- "E che me dispiace nun pote' veni', Simo." Sospirò, per l'ennesima volta, Manuel mentre litigava con il bullone di una moto che non voleva saperne di stare al suo posto.
Manuel e Simone erano chiusi nel garage del primo da circa un'ora ormai, da quando il minore era arrivato quasi saltellando per annunciare al compagno dell'imminente partita di rugby che sarebbe servita per qualificare – o meno, ma tale ipotesi Simone non voleva nemmeno prenderla in considerazione – la sua squadra ai campionati regionali. Manuel non aveva nemmeno idea esistessero i campionati di rugby, aveva anzi da poco appresso che facessero anche delle partite e non soltanto allenamenti inconcludenti, però Simone sembrava essere tanto felice per quella notizia e lui era disposto a sorbirsi pure ottanta partite pur di vederlo sorridere, riusciva già ad immaginarsi a bordo campo a fare il tifo per lui ma tutto era scemato non appena l'altro gli aveva comunicato la data.
- "Non è colpa tua." Lo rassicurò, ancora una volta, Simone. "Tua madre ha prenotato questa gita per voi da tempo, non puoi rinunciarci."
Anita e Manuel non si erano mai mossi troppo da Roma, la donna aveva viaggiato tanto prima dell'arrivo del figlio ma con la nascita di Manuel tutto era cambiato, le spese erano triplicate e le entrate mensili dimezzate, negli ultimi tempi però le cose erano migliorate e la donna, come regalo un po' in ritardo per il diciottesimo compleanno del figlio, aveva prenotato per loro due un fine settimana a Firenze che, per puro caso, coincideva con il giorno della partita di Simone.
- "Potremmo rimandarlo."
- "Manu, no." Scosse la testa il minore. "Tanto, se tutto va come deve, ce ne saranno talmente tante che pregherai tua madre di partire di nuovo per poterle saltare." Ridacchiò lui.
- "Questa però è 'a prima." Mugolò, sconsolato, il diciottenne. "E io me immaginavo già a fa' er tifo pe' te."
- "Allora son felice non ci sarai." Lo prese in giro Simone e scese dal ripiano su cui era seduto per potersi avvicinare. "Spero le salterai tutte a questo punto."
Il più basso arricciò il naso indispettito e lasciò, momentaneamente, perdere il bullone per voltarsi verso l'altro e incrociare le braccia al petto.
- "Sembra te faccia piacere che nun ce sarò." Disse lui. "Me sembri troppo felice de 'sta cosa."
Il più giovane scosse la testa divertito.
- "Mi fa piacere sapere che passerai un paio di giorni con tua madre e vi divertirete, questo sì." Rispose. "Ma no, non mi fa piacere sapere che non verrai alla partita." Aggiunse. "E che non ci sarai in generale. Mi mancherai, se è questo che vuoi sentirti dire."
Manuel però sembrava restio a credere alle parole del minore.
- "Ne sei sicuro?"
- "Giurin giurello."
- "Vabbè Simo', se me devi pija pe' er culo te ne puoi pure anna' eh." Sbottò il diciottenne e ritornò a dedicarsi al suo bullone.
Simone sospirò e gli cinse, da dietro, la vita con le braccia.
- "Non ti prendo in giro." Gli disse e gli lasciò un piccolo bacio sul collo, per poi sorridere soddisfatto quando notò la pelle d'oca dell'altro. "Non voglio però farti pesare questa cosa. Mi dispiace sapere che non ci sarai, è vero, ma so quanto sei felice per questo viaggio con tua madre e non ti chiederei mai di rinunciarci per me." Gli spiegò. "Di partite sicuramente ce ne saranno altre e, per esserne sicuro, farò di tutto per vincere così la prossima volta non avrai scuse, va bene?"
Sul volto di Manuel comparve un piccolo sorriso e, nuovamente, si voltò verso il minore per poi allacciare le braccia al suo collo.
- "Se fai goal me 'o dedichi, sì?"
- "Manuel nel rugby non si fa goal." Ridacchiò Simone. "Ma sì, ogni punto sarà tutto per te." Gli sorrise. "Adesso però me lo dai un bacio?"
- "Tutti quelli che vuoi, Simo."Il giorno della partenza di Manuel ed Anita, e di conseguenza della partita di Simone, arrivò molto prima di quanto i due si aspettassero, i pochi giorni che li separavano sembravano essere volati e il maggiore lasciò l'altro con l'amaro in bocca, triste all'idea di non essere presente alla sua prima partita importante ma l'altro non aveva fatto altro che rassicurarlo e promettergli che ci sarebbero state tantissime altre opinioni.
Durante i giorni di assenza il maggiore, a malincuore, aveva avuto con l'altro meno contatti di quelli desiderati, un po' a causa sua che aveva girato il più possibile per Firenze e un po' a causa dell'altro che aveva avuto più allenamenti del solito per la partita della domenica. Nonostante la lontananza Manuel, però, aveva saputo dall'altro che avevano vinto la partita e che, per festeggiare, con la sua squadra era andato in locale per festeggiare e che, con loro, c'erano anche Matteo e Chicca che si erano trovati da quelle parti ed avevano assistito alla partita e li aveva invitati alla piccola festa improvvisata, promettendogli che al suo ritorno avrebbero festeggiato loro due soltanto. Manuel di tale promessa però non era tanto felice, non gli piaceva doversi nascondere per poter baciare Simone ed essere felice con lui, e per quanto si sforzasse non riusciva a comprendere i motivi dell'altro, ma se quello era l'unico modo per stare con Simone per il momento – e solo per il momento – era disposto a farselo andare bene.