Capitolo 4:

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Capitolo 4:

Lucerys rimase ad Approdo del Re per un mese esatto.
Ebbe il piacere di vedere Jacaerys e Aegon ridere e scherzare e alle volte scambiarsi qualche piccola effusione anche se davanti a re e regina i due promessi si comportavano con modi perfetti e l'innocenza degna di due bambini.
Durante colazioni, pranzi e cene non mancò di notare come lo sguardo di Aemond non si allontanasse mai dalla sua figura. Più di una volta gli sorrise e cercò di essere il più dolce e sensuale possibile.
Rhaenyra gli aveva insegnato che le armi di un Portatore non dovevano essere muscoli e spade ma un buon sorriso e occhi sfacciati. Era questo il modo in cui lei stessa aveva rapito il cuore di Daemon, il principe Canaglia, sogno di molte giovani fanciulle.
Il suo patrigno passava il tempo regalando occhiate raggelati alla regina e a Otto Hightower mentre il suo sguardo si addolciva quando si posava su suo fratello.
Il re era malato da tempo e la sua vita sembrava appesa a un filo che si assottigliava ogni giorno sempre di più.
Heleana era con loro e al tempo stesso era distante. Lucerys si domandò cosa le fosse successo ma non osò mai dare voce a quei pensieri.
Passò diverse giornate in sua compagnia e fu felice di notare che Heleana avesse ancora un grande amore per gli insetti.
Heleana non si era mai presentata. I Maestri sostenevano fosse solamente questione di tempo.

Durante la sua permanenza ad Approdo del Re iniziarono a circolare delle voci.
Molti lo vedevano in compagnia del principe Aemond e presto cominciarono a spargersi dei pettegolezzi su zio e nipote.
In molti sostenevano che il principe Aemond si sarebbe preso la verginità del nipote. Altri invece credevano che fosse stata già presa da Cregan Stark e che Lupo e Drago si sarebbero sfidati per ottenere la mano del principe.
Lucerys, seguendo i consigli di suo zio, aveva imparato a ignorare le voci e lasciare che lo attraversassero senza dargli nessun peso.

Aemond e Lucerys passarono molto tempo insieme.
Durante la mattina il principe di Approdo del Re si allenava, ma quando i suoi doveri giungevano al termine correva da suo nipote.
La regina non pareva contenta dell'improvviso interesse che suo figlio mostrava per Lucerys. Più di una volta Lucerys la vide digrignare i denti e sospirare sconfitta. Anche Otto Hightower non sembrava entusiasta di quella situazione ma non diede mai voce ai suoi pensieri più profondi, preferendo limitarsi a occhiate raggelanti.
Nel tempo che Lucerys trascorse ad Approdo del Re iniziò a comportarsi sempre più come sua madre faceva alla sua età tanto che anche Daemon rimase stupito.
Ad Aemond invece non dispiacevano affatto gli sguardi e sorrisi che suo nipote gli lanciava quando erano seduti ai capi opposti della tavola. Il suo sorriso sfacciato lo faceva salivare.
Ricordava ancora il desiderio che aveva provato la notte in cui Lucerys si era preso il suo occhio. Il desiderio di mordere e marchiare. All'epoca non sapeva cosa fosse ma ora che era cresciuto lo riconosceva. C'era un legame tra loro ma Lucerys sembrava non esserne consapevole.

Jacaerys riposava nella sua stanza. Lucerys aveva già raggiunto la sala da pranzo per la colazione di quella mattina.
Il suo dolce fratellino aveva borbottato per tutta la notte, impedendogli di dormire pacificamente.
Steso a letto udì uno scricchiolio e poi un tonfo provenire da una delle pareti.
Sbuffando si voltò su un fianco, ignorando il fracasso. Una delle domestiche doveva aver mandato qualcosa a sbattere contro la parete.
Lo scricchiolio si ripeté. Poi ancora e ancora fino a quando labbra calde e umide di posarono sulla sua guancia.
Jacaerys sobbalzò e afferrò il suo aggressore per la gola, spingendolo contro il materasso.
"Aegon!?" esclamò quando si trovò davanti al sorriso sgargiante del suo promesso.
"Non sapevo ti piacessero questo genere di cose... potrei imparare qualche trucco," commentò stringendo le dita attorno alla mano stretta contro il suo collo. Un piccolo gemito lasciò le sue labbra, mentre la sua mano libera corse a graffiare il petto del suo promesso.
Jacaerys si sentì arrossire e immediatamente lo lasciò andare, mettendosi a sedere.
"Che sciocco," borbottò Jace.

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