10. Daccapo.

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L'istinto di Manuel, in un primo momento, gli aveva gridato di andare via e non credere alle parole di Simone perché avrebbe solo sofferto, però lui con il tempo aveva imparato ad essere meno impulsivo e a dare più ascolto al suo cuore e, quella volta, lo fece. Manuel, innamorato, decise di credere alle parole di Simone, credere alla possibilità che l'altro potesse amarlo e di essere, finalmente, felici insieme ma sapeva che la strada sarebbe stata lunga, dopo quanto era successo avrebbe avuto non pochi problemi a fidarsi di Simone però avrebbe dato all'altro l'occasione per sistemare le cose e dimostrargli i suoi veri sentimenti.
- "Adesso – si schiarì la voce – adesso è meglio se vado." Sussurrò il maggiore, la sua idea era di alzarsi ma sentiva le gambe tremendamente molli e non era certo di riuscirci.
- "Perché, invece, non resti qui con me?" Chiese il minore e abbozzò un sorriso. "Potremmo vedere il film di cui parlavamo, no?" Propose e gli prese la mano.
- "Io..." Il più basso sospirò e scosse la testa. "Non so se sia 'na buona idea." Mugugnò.
- "Ti prego resta con me." Disse Simone e si portò la mano dell'altro alle labbra per baciargli il dorso. "Non faremo niente che non vuoi, te lo giuro, ma resta con me." Continuò. "Ti prego."
Manuel si concesse qualche momento per guardare l'altro negli occhi e, se in quel tempo passato insieme, aveva imparato un minimo a conoscerlo vi trovò soltanto sincerità e davanti a quello sguardo Manuel perdeva tutta la sua lucidità.
- "Va bene." Sussurrò e recuperò la sua maglia per poterla indossare. "Resto."
Sul volto di Simone comparve un radioso sorriso.
- "Posso abbracciarti?" Gli chiese.
- "È da quanno me chiedi er permesso?"
- "Te l'ho detto, non faremo nulla che tu non voglia." Replicò Simone. "Voglio ricominciare tutto daccapo con te, Manu." Disse. "E, a prescindere da cosa succederà, voglio vederti felice." Aggiunse. "Quindi adesso te lo richiedo." Abbozzò un sorriso. "Posso abbracciarti?"
- "Sì."

Quella sera Manuel finì per addormentarsi, ancora una volta, tra le braccia di Simone mentre il film che avevano ignorato per tutto il tempo continuava a scorrere sullo schermo del pc, aveva continuato a pensare a tutto quanto era successo in poco tempo e, sfinito dalle tante emozioni che stava provando, crollò addormentato tra le braccia del minore. Il giorno seguente – un normale sabato in cui, per loro, fortuna non avevano scuola grazie ad un problema alle tubature – il maggiore si svegliò con un forte odore di dolce che aveva invaso casa, non dovette però sforzarsi troppo per trovare l'origine di quel profumo perché, pochi momenti dopo il suo risveglio, fece il suo ingresso in stanza un Simone sporco di farina e con un vassoio in mano.
- "Ma buongiorno!" Esclamò, allegro, lui e prima di raggiungere Manuel spalancò le tende della stanza per fare entrare la luce.
- "Simo ma che cazzo!" Si lamentò il maggiore e si tirò le coperte sul volto per proteggere gli occhi dalla luce.
- "Ti ho portato la colazione." Gli annunciò il minore e si avvicinò a lui con il vassoio. "Ti ho preparato i croissant!" Disse, sfoggiando il suo perfetto accento francese. "A crema, come piacciono a te." Spiegò.
Il meccanico, dubbioso, si scoprì il volto e inarcò un sopracciglio.
- "E da quanno sei 'n pasticcere, tu?"
- "Uhm." Si schiarì la voce Simone. "In realtà sono quelli surgelati che vendono al supermercato." Spiegò, un po' imbarazzato. "Però io ci ho messo tanta cura per prepararli al meglio!"
Il più basso rise e scosse la testa divertito.
- "Sicuramente." Lo prese in giro e si mise a sedere al centro del letto. "Assaggiamo 'sto capolavoro, va." Disse e prese uno dei dolci preparati dall'altro. "Er profumo è buono e a vederli non sembrano male." Commentò mentre si rigirava tra le mani il prodotto. "E non è bruciato, quindi immagino sia buono."
- "Non potresti assaggiarlo direttamente? Senza fare il critico culinario." Sbuffò, impaziente, il minore.
- "Come vai di fretta, oh." Scherzò lui e si portò il croissant alla bocca per poi assaggiarlo. "Bravo, sai usa' bene er microonde."
Simone sbuffò e alzò gli occhi al cielo.
- "Io ti preparo la colazione e questo è il ringraziamento?" Replicò lui. "Di sicuro non lo farò più."
- "E che t'aspettavi?" Ironizzò Manuel e diede un altro morso al dolce.
L'espressione di Simone divenne improvvisamente più seria.
- "Qualcos'altro." Rispose e allungò un dito per raccogliere un po' di crema che sporcava l'angolo della bocca di Manuel.
- "Tipo?"
- "Non immagini nemmeno quanta voglia ho di baciarti." Ammise Simone e avvicinò il suo volto a quello del maggiore. "Ma con te voglio fare sul serio questa volta, quindi non lo farò." Disse e sospirò. "Voglio dimostrarti in altri modi quanto sei importante per me."
Il cuore di Manuel aveva preso a battere all'impazzata, era certo di essere anche arrossito ma era felice di quanto l'altro gli stava dicendo.
- "E cosa pensi di fare?"
Il minore gli sorrise e, come la sera precedente, gli prese la mano.
- "Di tutto, Manu, te lo assicuro."

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