A seguito di quel disastroso lunedì – non che in genere i lunedì fossero una gita alle giostre ma quello, in particolar modo, era stato più una gita al pronto soccorso, o forse direttamente all'obitorio – Simone non aveva più avuto notizie di Manuel, il diciottenne sembrava essere sparito dalla faccia della terra. Il minore aveva inviato messaggi all'amico, se ancora poteva definirlo tale, poche ore dopo aver lasciato il suo garage, prima di andare a dormire aveva anche provato a telefonargli per assicurarsi stesse bene ma l'altro aveva riagganciato e dopo pochi minuti l'aveva bloccato su qualsiasi social esistente, immaginava volesse bloccarlo anche dalla sua vita ma quello era più difficile, Simone c'era rimasto male ma di certo non poteva dirsi sorpreso. Il giorno successivo, il martedì, Simone sperava di poter parlare anche se solo per pochi minuti con l'altro e scusarsi con lui, sia per quanto aveva fatto sia per il modo in cui si era comportato al garage, non era stato granché attento a non urtare i sentimenti dell'altro e anzi era stato abbastanza arrogante, quasi come se credesse di avere ragione e Manuel non lo meritava; il maggiore, però, non si presentò a scuola e nessuno dei suoi compagni aveva sue notizie, tutti però immaginavano la sua assenza fosse dovuta al malessere del giorno prima e continuavano a ripetergli di non preoccuparsi, anche Dante gli aveva detto la stessa cosa e non aveva voluto dirgli altro sulla sua conversazione con Anita, si era soltanto premurato di fargli sapere che Manuel non voleva ricevere visite da nessuno e che avrebbe deciso quando e chi vedere.
Lo stesso scenario gli si era presentato per due giorni ancora, nemmeno il mercoledì e il giovedì Manuel si presentò a scuola e tantomeno aveva ricevuto risposta al messaggio inviatogli tramite il cellulare del padre e condito di infinite scuse che, lo sapeva, non sarebbero servite a molto. Nonostante si sentisse in colpa Simone non aveva però smesso di vedere Luca e aggiungere nuovi tasselli a quella relazione che lo rendeva felice, anche se a fare le spese per tutto era stato Manuel, il minore non poteva negare di stare bene con Luca come non aveva mai fatto con Manuel e che, soprattutto, con Luca non aveva mai avuto paura potesse cambiare idea mentre con Manuel viveva nel terrore potesse succedere. Anche se la loro relazione – Simone credeva però fosse esagerato definirla tale – era finita il più alto sperava davvero di poter restare amico dell'altro, anche se non nell'immediato ma sarebbe stato felice di averlo ancora nella sua vita in qualche modo, nonostante tutto era sincero mentre gli diceva di volerlo bene. Gli aveva sempre voluto bene.Quel venerdì mattina Simone un po' c'aveva perso le speranze di vedere Manuel, suo padre non gli aveva detto nulla in merito, ma non poté evitare di sospirare deluso anche quella mattina all'assenza della moto dell'altro, anche in classe iniziavano ad essere preoccupati per lui e Simone era a poco dal presentarsi a casa sua solo per accertarsi delle sue condizioni. Con questo pensiero fisso in testa Simone si diresse verso la classe, alla prima ora avrebbero avuto italiano e per quanto fosse buono era sempre meglio non far arrabbiare De Angelis, sperando che almeno Chicca avesse avuto qualche notizia di Manuel.
- "Buongiorno." Borbottò distrattamente Simone e raggiunse il suo banco. "Chicca scusami." Disse alla ragazza seduta alla sua sinistra. "Hai per caso sentito Manuel?"
La ragazza sospirò e scosse la testa.
- "Nun me risponde." Rispose. "Inizio ad esse' preoccupata pe' lui."
- "Chi non more se rivede!" La voce di Matteo – troppo alta per essere appena le otto del mattino – attirò l'attenzione di Simone e Chicca ed entrambi sgranarono gli occhi quando si ritrovarono davanti proprio l'oggetto della loro conversazione. "Pure se me pari più morto che vivo, Manué, senza offesa."
E Matteo aveva ragione, Manuel non sembrava stare affatto bene, vistose occhiaie gli oscuravano il volto, i capelli erano disordinati, sembrava essere anche più magro e si trascinava a fatica verso il banco ma non il suo solito banco, non accanto a Simone ma anzi il più lontano possibile.
- "Ma questo non è il tuo posto." Gli fece notare Laura. "Di solito ti siedi in fondo con Simone."
- "Nun ce vedo e c'ho voglia de sedermi qui, te dà fastidio?" Ringhiò, scontroso, Manuel e si lasciò cadere a peso morto sulla sedia.
- "Manu te senti bene?" Fu Chicca a chiederglielo, preoccupata delle sue condizioni più di quanto lo fosse fino a poco prima.
Quando Manuel si voltò per guardare Chicca i suoi occhi incrociarono quelli di Simone e dovette lottare contro se stesso per evitare di piangere ancora, i suoi occhi rossi erano la prova di quanto male fosse stato nei giorni passati, distolse velocemente lo sguardo e si concentrò soltanto sull'amica.
- "So' stato meglio, Chi'."
- "Direi però che nun sei mai stato peggio." Replicò Chicca e no, Manuel non poteva contraddirla. Non ricordava di essere mai stato peggio di quel momento.
A salvarlo da ulteriori domande fu l'arrivo del professore che costrinse tutti loro a smettere di parlare e tornare ai loro posti, Manuel fece di tutto per concentrarsi esclusivamente sulle lezioni eppure continuava a sentire gli occhi di Simone fissi su di lui e ciò che una volta lo rendeva felice in quel momento lo stava massacrando. Il maggiore avrebbe soltanto voluto urlargli di lasciarlo stare ma non ne aveva le forze, non aveva le forze di guardarlo negli occhi sapendo che era di un altro, che non era mai stato davvero suo eppure lui continuava a sperare fosse tutto soltanto un brutto scherzo o che, come per magia, Simone capisse di volere soltanto lui e Manuel – innamorato perso com'era e anche un po' stupido – lo avrebbe perdonato all'istante pur di non perderlo.