

Se ne andavano in giro tutti fieri,con la schiena dritta e lo sguardo avanti, quei quattro deficienti.

Erano delle classi superiori, di solo qualche anno in più, ma guardati come se fossero persone vissute.

Si aspettavano che ci spostassimo, quando passavano.
Pensavano che li avremo guardati come dei scesi in terra, venerati come si venerano solo le creature ultraterrene.

E a me non importava.
Non lo faceva, finché non toccava
a me fare quelle cose.

"Ehi, biondina" mi biascicò all'orecchio il più grosso, mentre io ero di spalle.

Tutti, intorno, se ne stavano a guardarci come se farlo fosse più importante del resto.

Come se non fare nulla, fosse meglio di rischiare.

Marc se ne stava con il suo gruppo in disparte. Per la prima volta, direi.
Mi aveva cercata parecchio quella mattina, e mi chiesi cosa lo spingesse a rinunciare al suo obbiettivo.

Forse sono questi stronzi che hai vicino, Eileen.

"Ehi, parlo a te, ragazzina."

Mi girai lentamente, mentre i ragazzi attorno a lui ridacchiavano.
Per poco non sussultai.

Era... enorme.

Due spalle larghissime mi coprivano la visuale, e mi resi conto che era veramente vicino; il mio naso quasi toccava il suo petto.

Poi, come se fossi una bambina, si accovacciò e raggiunse l'altezza dei miei occhi.

"Che c'è, hai qualche problema alle gambe?" ringhiò sarcastico. "Non ti sei forse accorta che sei in mezzo?"

A questo punto ero immobile.

Avrei voluto alzare il braccio e mandarlo via.
E che, se non se ne fosse andato, tirargli un bel pugno.

Lo avrei voluto fare tanto.

Shannon, che era vicino a me, tremava come una foglia.
Poco più indietro di lei, Jacob stava allungando il braccio per tirarla verso di lui.

"Quelli sono dell'ultimo anno. Sono i figli dei ricconi della città, e si atteggiano come se fossero i re. Una volta quello più grande di loro, ha picchiato un ragazzo perché gli aveva rovesciato dell'acqua addosso. Meglio stargli alla larga."

Quindi non avevano nulla a che fare con il gruppetto di Marc.
Erano davvero pericolosi, quello lì.
Il ragazzo allungò la mano callosa verso di me, e prese a rigirare nel dito una ciocca dei miei capelli.

Repressi un brivido, ricordando che qualcun altro lo aveva fatto prima di lui.
Ma quella volta era diverso.

Sghignazzò e si fece più vicino.

"Vuoi forse... che ti sposti io con la forza?"

La sua mano di staccò dalla ciocca bionda, e scese sul mio viso.
Sentivo la sua pelle ruvida scorrere sulla mia, e quando raggiunse il mento, lo alzò deciso e mi incatenò con il suo sguardo.

Siamo Sotto la Stessa PioggiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora