Quella sera le stelle sembravano brillare come raramente succedeva in una città metropolitana eppure quella sera sembrava essere un'eccezione, un'eccezione anche per loro. C'erano poche macchine – insolito – e tra le strade regnava il silenzio, soltanto da qualche casa si udiva il vociare di qualcuno intento a svolgere le ultime mansioni della serata, risate e anche un litigio ma sembrava passare tutto in secondo piano, tutto era coperto dallo scoccare continuo di baci, gemiti mal trattenuti e qualche risata per coprirli. Quella sera Roma era tutta per loro.
- "Dai Simo', non qua." Sussurrò Manuel, con il corpo premuto contro il muro dall'intonaco giallastro – e delle macchie che no, non voleva proprio sapere che cosa fossero – dietro di lui e con l'altro ragazzo che gli stava praticamente schiacciato addosso. "Se po affaccia' chiunque 'n qualsiasi momento e nun vorrei ave' nessuna nonnetta sulla coscienza per almeno qualche anno." Aggiunse ridacchiando e indicò, alzando lo sguardo, una finestra situata poco più sopra delle loro teste.
Simone, però, sembrava non essere della stessa opinione e con noncuranza continuò a lasciare baci umidi sul collo, a percorrere il suo corpo con le mani e a guardarlo come se fosse lo spettacolo migliore del mondo e forse lo era, per Simone lo era davvero.
- "Ti ricordo che non abbiamo molta scelta." Pronunciò contro la pelle dell'altro, scostandogli il colletto della giacca di jeans – la sua, per essere precisi – e provocandogli centinaia di brividi. "O ti sei forse scordato che da te c'è tua madre e da me mio padre e mia nonna?"
Il maggiore sospirò rumorosamente e gettò la testa all'indietro – sperava seriamente di non prendere i pidocchi – per potersi beare al meglio dei baci dell'altro.
- "A che serve ave' i genitori fidanzati se poi manco passano del tempo insieme? Almeno 'na casa libera ce la potrebbero lascia'." Sbuffò lui e strinse più forte la vita dell'altro con le mani. "E invece niente."
Per tutta risposta, Simone lo prese di peso e gli fece allacciare le gambe sulla sua vita.
- "Mi dispiace per tutte le nonne della zona ma io non riesco a resisterti." Disse con le labbra vicinissime a quelle dell'altro. "Ti voglio, Manu."
E no, Manuel non aveva abbastanza autocontrollo per poter resistere a Simone che lo chiamava in quel modo e gli diceva di volerlo e, se anche lo avesse avuto, probabilmente non gli avrebbe detto di no ugualmente. Perché Manuel poteva far tutto ma non rifiutare Simone, per imparare a farlo non gli sarebbe bastata una vita e forse nemmeno avrebbe voluto farlo.
- "Allora prendimi."
E Simone non se lo fece ripetere una seconda volta, se lo strinse meglio addosso e si avvicinò per baciar-Il rumore di un ramo contro la finestra sembrò il preludio di una catastrofe per il sonno poco profondo di Manuel che, a causa del suddetto rumore, si ritrovò quasi a gridare mentre scattava seduto al centro del letto con la fronte imperlata di sudore. Il cuore gli batteva all'impazzata e gli servirono più secondi del solito per riuscire a vedere nitidamente la stanza che lo circondava e rendersi conto che no, non si trovava in nessun vicoletto della capitale e le stelle non brillavano come fari – anzi c'era una tempesta tremenda, la pioggia scendeva fitta e il vento tanto forte da poter sradicare anche qualche albero – eppure gli sembrava di sentirle davvero le mani di Simone su di lui.
Ancora. Era successo ancora. Ancora una volta Manuel aveva fatto sogni decisamente poco casti che vedevano protagonisti lui, Simone e un qualsiasi angolo del mondo – era certo di aver toccato il fondo dopo aver fatto un sogno ambientato a casa di Lombardi e con quello presente ma, dopotutto, il peggio più sempre arrivare – una dose infinita di baci e lui che urlava fin troppe volte il nome dell'amico. Soltanto a pensare a Simone come un amico gli venne da ridere istericamente ma erano, ad occhio e croce, almeno le tre e mezzo di notte e non gli pareva affatto il caso svegliare chiunque.
- "Mh..." Evidentemente era bastato il suo mezzo grido per disturbare qualcuno in casa. "Manu va tutto bene?"
- "S- sì, torna a dormi', Simo'." La sua voce però dovette sembrare all'altro poco convincente perché, pochi secondi dopo, si ritrovò stretto tra le braccia di Simone.
- "Brutto sogno?" Gli chiese con la voce roca e gli occhi ancora semichiusi.
- "Anzi." Sospirò lui, ricordava perfettamente quanto accaduto in sogno e, soprattutto, sapeva benissimo cosa sarebbe successo se quel ramo non l'avesse svegliato.
Simone non ci mise molto a capire che cosa l'altro intendesse con quella risposta, ghignò divertito e gli stampò un bacio sul collo.
- "Adesso però dormi." Gli disse e, lentamente, si sdraiò portando con sé l'altro e se lo sistemò meglio addosso. "Magari domani me lo racconti e vediamo che si può fare, mh?"
Manuel sorrise imbarazzato e nascose la testa sul petto di Simone.
- "Buonanotte, Simo."
- "Buonanotte, Manu."