- "Nun ce credo che è finita!" Esclamò Manuel, con la fronte imperlata di sudore e la camicia nera diventata praticamente parte della sua pelle. "Ma com'è possibile? Quanno ce siamo arrivati?!"
Una risata giunse alle orecchie di Manuel e, subito dopo, da dietro sentì delle braccia cingergli la vita e venire tirato all'indietro.
- "Sei stato bravissimo, amore."
Manuel sorrise divertito e scosse la testa.
- "È stato anche merito tuo, Cè."
Il ragazzo alle sue spalle non poté che annuire.
- "Ce puoi giurare!" Esclamò Cesare. "Me so' disperato pe' starti dietro!"
Manuel non ebbe tempo di replicare perché una voce, ad entrambi ben nota, attirò la loro attenzione.
- "Io vado a prendere lo spumante per festeggiare e te me rubi il fidanzato?!" Sbottò. "Pensavo fossimo diventati amici, Cesare."
Cesare lasciò andare Manuel e scoppiò a ridere.
- "È tutto tuo, Simone." Gli rispose. "Me basta Alessandro."
- "Quer povero ragazzo nun so' come fa a sopportarti." Alzò gli occhi al cielo Manuel mentre si gettava tra le braccia del suo vero fidanzato. "Tanto è solo te che voglio." Mugugnò contro il petto di Simone che, subito, andò a cingergli il busto.
- "Sei stato incredibile, piccolo." Gli sussurrò Simone e gli baciò la testa. "Anche i professori sono rimasti sorpresi."
In quel caldissimo primo giorno di luglio sia Manuel sia Simone avevano finito – finalmente – il liceo, dopo gli scritti che avevano provocato non poca ansia ad entrambi. L'ultimo a fare l'orale era stato proprio Manuel, in quanto ad essere estratta era stata la lettera G e il cognome Ferro si era ritrovato ad essere l'ultimo dell'elenco, Simone invece si era liberato il giorno precedente e aveva dedicato il restante tempo a sostenere Manuel. Era passato anche poco più di un anno dall'inizio, quello vero però, della relazione dei due ragazzi e se avessero dovuto scegliere una sola parole per descrivere quei tredici mesi insieme non avrebbero avuto dubbi su quale fosse quella adatta: reali. Perché Manuel e Simone avevano messo tutti loro stessi nella coppia, avevano portato in quella relazione tutti i loro pregi e difetti perché era di quelli che si erano innamorati, non avevano alcun interesse a fingersi perfetti ma preferivano essere veri e mettere in gioco i loro sentimenti se necessario. In quei mesi non era stato tutto rosa e fiori per loro, i litigi c'erano stati e, delle volte, erano riemerse le vecchie paure ma con amore e pazienza erano riusciti a risolvere le loro incomprensioni e trovare il modo di andare avanti, perché si erano promessi amore e nessuno dei due aveva intenzione di infrangere quella promessa.
- "Mamma mia quanno siete smielati, me fate veni' er diabete." Commentò Cesare, fingendosi disgustato, e incrociò le braccia al petto. "Me ne vado ar bar, almeno ve potete accoppia' in pace."
- "Se ti vuoi unire sei il benvenuto!" Gli gridò Simone e ridacchiò.
- "Come s'avessi accettato!"
In quei tredici mesi anche il rapporto di Simone e Cesare era cambiato, con non poche difficoltà Manuel era riuscito a convincere il suo fidanzato a conoscere meglio l'amico, gli aveva detto più e più volte quante cose avessero in comune e, alla fine, dopo circa tre mesi era riuscito ad organizzare una serata tutti insieme. Tra Simone e Cesare non era di certo stato amore a prima vista, Simone si era mostrato diffidenti per un bel po' fino a quando, a malincuore, aveva dovuto ammettere che Cesare non fosse poi così male e, pian piano, erano riusciti a creare un bel rapporto che era migliorato ancor di più quando, circa cinque mesi prima, Cesare si era fidanzato con un suo coetaneo, Alessandro, e aveva dissipato ogni traccia di gelosia che ancora persisteva in Simone.
Manuel era felice come non lo era mai stato in vita sua, sentiva di avere finalmente tutto quanto poteva desiderare: un fidanzato che amava e che lo amava alla follia, un fantastico gruppo di amici, sua madre era finalmente felice e serena e, inoltre, aveva anche qualcuno da poter chiamare famiglia. La vita sembrava decisa a dare al ragazzo tutto quanto gli aveva sottratto in diciannove anni di vita e Manuel approfittava di ogni goccia di felicità che aveva, sperando gli durasse il più a lungo possibile.
- "So' felice, Simo." Sussurrò Manuel contro il petto di Simone. "So' felice come nun lo so' mai stato." Ammise. "E c'ho pure 'n po' paura a dirlo, perché potrebbe finire in qualsiasi momento ma adesso va tutto così bene che me sembra 'n sogno."
- "Non devi avere paura." Gli rispose Simone e, seppur aveva ancora tra le mani la bottiglia di spumante, lo strinse tra le sue braccia. "Gridalo al mondo quanto sei felice perché non finirà. Ti prometto che sarai sempre così felice, se non anche di più."
Il maggiore alzò lo sguardo su di lui e gli sorrise.
- "Nun c'ho bisogno di gridarlo." Replicò. "Perché il mio mondo sta proprio qua. Mi sta abbracciando." Disse. "Sei tu er mondo mio, amore." Aggiunse. "E anche se te lo dico sempre te lo ripeto pure adesso, ti amo."
- "Ti amo anch'io, piccolo, e non mi stancherò mai di dirtelo."