Le lacrime della morte

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I am lost in a rainbow

Now our rainbow is gone

Overcast by your shadow

As our worlds move on

-In This Shirt, The Irrepressibles

Il tocco di quella misteriosa anima aveva acceso un fuoco nella stanza, un bagliore rosso che bruciava intensamente. Azrael sentì il suo stomaco ribellarsi mentre cercava con fervore di trattenere il conato di vomito che si insinuava in gola. Il mondo intorno a lui sembrava girare come un turbine di sensazioni sconcertanti che lo avvolgeva. Quando dopo una lunga agonia tutto si fermò, Azrael aprì timidamente gli occhi e si ritrovò in un ambiente completamente diverso. Non c'era più il suo ufficio immacolato, ma un appartamento terreno, sconosciuto e dallo stile trasandato. La sua giacca bianca era ora intrisa di un rosso cremisi. L'anima, ancora saldamente attaccata al suo braccio, era un'evidente prova tangibile di ciò che era accaduto. Azrael sentì l'emozione confondersi con l'incredulità mentre cercava di elaborare la portata di quel teletrasporto pressoché impossibile.

«Aiutami, ti prego», gli chiese con voce flebile. La giacca si stava macchiando ancora di più, poteva sentire chiare le gocce di sangue che cadevano e si infrangevano sul pavimento. Un suono cadenzato, ritmico da indurre la nausea.

«Io... io non posso», balbettò, non sapeva per quale assurdo motivo cercasse di dare spiegazioni all'anima accanto a lui ma era come soggiogato, da quel rumore e dall'odore ferroso.

«Calmala!», urlò la ragazza con le ultime forze rimaste prima di accasciarsi sul pavimento strattonandolo facendogli perdere l'equilibrio. Fu allora che Azrael alzò lo sguardo e vide la morte in faccia. Non scendeva sulla Terra da secoli, aveva deciso di non mietere più anime ma di accompagnarle. La morte porta morte e nonostante le milioni di persone viste morire davanti ai suoi occhi, lui non aveva mai visto un dolore così grande.

La ragazza giaceva sul pavimento, inerte, con i polsi sanguinanti e accanto a lei delle lamette da rasoio. Le sue labbra secche e pallide cercavano di formare parole che non riuscivano ad uscire, di trattenere un respiro che si faceva sempre più flebile. Sollevò lo sguardo e i loro occhi si incrociarono, sbattevano veloci, combattevano per rimanere aperti e continuare a vivere. Una singola lacrima le rigò il viso, tracciando un sentiero di dolore. Azrael, in un batter d'ali, sentì qualcosa di umido e caldo bagnare il sul volto, alzò le mani per toccarsi e notò che anche lui piangeva. Non aveva mai pianto in tutti quei secoli, mai una sola goccia versata, eppure ora non riusciva a trattenersi, in quel momento, le lacrime fluivano senza controllo. Gli occhi vitrei della ragazza erano fissi su di lui, imploranti. In quel silenzio opprimente, Azrael solo in quel momento comprese il messaggio silenzioso che lei cercava disperatamente di comunicargli: «Ti prego, aiutami». Le sue ali ebbero un fremito contro ogni logica, erano pronte ad avvolgerla e proteggerla da quel baratro di disperazione.

L'angelo non sapeva se gli chiedesse una morte rapida o di salvarla, lui, in quanto angelo, poteva fare entrambe le cose: la prima l'avrebbe riportato in Paradiso ai suoi nomi da catalogare, la seconda nel migliore dei casi alla sua morte. Era tormentato dall'incertezza, perché andare contro il disegno divino era contrario alla natura degli angeli. Pur dotati di libero arbitrio, vi erano ancora degli aspetti oscuri, sconosciuti a tutti, persino a Dio stesso.

Le gambe di Azrael si mossero da sole, rapide e malferme, si avvicinò alla ragazza. I loro sguardi si incrociarono, con la forza residua che aveva nel suo corpo, lei sollevò il polso sfigurato e gli asciugò le lacrime. Come poteva, a un passo dalla morte, provare compassione per lui, la stessa persona che avrebbe potuto prendere la sua anima senza sentirsi in colpa? Annuì, aveva accettato il suo destino? Era pronta a morire? Nella mente dell'angelo, ancora risuonavano le urla dell'anima della ragazza, imploranti di aiuto. Quel ronzio incessante non smetteva di vibrare nelle orecchie di Azrael. Alzò una mano e le carezzò il volto spostandole i capelli da davanti agli occhi. Lei emise un singhiozzo sommesso, poteva percepire la sua anima diventare più nitida dietro di lui mentre la ragazza che stava toccando si spegneva. Fu in quel momento che qualcosa dentro di lui si ruppe, una catena invisibile che aveva avvolto il suo cuore e la sua anima per secoli.

«Mi dispiace», le sussurrò con voce flebile, prima di prendere i suoi polsi tra le mani. Segnò con il pollice la linea rossa, socchiuse gli occhi.«Salbrox». Vivi. «Salbrox» vivi, urlò più forte, fino a squarciare il silenzio, fino a ché i suoi occhi iniziarono a sanguinare.



Spazio autrice:

Qui è Alex che parla, fatemi sapere cosa ne pensate di questo primo capitolo, spero vivamente che vi sia piaciuto, come sempre sono a disposizione per qualsiasi tipo di confronto, grazie mille.

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