L'urlo della vita

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That I'd fallen for a lie?
You were never on my side
Fool me once, fool me twice
Are you death or paradise?
Now you'll never see me cry
There's just no time to die

-No time to die, Billie Eilish

Qualche attimo dopo, la stanza venne invasa da una luce accecante tanto da costringere Kaye a chiudere gli occhi. Sentì un calore avvolgerla e il suono delicato di ali che si aprivano. Quando tornò il buio, riaprendo gli occhi si accorse che il suo angelo non c'era più. Si trovò a fissare il vuoto, con un senso di smarrimento che le serrava il petto. Che sia stato un sogno? Si chiese.

Era felice, felice di essere viva, grata a quel suo angelo custode. Sapeva che non si trattava solo di un sogno, il sangue sul pavimento ne era la conferma. Sui suoi polsi si erano materializzate due voglie a forma di mezzaluna. Le lacrime le rigavano il viso mentre le osservava, e un profondo sospiro scaturì dalle sue labbra.. Che razza di imbecille, pensò tra sé e sé. La lettera d'addio era ancora sulla scrivania, non aveva la forza di rileggerla, ingoiare di nuovo quel dolore non le avrebbe fatto bene. Con una determinazione che non le era solita avere, la prese e la gettò nel cestino, sentendosi subito più leggera.

Non poteva, però, ignorare i segni evidenti del tradimento che aveva scoperto. Poteva fregarla una volta, due, si sa che quando si ama si diventa ciechi davanti all'evidenza, ma la terza non sarebbe mai arrivata. Lo schermo del suo cellulare si era illuminato diverse volte ed era sempre lo stesso nome a chiamarla e a mandarle messaggi. Dovevo immaginare che quello che mi stava dando fosse solo una stupida illusione, pensò tremando. Ripensò all'attimo prima di scegliere la via più veloce e facile, Camilla, una ragazza del gruppo le aveva mandato una serie di foto, lui era con altre. Non ne bastava solo una con cui tradirla ma erano decine, alcune Kaye le conosceva solo di vista, Herolight non era di certo una delle città più grandi del Paese, e altre erano colleghe di lavoro dello stronzo. Il solo tradimento l'avrebbe ferita ma di certo non l'avrebbe portata a quel gesto se non fosse che lui trovava ogni momento per tormentarla, per dirle che non valeva nulla, che, come si vestiva, non era adatta, nessuna via di mezzo tra l'essere troppo scialba o troppo sensuale e attirare sguardi altrui. Minacce, schiaffi, insulti su insulti, fino a farle credere di essere veramente una nullità, fino ad arrivare a quel messaggio che aveva rotto tutte le ultime difese.

"Sei così inutile persino come fidanzata non riesci a soddisfare il tuo uomo, ti ho tenuta con me per pena, nessuno ti vuole e nessuno ti ha mai voluto proprio come tuo padre!"

Un messaggio che la distruggeva come donna ma ancora prima come persona. Le lacrime erano scese copiose e le appannavano la vista, non riusciva a vedere nessuna luce alla fine del tunnel, tutti gli insulti che aveva ricevuto negli ultimi due anni di relazione le tornarono alla mente così vividi e dolorosi che sperò di morire, lo voleva così tanto da non pensare della loro relazione. Nel giro di qualche mese quel loro rapporto da tutti invidiato iniziava a diventare un inferno personale. Kaye lavorava tutti i giorni e per otto ore senza poter tornare a casa durante il pranzo. La sera, stanca, faceva fatica anche solo a togliersi i vestiti e mettersi il pigiama, ma per Leopold lei doveva cucinare, sistemare la casa e far trovare tutto pronto al suo ritorno. Solo ora la ragazza si rendeva conto di quanto fossero assurde le sue pretese, viveva sulle sue spalle, non vivevano ufficialmente insieme ma lui era sempre nel suo appartamento a dettare legge. Se quello che aveva richiesto non era stato esaudito dalla ragazza era facile che in casa volassero schiaffi e minacce. Per settimane Kaye non era uscita di casa a causa di alcuni graffi e lividi sul viso, il peggio era quando quei segni non si vedevano perché erano dentro di lei e la divoravano. Aveva paura, tanta, di rimanere da sola, di essere inutile anche a sé stessa, ma soprattutto quel suo cuore maltrattato non capiva che quello che provava non era più amore ma necessità di sentire qualcosa. Anche il dolore le andava bene, ma qualcosa in lei era cambiato e non ne poteva più. re a nient'altro. Voleva solo che per un attimo tutto quel dolore svanisse e potesse tornare a respirare. Kaye ormai lottava contro sé stessa da anni senza mai accorgersi che quello che provava non poteva essere colpa sua, non poteva controllarla. La depressione non è un qualcosa di momentaneo e a fasce orarie. Ti prende quando non te l'aspetti, a volte è solo più flebile e quella forza che hai dentro di te ti aiuta a schiacciarla. È come un'ombra, la depressione, dipende dalla luce della tristezza che ti schiaccia ed è un attimo che ti ritrovi al punto di non ritorno, lei lo sapeva, ora. Aveva aperto gli occhi sulla vita, quello che faceva, il suo lavoro, le amicizie di cui si era circondata, lui... erano tutte cose che non la facevano stare bene, la tenevano sempre ferma nel suo abisso. L'apparizione e il salvataggio da parte dell'angelo per lei voleva solo dire, rinascere. Si mise a sconvolgere la sua stanza, a buttare tutto ciò che non le piaceva davvero, mandò a fanculo il suo capo e si mise a ridere, a ridere di gusto, forse per la prima volta dopo anni. La strada per la guarigione era ancora lunga, ma alleggerirsi era di certo un passo fondamentale, che le avrebbe permesso di muoversi a gran velocità per tornare a vivere. Il passo successivo fu quello più difficile, confrontarsi con la causa del suo gesto.

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