I once was a man with dignity and grace
Now I'm slippin' through the cracks of your cold embrace-Let me down slowly, Alec Benjamin
«Aspettavo da tanto questo nostro incontro, fratellino», prendendo una bottiglia dal bancone si versò il liquido nel bicchiere e lo porse ad Azrael. L'angelo scosse il capo e Satana alzando i sopraccigli ne bevve un lungo sorso. «Sai, sei sempre stato il mio preferito in quella gabbia luccicante».
Azrael lo guardò fisso negli occhi, non era mai stato di molte parole, non ne aveva mai avuto bisogno. «Sai già cosa mi è successo e chi mi ha mandato da te, immagino», lo incalzò.
L'angelo caduto sorrise, era in modo lampante divertito da tutta quella storia, non aveva mai visto il fratello fare la scelta sbagliata per il sistema celeste. Aveva sempre seguito gli ordini senza battere ciglio. «Io - si indicò fiero- so sempre tutto, fratellino».
L'angelo si guardò attorno, il locale iniziava ad affollarsi e vedere così tanti umani gli fece vorticare la testa. C'è puzza di morte. Si guardò attorno assottigliando gli occhi.
«Azrael, è inutile che cerchi, qui dentro sono solo corpi», la voce roca e seria di Satana lo fece voltare di scatto fissando i suoi occhi. Non mentiva, gli umani presenti alla Porta dell'inferno non erano vivi, possedevano la loro anima, erano materiali ma qualcosa era marcio. «Chiunque metta i piedi in questo posto non ha nulla da perdere, i peccatucci ce li hanno tutti sulla Terra, chi più, chi meno e io quando posso li realizzo».
Era tutto chiaro quello che il fratello facesse in quel luogo, spacciava la sua grande forza, la superbia. Così tutti gli uomini lì presenti si ergevano ad essere migliori dei loro simili, nel lavoro, nelle relazioni private, in tutta la loro decadente vita. Azrael si chiese se sapessero che la loro anima sarebbe stata relegata nelle viscere dell'inferno alla loro morte.
«Non preoccuparti per loro, non c'è più nulla da fare, gli umani si maledicono da soli», Satana bevve un ultimo grande sorso e lasciò il bicchiere sul bancone facendo segno al ragazzo di pulire. «Andiamo nel mio ufficio a parlare».
Azrael lo seguì in silenzio, prima lungo un corridoio con il tappeto rosso e le pareti nere, poi dietro a una porta blindata con sopra una scritta Non disturbare il diavolo che dorme. Doveva ammetterlo, il senso dell'umorismo del fratello era migliorato con i secoli.
Una volta seduti Satana lo guardò e scoppiò a ridere. «Sei sempre così serio tu? Non sei morto di noia nella gabbia dorata?», rise ancora più forte, sperava che il fratello comprendesse la sua battuta velata, ma Azrael non mosse un muscolo. «Che palle- sbuffò- era più divertente Michele quando è passato da me qualche giorno fa». Tra i due non scorreva buon sangue, il diavolo non era famoso per perdonare chi lo pugnalava alle spalle. La Guerra Santa mossa da Michele secoli prima verso di lui non era argomento di discussione, nessuno seppe cosa successe davvero quel giorno. Satana diceva che aveva fatto fuggire l'altro con le ali tra le gambe, Michele diceva l'inverso. Nessuno era però interessato a scoprire la verità.
«Sta bene?», gli chiese preoccupato, non sapeva nulla del fratello e nessuno nei sette cieli aveva più fatto il suo nome. Non aveva capito il perché del suo esilio, il taglio delle ali era avvenuto a porte chiuse, nessuna sentenza era stata espressa agli altri angeli della corte. Gabriele voleva vendicarsi personalmente, ed era meglio farlo senza far vedere la sua furia. Bastavano le voci che giravano, il terrore negli occhi degli angeli che lo guardavano per sbaglio prima di inchinarsi. La paura si insidia in ciò che non si conosce.
«Tu sei in esilio e ti preoccupi dell'arcangelo? - alzò gli occhi al cielo- Angelo incorreggibile. Sì, sta bene Azrael non preoccuparti, ora veniamo a noi». Dal cassetto della scrivania fece uscire tre mazzette e le mise sul tavolo spingendole verso il fratello. «Immagino tu sappia cosa sono, soldi, te ne serviranno per sopravvivere, penso che tu possa continuare a non aver bisogno di cibo e acqua solo per qualche giorno prima che inizi ad avvertire l'umanità, non penso che i nostri fratelli ti abbiano concesso di prendere una valigia e qualche snack celeste per il viaggio.»
Azrael voleva rifiutare quell'apparente gentilezza, era risaputo che dietro a qualsiasi tipo di aiuto di Satana c'era da ripagarlo con gli interessi.
«Smettila di essere così sospettoso, non ti chiedo nulla in cambio, ti ho già detto che mi sei sempre stato simpatico no? Prendilo come regalo per tutti i compleanni che mi sono perso», Azrael lo guardò intensamente, non sapeva cosa fossero ma Satana non aveva tempo da perdere. «I miei demoni ti accompagneranno in una casa sicura, puoi stare lì per tutto il tempo che ti serve», schioccò le dita e apparvero alle sue spalle due uomini vestiti di nero e pelle.
Azrael si alzò, voleva ringraziarlo, ma prima che potesse parlare in enochiano lui lo bloccò. «Non ringraziarmi, non ora almeno fratello. Ti chiedo solo di essere presente alla festa del locale tra due settimane, ti farò venire a prendere dai miei uomini».
L'angelo annuì e seguì i demoni che lo superarono smuovendo l'aria stantia di alcol e fumo. Satana si accese una sigaretta. Oh, Gabriele, se questa guerra la vuoi giocare slealmente, non sai cosa ti aspetta , pensò.
Passarono solo quaranta minuti prima di arrivare all'appartamento che gli aveva prestato Satana. L'edificio non cadeva a pezzi, questo era già una vittoria. I demoni lo scortarono fino all'appartamento, scosse il capo appena vide il numero sulla porta 666. Doveva ammetterlo il diavolo non faceva nulla per caso. Quando la porta si chiuse dietro di lui, mise i soldi sul tavolo, ci impiegò diversi minuti prima di capire come aprire le tapparelle in cucina e poi seguì lo stesso procedimento nelle altre stanze.
Si guardò intorno, non vedendo da secoli i ricordi delle anime non riusciva più a capire nulla dell'evoluzione subita dagli umani. Alcune cose le avevano anche in Paradiso, il caffè era lì ma una volta preparato quando lo bevve lo sputò tutto. Doveva immaginarlo, essendo ancora angelo il cibo degli umani aveva un sapore orrendo. Per un attimo pensò di andare in giro a chiedere informazioni su Kaye, ucciderla nel pieno delle forze, ma si accasciò al suolo, le mani premute sul viso e scoppiò a ridere. «Basterà solo rimanere immobile, finalmente posso avere la pace che ho bramato per tutti questi secoli, solo un anno e potrò riposare». Quella consapevolezza gli trafisse le viscere.
Azrael aveva scelto, nessuno si sarebbe mai aspettato che l'angelo della morte potesse danzare così tanto con l'antitesi della vita senza desiderarla. Ora lui la voleva così tanto che sperò arrivasse in fretta la sua umanità per poter mietere l'ultima anima, la sua.
Spazio autrice:
Cosa ne pensate di Satana? E della decisione di Azriel? Fatemi sapere, aspetto con ansia i vostri commenti.
Un saluto, Alex
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Welcome home
FantasyLei era un'anima selvaggia, forte che crollava solo davanti a sé stessa. Lui desiderava solo la pace. Il Paradiso affascina tutti, tranne chi ci vive da secoli. Azrael era sempre stato il più pacato dei suoi fratelli, non gli interessava il potere...