Le falci della morte

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And she knows
She knows
And I know she knows
And I know she knows
And deep down she knows
She knows
And I know she knows
And I know she knows

-She Knows, J. Cole

Quando Kaye aveva perso conoscenza, l'angelo l'aveva portata nell'ufficio di Satana, la sentiva calda tra le sue braccia, quasi rovente. Continuava a chiamarla in attesa che si svegliasse.

«Allora è lei», si chiese sorridendo il diavolo. Azrael annuì prima di poggiarla sul divano. Ci vollero alcuni minuti prima che la ragazza riprendesse conoscenza. Kaye sentì rumori ovattati e lontani, aveva la testa pesante, ma il suo corpo non voleva ancora collaborare.

«Si sta svegliando Azrael, vado a prenderle dell'acqua», assentì qualcuno nella stanza, la ragazza non sapeva chi avesse pronunciato quelle parole.

«Non alzarti velocemente, sei stata priva di sensi diversi minuti», l'angelo parlò avvicinandosi a lei. Kaye non lo ascoltò e si mise a sedere.

«Cosa è successo?», gli chiese alzando lo sguardo su di lui. Il dolore era sempre presente e la testa iniziava a vorticare.

«Stiamo cercando di capire, Kaye», le disse dolcemente. Le guardò i polsi e le sopracciglia si alzarono dallo stupore, non poteva essere possibile. Prima che Azrael potesse spiegarle cosa stesse succedendo Satana rientrò nella stanza come un matto.

«Ecco a lei dolcezza, lo sa che non deve accettare l'acqua dal diavolo? Ma giuro che questa volta non ci ho messo dentro nulla, Azrael me ne vorrebbe», scherzò porgendole il bicchiere.

Kaye lo ringraziò distrattamente. Azrael, cercando di essere più discreto possibile, fece segno al fratello di guardare i suoi polsi. Satana ci impiegò qualche istante prima di notare i segnali e abbassò lo sguardo. «Oh! Porco me!», sospirò. «Fratello è meglio che tu vada a casa, spiegherò tutto io alla fanciulla».

L'angelo anche se riluttante uscì dall'ufficio, accennando un saluto veloce e cercò come tornare nel suo appartamento.

Il Diavolo non aveva parole, il problema in cui si era andato a incastrare ora era troppo grande. Quella sensazione gli fece allargare il sorriso, Kaye lo guardava confusa.

«Vorrei saltare le presentazioni ma sono necessaria», si alzò in piedi e continuò, «Sono Satana, sì se te lo stai chiedendo il figlio bastardo, l'angelo caduto chiamami come vuoi tesoro, Azrael, il fratello meno attraente è l'angelo della morte, lo avevi evocato mentre eri mezza morta qualche settimana fa, lui ti ha salvato ma è stato esiliato perché ha interferito con il ciclo della natura e stronzate del genere.»

L'espressione dipinta sul volto di Kaye era un enigma, l'esatto punto di incontro tra il sorpreso e lo scettico.

«Ora tesoro, quelle che hai sui polsi sono le falci della morte, Azrael, un coglione a mio parere per non essersi accorto di un cazzo- alzò gli occhi al cielo- sono i segni che lascia a chi è stato baciato dalla morte ma, come te, è vivo e vegeto.» Quella era l'unica spiegazione che poteva darle al momento senza terrorizzarla.

La ragazza iniziò a spalancare gli occhi, ora il puzzle che stava componendo da giorni nella sua testa aveva un senso. Nonostante mangiasse la sua fame si ampliava sempre di più, nonostante bevesse, l'acqua sembrava non dissetarla. La notte non dormiva, nel momento in cui riusciva a chiudere gli occhi gli incubi la divoravano costringendola a caraffe di caffè e docce fredde.

«Cosa vuol dire esattamente?», era il momento per sapere tutto e dare una conferma alle sue supposizioni.

«Ti faccio il disegnino tesoro? Azrael non ha mai, nei secoli dei secoli- congiunse le mani ridendo- marchiato nessuno, solitamente accade a causa della volontà del morente, non volevi morire vero Kaye?», le si avvicinò piegando la testa per guardarla negli occhi.

La ragazza scosse il capo.

«Lo sapevo! Ecco tutto spiegato!», batté le mani soddisfatto, spingendosi con la punta delle scarpe fece una giravolta.

«Lo è per te non per me, perché ora che Azrael è lontano io non soffro più?»

«Perché il dolore che senti, non era il tuo... era il suo.»

La ragazza era più lucida, l'arcangelo doveva essere molto lontano ormai. «Quindi... mi stai dicendo che in qualche modo sono collegata ad Azrael?»

«Userei più il termine legata, ma è la stessa cosa, vedila come ti pare. Kaye, quello che ti sto dicendo è che finché mio fratello avrà i pieni poteri solo stargli vicino porterà alla tua o alla sua morte, dipende dai punti di vista.»

Era tutto così assurdo che nonostante i fatti parlassero chiaro non voleva crederci. Essere legata a un angelo, per di più a colui che incarna la morte, ora che aveva fatto pace con la vita era davvero una sfortuna pazzesca.

«Quindi, mi stai dicendo che basta stargli lontano e non morirò?» «Teoricamente sì tesoro, ma la situazione è più complessa. Azrael sta soffrendo perché sta diventando umano, sta perdendo le ali, la sua immortalità, sta patendo la fame e la sete, con il passare del tempo sarà sempre peggio e se lui non uccide te, prima muore e poi Gabriele, l'altro fratello inutile ti ucciderà.»

«In ogni caso sono morta?», il suo tono era sarcastico ma dentro di lei iniziava a montare l'ansia.

«Esatto, ma fidati del diavolo e il problema svanisce». Si sedette accanto, le diede alcuni colpi sulla spalla. «Tra qualche settimana Azrael sarà più vulnerabile, mi assicurerò che si nutra e che non muoia nel frattempo».

«Dovrei fidarmi del diavolo? Sei forse impazzito?»

«Forse- scrollò le spalle- ma ora non conta, fidati e a fine anno potrai andare a festeggiare il Capodanno alle Hawaii.»

«E tu cosa ci guadagni da tutto questo?», Kaye sapeva perfettamente che con il Diavolo non si poteva aspettare un dare senza ricevere. Aveva in mente qualcosa, voleva saperlo per essere previdente e non mettersi in situazioni ancora più pericolose.

«Un bacio?», chiuse gli occhi e allungò le labbra verso di lei, in risposta ricevette uno schiaffo in pieno viso. Satana si massaggiò il viso, le aveva fatto male, quei marchi non la legavano ad Azrael sono nel male a quanto pareva. «Okay, ma non serviva essere così manesca». Sorrise famelico. «È così difficile pensare che voglia solo il bene del mio fratellino?»

Kaye si morse la lingua, voleva dire di sì, fargli ammettere che tramava qualcosa ma non riuscì a dire nulla. La fame iniziava a farsi sentire. «Tuo fratello ha fame, ha anche bevuto qualche birra, ti consiglio di andarlo a controllare, io torno a casa.» Detto ciò, Kaye andò via senza degnarlo di uno sguardo. Una volta arrivata a casa aveva bisogno di fare delle ricerche in merito, doveva trovare da sola le risposte. E giurava che le avrebbe trovate tutte.

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