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La musica si attorcigliava attorno al mio corpo e la quantità di persone che vidi una volta uscita mi strinse il collo senza farmi respirare,
Josh era ancora appoggiato a me ma non me ne resi più nemmeno conto, iniziai a sudare freddo e le mie mani si irrigidirono afferrando la felpa stringendola più forte che potevano, chiusi gli occhi per un istante cercando di fuggire da quel luogo ma una voce mi fece ritornare.
"Si va a casa"
Era Met e dietro di lui appoggiato sulla sua spalla, Gabriele.
"Cos'è successo?"
Chiesi riferendomi a Gabriele.
"La stessa cosa che è successa a lui".
Rispose Met alzando gli occhi guardando Josh che piano piano si stava addormentando.
Si girò portandosi lungo il movimento anche il peso di Gabriele che nel frattempo si era abbandonato sulla sua spalla, aveva la felpa sporca e bagnata, dalla tasca destra gli cadde un accendino ma nessuno fu in grado di raccoglierlo, ne io ne Met
Passammo indisturbati, facendoci spazio ogni tanto , solo quando avrei varcato la porta d'uscita avrei finalmente ricominciato a respirare.
L'ansia è quella condizione di cui non parla nessuno, quella condizione associata ad un capriccio adolescenziale ed e' li che il tempo si ferma, tutto diventa ovattato e dal tuo naso non riesce più ad uscire uno spiraglio d'ossigeno, credi che durerà per sempre ma poi ti svegli e capisci di essere difettosa.
Uscimmo finalmente dalla casa, aiutammo i due a scendere gli scalini evitando di farli cadere e raggiungemmo la macchina, imboscata in quel velo di buio.
Salimmo mettendo Gabriele e Josh sui sedili posteriori e io mi sedetti davanti assieme a Met.
Aveva il volto stanco e grigio, non so se anche lui avesse bevuto ma sembrava stare abbastanza bene per poter guidare o almeno, lo speravo.
Accese il motore e partimmo, lasciandoci dietro quella casa, le voci si fecero lontane e si avvicinò a noi la lunga strada; Met girò la rotella dello stereo e parti' una canzone, un po' malinconica.
"Non è stata la miglior festa a cui sono stato sai"
Cercò di iniziare un qualche tipo di discorso
"Io non ero mai stata ad una festa così invece, non credo facciano per me"
"In effetti mi sembravi piuttosto annoiata"
"Forse non mi sentivo molto a mio agio"
Risposi appoggiando la testa sul finestrino incrociando le gambe per riscaldarle.
I lampioni fuori creavano luce ad intermittenza e io la contavo cercando di seguirla il più velocemente possibile.
"ti aiuto a portare in casa Gabriele e poi porto a casa l'altro"
Mi accesi di colpo, mi ero addormentata?
"Stavo dormendo?"
Gli chiesi guardandomi in torno stropicciandomi gli occhi.
"Come un ghiro"
Rispose sorridendo inserendo il freno a mano, mi girai verso di lui cercando di riambientarmi alla realtà e gli feci una domanda, quella domanda che mi premeva in testa da tutta la sera, feci un respiro profondo e gli chiesi
"Non lo so se lo abbia detto per via di tutto l'alcol che aveva in corpo ma ha accennato ad un dover tenere d'occhio Gabriele"
Met si girò verso di me sorpreso, si allungò una mano dietro la testa e girò il busto verso di me.
" si, l'avertelo detto è stato per via dell'alcol ma su tutto il resto non mentiva"
"Per quale motivo dovreste tenere d'occhio Gabriele?"
Chiesi ancora più confusa di prima
"Vedi, fin da piccolo ha sofferto davvero molto della mancanza della madre e purtroppo questa mancanza l'ha riempita con le droghe"
I miei occhi si spalancarono in una reazione di stupore, non riuscivo a capire, la mia testa si riempì di ancor più domande, non capivo se non ci credevo o se non volevo crederci, quel ragazzo che si era presentato da me la prima volta faceva uso di droghe, forse era questa la risposta al  suo mal umore.
"Io non, io cosa potrei fare?"
"Sta seguendo da qualche anno un gruppo di sostegno ma non sembra che lo stia aiutando, ti chiedo solo di stargli il più possibile vicina, te lo chiedo da amico".
Dai sedili posteriori si sentì un sussurro seguito da un movimento, era Gabriele che cercava di alzarsi.
Ci girammo entrambi verso di lui per poi guardarci negli occhi chiedendoci con lo sguardo cosa avremmo dovuto fare.
Aprii la portiera e scesi seguita da Met, aprimmo la portiera posteriore e prendemmo Gabriele sotto le spalle.
Le luci di casa erano accese, zio Rick e Rachel erano a casa,cosa avrebbero pensato di me? Che sono un irresponsabile, che ho portato Gabriele a bere ma io di quella storia non sapevo nulla , le mie gambe si fecero pesanti come macigni e oltre che portare il peso di un ragazzo portavo anche il mio, strisciando come un anima vagante senza meta.
"Tranquilla, dirò che è stata colpa mia e di Josh, tu non ne sapevi null-"
Non riuscì a terminare la frase che la porta si aprì di colpo.

Dall'altra parte zio Rick mi guardava per poi passare a guardare Gabriele con due occhi terrorizzati.
"Cos'è successo"
Chiese a Met prendendo Gabriele con un braccio.
"Mi scusi Rick, siamo stati ad una festa ed io e Josh lo abbiamo perso di vista e..."
"Adesso non ho tempo, Alice entra"
Mi disse lo zio.
Salutai Met con un sorriso ed entrai in casa spaventata, Gabriele non sembrava rispondere.

"O mio dio cos'è successo"
Dalla cucina arrivò di corsa zia Rachel avvicinandosi al divano dove lo aveva fatto sdraiare Zio.
"Amore o mio dio, cosa è successo, Rick  prendi la valigetta del pronto soccorso".
"HA bevuto un po' credo ma in macchina sembrava stesse bene"
Risposi confusa data tutta quella agitazione, in fondo aveva solo bevuto.
"BEVUTO?e queste cosa diamine sono!"
Gli tirò fuori dalla tasca una busta di piccole pillole, sulla plastica c'era scritto un nome con L'indelebile, MOLLY, cos'era?
Arrivò di corsa lo zio con una valigetta rossa contraddistinta da una croce.
"Forza dammi qua"
Rachel prese in mano una siringa prendendo da un barattolino trasparente del liquido dandole un colpetto.
Mi girai d'istinto  verso Gabriele, aveva il braccio destro che toccava terra e dalla bocca gli colava della schiuma biancastra, la mia testa si immobilizzò davanti a quell'immagine e il mio sangue si trasformò in cemento, non riuscivo a realizzare quello che stava succedendo, era un overdose?, iniziai a piangere ed i miei occhi si gonfiarono.
Mi avvicinai al divano prendendogli la mano.
"Alice, adesso devi stringere il braccio più forte che puoi, va bene?puoi farlo per me?"
Mi chiese Rachel con le lacrime che gli rigavano il viso, annui' asciugandomi le mie, strinsi il braccio più forte che potevo e la zia gli inseri' la siringa in vena che ebbe un effetto immediato.

Si girò verso di noi e si alzò di colpo pungendosi con l'ago.

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