Luke's point of view.
Quella giornata sembrò durare un mese intero. I miei occhi passavano dai libri di scuola - che erano aperti giusto per non far capire che con la testa ero da un'altra parte - all'orologio posto sopra alla lavagna sporcata da scritte bianche.
Era una delle poche classi che ancora aveva una lavagna vecchio stile, ed io la adoravo. Adoravo la sensazione del gesso sulle mani, adoravo il modo in cui il gesso bianco potesse coprire un colore così scuro, il suo opposto.
Finalmente suonò anche l'ultima campanella. Ed ero felice perché questo voleva dire che sarei tornato a casa, avrei mangiato qualcosa e mi sarei messo a dormire fino a quando mia madre non fosse venuta a chiamarmi per dirmi di studiare.
Ma c'era un piccolo problema che mi impediva di poter tornare a casa tranquillo senza rogne, e questo era Calum. Ero riuscito ad evitare la discussione 'Chi é quel malato dai capelli più colorati di un My Little Pony?' -questo era ciò che mi aveva urlato non appena mi aveva visto scappare- ma non ero sicuro che sarei riuscito ad evitarlo anche quella volta.
Non so perché fossi così preoccupato. Avrei potuto semplicemente dirgli che non lo sapevo, che quel ragazzo non lo avevo mai visto in tutta la mia vita e che molto probabilmente era stato uno scherzo dei miei fratelli ma...non sono mai stato bravo a mentire.
Avrei anche potuto dirgli la verità, raccontargli tutto quanto e farci quattro risate come probabilmente la maggioranza delle persone sane avrebbero fatto ma, era come se volessi tenermi quel piccolo segreto per me.
Probabilmente é solamente una presa per il culo Luke, mi derise il mio subconscio. Ma per una volta non ascoltai i miei pensieri. Quel ragazzo mi ispirava simpatia, nonostante mi avesse mandato avanti in 'aa' e io non volevo assolutamente che lo facesse, nonostante mi avesse urlato in faccia davanti a una folla di persone. Forse perché aveva degli occhi bellissimi, decorati da un piercing altrettanto bello.
Sono gli occhi che contano in un amico, vero?
Fatto sta che non volevo che mi facessero domande su di lui, non volevo che mi facessero domande e punto. Volevo solo tornare a casa e riuscire a completare il primo piccolo pezzo di un puzzle di cui ancora non avevo tutti i tasselli.
Nel frattempo che io pensavo, la maggior parte dei miei compagni di Francese avevano già lasciato la classe e io non potevo permettermi di uscire per ultimo o sarei stato troppo visibile agli occhi di Calum e soprattutto a quelli di Ashton.
Afferrai in fretta e furia la spallina del mio Eastpak nero e dopo aver fatto un piccolo slalom tra banchi, sedie e alcuni ragazzi, finalmente riuscii ad uscire dall'aula e ad addentrarmi nel corridoio inghiottito da studenti. Con la stessa velocità superai un po' di gente e cercai di uscire di lì il prima possibile.
La luce del sole andò a finire dritta nei miei occhi, abbagliandomi. Portai una mano sopra di essi a mo' di visiera di cappello per vedere meglio e fui lieto di scoprire che di Calum e Ashton non c'era alcuna traccia.
Mi diedi una sistemata veloce ai capelli biondi e tirai fuori dallo zaino il cellulare e cuffie; pronto per il viaggio di ritorno.
-
Avevo finito di mangiare da almeno un quarto d'ora e da almeno cinque minuti ero spaparanzato sul divano con il suo contatto aperto.
Avevo paura a chiamarlo, sentivo che sarebbe stata tutta una sola presa per il culo e che le cose non sarebbero andate per niente bene. In quel momento desiderai ardentemente di aver detto tutto a Calum in modo da farmi aiutare da lui, magari stringendomi la mano sinistra che non teneva il cellulare, magari tirandomi una pacca sulla schiena scherzosamente dandomi un po' di carica. Volevo che Calum sapesse già tutto ma non volevo dirgli nulla.
Alla fine lo feci. Premetti il tasto verde per far partire la chiamata e il mio cuore andava almeno dieci volte più veloce del classico 'tu tu' del telefono. Le mani tremavano -come le gambe d'altronde- e sudavano allo stesso tempo. Mi morsi il labbro inferiore per scaricare la tensione, giocando con l'anellino che bucava esso.
"Risponde la segreteria telefonica di-" E non ascoltai nemmeno il numero che chiusi immediatamente la chiamata. Rimasi sollevato dal fatto che non mi avesse risposto, mi resi conto della cazzata che stavo facendo e così decisi che non ci avrei neanche più riprovato.
E infatti non lo richiamai. Ma mentre giocavo a 'Crossy Road' e stavo quasi per battere il mio record, lo schermo del cellulare si illuminò con l'immagine e il 'nome' del ragazzo dai capelli blu e capii che era destino che quella chiamata si svolgesse. Ero convinto al 100% che non mi avrebbe richiamato: insomma, chi richiama i numeri sconosciuti? Io non lo faccio.
Presi ancora più coraggio di quello che mi ci era voluto precedentemente, perché sapevo che quella volta, quando avrei schiacciato lo stesso pulsante verde, ci sarebbe stato qualcuno dall'altra parte del telefono a rispondermi immediatamente.
"P-Pronto?" Dissi in imbarazzo subito dopo aver accettato la chiamata e appoggiato il cellulare sul l'orecchio per sentire.
"Hey, chi sei?" Disse Call me con voce squillante.
Mi schiarii la voce, alzando lo sguardo verso il soffitto come per chiedere ad ogni santo esistente una mano. "S-Sono Lu-...ehm sì- il ragazzo dell'autobus." Era stato ancora più complicato per me visto che non potevo semplicemente dire Luke, come invece avrei voluto fare.
"Il biondino che cercava di superarmi questa mattina?" Una sensazione fastidiosa si insinuò nelle mie viscere, facendomi aumentare il battito e la sudorazione. Ero felice che non mi avesse chiamato frocetto ma biondino.
"Sì."
"Non credevo mi avresti chiamato seriamente." Rise.
"Perché no?" Mi venne spontaneo chiedere, senza neanche lasciare che un secondo passasse dal suo ultimo suono pronunciato.
Me lo immaginai seduto sul suo letto, a gambe incrociate e con una mano tra i capelli. "Ho fatto questo scherzo ad un sacco di persone e tu sei una delle poche persone che mi ha chiamato per davvero." Ammise, e io mi sentii inghiottire dalle fessure tra i cuscini del divano. Questo era stato un colpo basso.
Ed io dovevo in qualche modo ricambiare. Così: "Oh beh sai, non avevo nulla da fare." E riuscii a sentire il suo silenzio, come se fosse rimasto sorpreso dalla mia risposta. In fondo doveva per forza essere così perché ero rimasto sorpreso anche io.
D'altronde era la seconda volta che ci parlavamo ed anche questa volta come quella precedente le parole mi uscivano di bocca senza che passassero prima dal cervello.
"Neanche io." Rispose dopo un po' e quando sentii la sua voce mi accorsi di quanto in quei pochi secondi mi era mancata. Eww, troppo sdolcinato. "Ma già che siamo qui, perché non ci conosciamo un po'?"
Spazio me:
Ehii NON SONO MORTA, SCUSATE ❤️É solo che in questi ultimi giorni di scuola sono stata molto impegnata e questo weekend avevo una gara da fare che ha occupato tre giorni interi.
Ma ora sono qua e siano riuscita a postarvi il capitolo 4. Noioso vero?
Oddio, non riesco più a non fare capitoli noiosi :((((((
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call me ❁ muke
FanfictionChiamami. "Ma chi cazzo é questo?" 2015-2016 || xxashtonsmile