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Il suo corpo si sollevò da quel divano rosso Bruno come fosse colpito da un fulmine, i suoi occhi si spalancarono in un espressione di terrore , cercando di capire dove si trovasse si punse con L' ago che aveva infilato nel braccio.
Il lucernario sopra le nostre teste si affievolì, scomparvero gli zii e rimasi sola con Gabriele sotto ad un faro di luce, intorno a noi il buio.
La voce di zia Rachel mi riporto' alla realtà
"O mio dio, o mio dio, non farlo mai più ti prego"
Lo strinse in un abbraccio che fece difficoltà a replicare, era ancora stordito da tutta quella droga che circolava silenziosamente nel suo sangue distruggendolo dall'interno.
Zio Rick appoggiò le mani sulla cornice del divano ed iniziò a piangere così forte da riempire quella stanza d'acqua e piano piano mi arrivò alla gola formandomi un nodo che mi impediva di respirare, strinsi le mani lasciandomi i segni delle unghie sul palmo della mano e tutto si spense.

Arrivò dopo qualche minuto la voce di Gabriele che cercò di parlare.
"Io-io, scusatemi"
Abbassò lo sguardo verso la ferita sul braccio e la premette con due dita, non aveva abbassato gli occhi per il dolore ma per la delusione nel volto della zia.
Lo guardai sentirsi sporco e in colpa, mi riavvicinai a lui riprendendogli la mano.
"Andrà bene Gabriele , tu, tu non devi stare così"
Gli dissi accarezzandogli il polso cercando di tranquillizzarlo .
"Dobbiamo portarlo in ospedale per un controllo"
Disse zio Rick asciugandosi le ultime lacrime che gli avevano rigato il volto, immagino che abbia già passato un momento del genere, aveva una grande forza come uomo e come padre.
"Io n-on posso andarci"
Ci girammo verso Gabriele che intanto aveva già ripreso colore
"Ma cosa stai dicendo, stavi per morire cazzo!"
Urlo' lo zio, subito potei intravedere gli occhi della zia che lo sgridarono per quell'esclamazione così violenta.
"Mi sono spaventato Gabriele, è una cosa seria"
Cercò di rimediare abbassando il tono della voce accarezzando la superficie del divano.
"Non posso perché andrebbe nei casini chi me l'ha venduta"
Rispose col capo basso
"Adesso noi andiamo, non mi frega nulla Gabriele, tu sali con noi in macchina e ti farai quel dannato controllo"
Iniziò ad agitarsi anche zia Rachel, era preoccupata e spaventata.

Cercò di alzarsi, io e zio lo aiutammo, aveva ancora lo stesso odore di quella maledetta casa, un misto di birra e tabacco che ricopriva tutto il suo corpo.
Zia spalancò la porta e noi raggiungemmo la macchina parcheggiata sul piazzale di fianco al prato.
"Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace..."
Ripete' Gabriele col magone alla gola
"Adesso non importa, serve solo che tu stia meglio"
Gli rispose la zia.
Il suo braccio si stendeva lungo le mie spalle e sentivo il suo calore sul collo, sentivo il suo cuore correre per arrivare chissà dove e sudava freddo come prima, le sue gambe lottavano per stare in piedi ma una volta arrivate sul sedile posteriore dell'auto si riposarono.
Lo stendemmo lungo i tre sedili.
"Tienilo sveglio per favore"
Mi disse zio Rick con un aria preoccupata accarezzandomi la schiena.
Mi sedetti con la sua testa sulla cosce accarezzandogli il viso cercando di mantenerlo lucido.
Sotto di noi il motore iniziò a tremare accendendosi, inserì la marcia e le luci della strada ad intermittenza ci illuminarono il volto.
Gli occhi di Gabriele erano di un azzurro ghiaccio quasi indescrivibile incorniciati da un rosso intenso.
Li chiudeva di tanto in tanto ma parlandogli li riapriva per ascoltarmi, stava lottando per ascoltare le mie parole.
"Non sei neanche te un tipo da festa vedo"
Gli dissi sorridendo accarezzandogli una guancia
"Io s-ono l'anima della festa"
"L'anima della festa però dovrebbe rimanere in piedi tutta la festa non credi?"
Riuscii a vedere l'accenno di un sorriso che si trasformò subito in un espressione seria e smise di rispondermi chiudendo gli occhi.
"Gabri"
Provai a chiamarlo una prima volta pensando che stesse dormendo ma iniziai a preoccuparmi non vedendolo reagire.
"Gabriele ei non farmi scherzi"
Inizia a scuoterlo.
Zio Rick si girò di colpo sentendo le mie parole e con due dita gli toccò il collo.
"O mio dio, corri, CORRI! non ha battito"
Di colpo la macchina accelerò e il mio corpo si unì al sedile.
Quando sentì quella frase inizia a piangere cercando di svegliarlo in tutti i modi che potevo ma nulla, non reagiva.

Da lontano intravedemmo l'enorme facciata dell'ospedale e subito zia Rachel si inserì all'ingresso portando la macchina alla porta principale.
Lo zio scese entrando dell'ospedale.
"Gabriele per favore, ti prego, svegliati, non farmi questo"
Gli accarezzai il viso che nel frattempo era diventato pallido.
Il mio cuore iniziò a sgretolarsi sopra la sua testa e il mio respiro rallentò mischiandosi con l'aria.
La portiera si apri' di colpo e davanti a me si presentarono due infermieri che presero Gabriele per le spalle portandolo via da me, la sua testa striscio' lungo le mie gambe finendo sul lettino del pronto soccorso.
Gli infilarono un tubo in bocca e corsero via portandoselo con loro.
Quando lo portarono via la luce della sera si spense, potevo solo vedere la barella correre dentro una via di ombre finché non lo vidi più.
Scesi dalla macchina correndo andando verso lo zio che seguiva con attenzione i due uomini che entrarono in una porta bianca dissolvendosi, sbatte' le mani sulla porta ed uscì una donna.
"Dovete aspettare qui"
Ci fermò e tornò dentro la stanza dove dallo spiraglio della porta vidi Gabriele con un braccio che cadeva dalla barella ed il mio cuore si fermò.
Non riuscivo che pensare al peggio, non sarei mai riuscita a sopportarlo e superarlo.

La porta dentro la quale lo tenevano aveva come insegna un titolo rosso fuoco  inciso su una tavoletta di plastica bianca " rianimazione".
Speravo solo che andasse tutto bene.                                                                                                                                                                                            da lontano vidimo zia Rachel correre verso di noi piangendo. 
"Dov'è, ditemi dove lo hanno portato"
Prese le braccia di Rick ed iniziò a muoverle agitata.
"È li"
Le indicò la stanza con l'indice della mano destra e lei si girò di scatto osservando quella maledetta scritta con terrore.
"Rianimazione!?"
Chiese spaventata piangendo".

Aspettammo, non come quando si aspetta l'esito di un esame che hai si l'ansia ma non quel senso di vuoto misto a terrore.
Io li avevo entrambi, avevo lo stomaco ribaltato, riuscivo solo a pensare a quel sorriso che mi aveva fatto in macchina prima di smettere di respirare, riuscivo a pensare che sarebbe andato tutto bene e che sarebbe tornato a casa il prima possibile.
Mi sentivo come una rondine impigliata nel filo spinato che aspetta lentamente la morte.

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