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Luke's point of view.

Mi maledii mentalmente più di una volta per non aver portato con me un paio di cuffie per placare il nervosismo che avevo in corpo da quando Michael mi aveva messaggiato poco prima.

Non essendo stato a casa mia ma a quella di Calum avevo anche un pezzo di strada in più da fare, quindi ci avrei impegnato un bel po' di tempo e non potevo permettermi che il mio pensiero riuscisse a prendere voce nella mia testa per tutto il tragitto.

Molto spesso ascolto musica per poter far tacere quella voce fastidiosa che ogni due per tre deve dire qualcosa. Quando schiaccio play é un sollievo perché finalmente rimane zitta, o meglio parla ma io non la cago.

La vocina in quel momento continuava a tormentarmi sul fatto dell'uscita con Michael. Non avevo idea di quello che avremmo fatto e ovviamente non potevo assolutamente sapere che tipo di personalità avrebbe avuto Michael quella volta e il mio cervello continuava a ricordarmelo, facendomi agitare.

Quando finalmente, dopo poco meno di una decina di minuti impegnati a camminare, riuscii a intravedere i muri di casa mia, il cuore sembrava volesse uscirmi dal corpo e correre per i fatti suoi verso la fermata dell'autobus, che si trovava subito dietro l'angolo.

Con le mani che tremavano, cercai di sistemarmi un poco i capelli, che ovviamente erano ancora a posto vista tutta la lacca che gli avevo messo quella mattina. Non ero spettinato, stavo solamente cercando un modo per scaricare la tensione.

Finalmente raggiunsi casa, girai l'angolo e..

Michael non era lì.

Noi potei evitare di sentirmi quanto meno un poco deluso dalla cosa e non é che avessi paura che mi avesse piantato in asso ma, volevo vederlo il prima possibile.

Ora lo so con precisione, ma a quei tempi era difficile ammettere che non vedevo l'ora di incontrarlo, perché provavo tutte quelle sensazioni che solitamente si provano quando non vedi l'ora di fare qualcosa. Come quando non vedi l'ora di un concerto e quando arriva finalmente il giorno non sai se saltare dalla gioia o suicidarti perché non capisci più un cazzo, come quando la scuola sta per finire e fai il conto alla rovescia per scoprire quanti giorni mancano o come quando ti danno un pacco regalo da scartare e non stai nella pelle per scoprire cosa c'é dentro.

E Michael mi faceva sentire così, ma io ancora non lo sapevo. O almeno non volevo ammetterlo a me stesso.

Tirai il cellulare fuori dalla tasca, mi sedetti sulla panchina dove era seduto lui la prima volta che ci eravamo incontrati, e controllai che non avesse mandato qualche messaggio per avvisarmi di avere altro da fare e che non poteva venire.

Cosa altrettanto improbabile dal momento che era stato lui a chiedermi di uscire ma, sappiamo tutti che paranoie é in grado di creare la mente umana: soprattutto la mia.

E infatti: nessun messaggio.

Impaziente mi guardai in giro alla ricerca di quei capelli particolari che fin da subito mi avevano colpito. Ma non vedevo nulla e-

"Buh!" Un urlo mi colpì violentemente i timpani e delle mani si buttarono con prepotenza e forza sulle mie spalle, facendomi fare un salto che avrei potuto battere il record mondiale di salto in alto se solo qualcuno avesse misurato l'altezza. "Ehi frocetto! Mi aspetti da molto?"

call me ❁ mukeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora