Nervous, trip over my wordsYou're so pretty it hurts
-I'm yours sped up, Isabel LaRosa
L'angelo la teneva stretta tra le sue braccia, la sentiva singhiozzare e le lacrime si mescolavano alle gocce d'acqua che ancora bagnavano il suo corpo. Aveva perso la cognizione del tempo, poteva crollare il mondo, i demoni potevano salire in superficie e bruciare ogni cosa davanti al loro cammino ma lui non si sarebbe mai spostato da quella posizione. Sentire Kaye così vicino a lui lo faceva sentire bene, nonostante la situazione una felicità gli montava dentro. Che fossero bricioli della sua umanità che si facevano sentire tra le costole e il cuore. Batteva così forte da sentirlo nelle orecchie. Dopo attimi fermo pensando solo a sorreggerla, perché era certo che senza di lui sarebbe crollata da un momento all'altro, le iniziò ad accarezzare la schiena e poi i capelli con movimenti lenti e ritmici. Questo suo atteggiamento sembrò calmarsi, poteva sentire i singhiozzi affievolirsi, le lacrime asciugarsi sul torace. Bastò poco che la ragazza si scostò da lui e con la manica della giacca si asciugasse il viso, mostrandogli uno dei suoi soliti sorrisi pieni di tristezza. Non riuscì a dirle nulla, voleva darle tempo per riprendersi, aveva paura che avrebbe rimesso su la sua maschera e che quel momento finisse così come era iniziato, in un battito d'ali.
«Scusami, sono piombata in casa tua», si allontanò ancora dandogli le spalle. La voce ancora ridotta a un sussurro, gli occhi arrossati dalle lacrime come anche la punta del naso. Gli parve di vedere un angelo, e lui di questo ne era esperto.
«Non devi affatto scusarti con me, non lo fare mai Kaye», gli si avvicinòa passo lento, per paura di spaventarla, alzò una mano per poggiarla sulla spalla ma lei si scostò ancora prima che potesse toccarla.
«Meglio che vada, ho sbagliato a venire qui», si diresse alla porta e Azrael con la poca lucidità e forza si spinse velocemente a bloccarle il passaggio.
«Non sarebbe saggio da parte mia farti guidare a quest'ora e ancora meno in queste condizioni».
«Azrael, ho sbagliato tutto, pensavo di fare la cosa giusta, pensavo di sentirmi meglio ma ora sento solo che cado a pezzi ed è meglio che torni a casa».
«Dovrai passare su di me», il suo tono risoluto fece rabbrividire la ragazza, cercò di obiettare ancora ma l'angelo le prese il viso tra le mani e lo alzò fissando gli occhi nei suoi. «Dimmi cosa fare, dimmi cosa devo fare per rimettere i pezzi del tuo cuore a posto».
Kaye non seppe cosa rispondere, lo guardava confusa e una parte di lei voleva dirgli come fare. Quel momento così intimo si fece più complicato quando lo sguardo dell'angelo guizzava tra le labbra e gli occhi di lei. Come incantata ripeteva gli stessi movimenti e sembrava che la gravità li spingesse uno più vicino all'altro. Kaye si riprese in tempo, non poteva farlo, si sarebbe pentita con ogni cellula del suo corpo. Mentiva a sé stessa, nascondeva i suoi sentimenti sempre più in profondità ma come una molla tornavano a galla ogni volta più prorompenti e terrificanti.
«Resta».
Bastò quella parola a far crollare anche l'ultima barriera. Ebbe la forza di muovere la gamba indietro per mettere distanza, seppur fosse certa che una parte del suo cuore era incastrato in quel momento.
«Dovresti vestirti...», tossicchiò imbarazzata.
«Se qualcuno non fosse piombato in casa mia sarei già nel mio letto», lo disse con un tono dolce e scherzoso. Nonostante questo le sembrò di ricevere uno schiaffo in pieno viso. Poco dopo la sua mente venne affollata dalle frasi che si era sentita dire per anni.
"Sei davvero opprimente, vuoi sempre che tutti pensino a te ma non hai riguardo per gli altri". Il suo sguardo assente fece allarmare l'angelo e il sorriso gli morì sulle labbra.
«Kaye, va tutto bene. Mi cambio e ti porto qualcosa da indossare per la notte, ti va di mangiare alcune caramelle con me dopo?»
La ragazza si riprese, seppur con fatica riuscì ad annuire. Kaye si sedette sul divano, poteva guardare con interesse l'angelo riprendere l'asciugamano da terra, andare in bagno, uscirci con solo dei boxer addosso che la fecero arrossire e cercò di distogliere lo sguardo ma fallì in modo disastroso. Tornò poco dopo con una maglia e un pantalone di tuta nera e rossa tra le mani. Lui indossava un classico pigiama blu che gli andava evidentemente stretto sulle spalle.
«Satana ancora non ha capito la mia misura e non sono molto bravo a fare... come si dice? Ah shopping!», le sorrise porgendole i vestiti. «Il bagno è sulla sinistra, ti aspetto qui».
Lei annuì e si chiuse nel bagno. Le lacrime minacciavano di uscire una volta davanti allo specchio. Si spogliò guardando la porta con fare insistente nonostante non volesse che Azrael entrasse da quella porta, una parte di lei lo desiderava, indossò i vestiti che le aveva dato. Tornò nel salotto e lo trovò con le gambe incrociate sul divano con un pacco di caramelle tra le mani e un film anni '60 in televisione. Tirò fuori il telefono dalla tasca dei jeans facendoli cadere, ma riuscì a catturare lo sguardo di Azrael mentre la guardava con le dita e le labbra impiastrate dallo zucchero. Sorrise divertita davanti a quella scena e raccogliendo gli indumenti si sedette al suo fianco.
Senza dire una parola l'angelo le porse la busta e lei prese alcune caramelle mangiando con calma. Stargli accanto creava nella testa e nel cuore di entrambi dei vortici di emozioni così difficili da decifrare e comprendere. Si scambiavano occhiate di sottecchi ma nessuno riusciva a prendere l'iniziativa e parlare di quello che era accaduto.
Quando il film finì, Azrael spense la televisione con il telecomando, si accorse solo allora che Kaye si era addormentata sul bracciolo e si teneva la testa con la mano aperta come a darsi una carezza. La prese in braccio cercando di non svegliarla e la portò a letto, la mise sotto le coperte, tentennò sul darle un bacio sulla fronte. Si maledì uscendo in silenzio dalla stanza sistemandosi di nuovo sul divano. Tirò la coperta fino al petto sperando che non salisse e gli lasciasse scoperti i piedi. Guardò il soffitto sospirando e sperando di addormentarsi velocemente. Eppure sembrava che il sonno non volesse farsi prendere quella notte. Le immagini del volto di Kaye arrossato, il suono dei singhiozzi, e il calore delle lacrime non riuscivano a fargli chiudere occhio.
Sembrava quasi riuscirci quando un urlo squarciò il silenzio della stanza. Azrael si alzò di scatto correndo nella direzione dell'urlo. Aprì la porta facendola cigolare e fermò le braccia della ragazza che si dimenava nel letto madida di sudore.
«Kaye, tranquilla ci sono io qui va bene? Sono Azrael, respira, è solo un sogno», con la voce scossa e un po' impastata dal sonno cercò di calmarla. La ragazza sembrava aver avvertito la sua presenza e si calmò balbettando qualcosa di incomprensibile. Quando le lacrime non le rigavano più il volto e il respiro sembrava essere più regolare l'angelo decise di tornare alla postazione della notte ma Kaye allungò il braccio afferrandolo dal lembo della maglietta.
«Azrael per favore non andare via»
«Sono solo nell'altra stanza, puoi fare sogni tranquilli»
«Resta qui con me, ho bisogno di te».
Quanto fosse dettato dal sonno e quanto fosse il vero sentimento provato da Kaye in quel momento all'angelo non importava. Voleva saperla tranquilla e spostandola con estrema cura si mise accanto a lei. La ragazza sospirò, si accoccolò a lui con la testa sul petto e una mano a circondargli la vita. Azrael trattenne il fiato prima di posare il braccio attorno alle sue spalle. Sentiva le palpebre così pesanti da sembrare macigni, voleva assicurarsi che Kaye stesse bene ma era così stanco.
«Grazie», fu l'ultima cosa che sentì prima che venisse inghiottito dall'oscurità.
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Welcome home
FantasyLei era un'anima selvaggia, forte che crollava solo davanti a sé stessa. Lui desiderava solo la pace. Il Paradiso affascina tutti, tranne chi ci vive da secoli. Azrael era sempre stato il più pacato dei suoi fratelli, non gli interessava il potere...