Parte 3:

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Parte 3:

Le celebrazioni iniziarono un mese prima delle nozze e con grande gioia di Alicent si tennero a Vecchia Città, il suo luogo di origine.
"Tesoro cerca di contenerti," disse Rhaenyra accarezzando i ricci capelli di suo figlio.
Joffrey sedeva in quella che nel prossimo futuro sarebbe stata la sua camera da letto. La stanza non era minimamente paragonabile alla sua camera da letto ad Approdo del Re, ma nonostante questo Joffrey si ritrovò ad apprezzare quell'ambiente.
Davanti al grande specchio osservava mentre sua madre acconciava i ricci ribelli, abbellendoli con fiori e gemme rosse, come quelle che avevano abbellito i suoi capelli la sera delle sue nozze.
Un enorme sorriso gli illuminava il viso e il corpo vibrava per l'eccitazione.
"Non ci riesco," sussurrò senza riuscire a smettere di sorridere.
Rhaenyra rise e sistemò gli ultimi ciuffi, lasciando che coprissero la fronte pallida.
Alicent entrò senza bussare, un grande sorriso le piegava le labbra.
"Ci aspettano!" esclamò la regina madre accarezzando il viso di Joffrey.
Il principe rise eccitato e strinse le mani in grembo, prendendo un profondo respiro. Le guance erano gonfie e rosse.
"Jace ti aspetta qui fuori," disse Rhaenyra baciandogli la fronte.
Stranamente Joffrey non aveva voluto che fosse Daemon ad accompagnarlo all'altare. A tutti era sembrato la scelta più ovvia essendo l'unico padre che il principe aveva conosciuto ma Joffrey si era dimostrato testardo, sostenendo che Jacaerys avrebbe rappresentato perfettamente tutti i loro padri. Era il figlio legittimo di Harwin Strong, nato dal suo sangue. Era l'unico dei fratelli che, nella sua giovinezza, aveva potuto veramente apprezzare Laenor Velaryon. Joffrey era consapevole che suo padre fosse vivo, lo aveva incontrato e abbracciato ma non aveva provato grandi emozioni nel rivederlo poiché quando Laenor era "morto" lui era solamente un neonato. E in ogni caso, Laenor non avrebbe potuto assistere alle nozze. Infine, Jacaerys era l'allievo perfetto di Daemon.
Joffrey annuì e sia Rhaenyra che Alicent lasciarono la stanza.
Attese qualche istante prima di alzarsi e raggiungere suo fratello maggiore.
"Sei pronto?" domandò Jace prendendo il suo viso fra le mani.
Joffrey annuì sorridendo.
"Sei sicuro? Se hai cambiato idea dimmelo ora. Ce ne andremo di qui a testa alta," assicurò Jacaerys.
Joffrey prese le mani di suo fratello nelle proprie.
"Sono pronto, Jace. Andiamo," disse il principe.
Jacaerys prese un profondo respiro e gli offrì il braccio.

"Non credevo gli avresti permesso di sposarsi," commentò Lucerys seduto al fianco di suo padre.
Daemon ridacchiò e accavallò le lunghe gambe, incrociando le braccia contro il petto.
Joffrey e Daeron si trovavano al centro della pista da ballo. Centinaia di coppie danzavano attorno a loro ma gli sposi non sembravano minimamente toccati dalla presenza d'altri. Parlavano sussurrando l'uno contro le labbra dell'altro, con occhi pieni d'amore e sguardi sinceri.
Baelon e Laena danzavano tenendosi per mano, i bambini ridevano e giravano attorno agli sposi, tenendo i Lord lontani dalla coppia.
"Quel ragazzo ha passato metà della sua vita sotto al mio tetto. Non è una minaccia per mio figlio," disse Daemon con un sorriso leggero a piegargli le labbra.
Giovane Lord e principe si muovevano con leggiadria, sfiorandosi in modo sensuale ma casuale.
Gli occhi di Lucerys si posarono su suo marito che danzava insieme a Visenya. La giovane donna si era presentata come Protettrice due anni prima e da allora erano stati in molti i Lord che avevano cercato la sua attenzione.
Visenya era l'unione perfetta fra i suoi genitori, aveva ereditato la bellezza di Rhaenyra e il terribile carattere di Daemon.
Lucerys ricordava come suo padre avesse avuto paura che Visenya avrebbe subito lo stesso trattamento riservato a Rhaena e Rhaenyra ma la principessa si era dimostrata più che capace di scacciare i pretendenti troppo invadenti. Visenya passeggiava sempre con un pugnale stretto attorno alla vita e alle volte portava con sé anche una spada. Inoltre, non era insolito vedere i suoi fratelli maggiori accompagnarla dovunque andasse, pronti a difenderla se fosse stato necessario.
Visenya rideva insieme a suo zio. Aemond non era mai stato un uomo facile alla risata ma da quanto era diventato padre il suo cuore sembrava essersi fatto più leggero.
"Sono cresciuti molto in fretta," commentò Lucerys adocchiando i suoi fratelli minori.
Aegon e Viserys sedevano in fondo al tavolo. I due fratelli parlavano a bassa voce, Viserys sembrava scandagliare la folla alla ricerca di qualcuno con cui ballare mentre Aegon aveva occhi solamente per Jaehaera, sua nipote. In molti avrebbero potuto trovarlo un comportamento bizzarro e innaturale ma non i Targaryen.
I gemelli sedevano tra Jacaerys e Aegon. Entrambi si erano presentati come Portatori e in un solo anno erano stati molti i Lord a proporre di unire le loro casate a quelle dei Targaryen. Jace aveva rifiutato ogni proposta.
I suoi figli sedevano con compostezza e serietà, guardando la pista con il desiderio di ballare ma anche con il terrore di essere disturbati da pretendenti troppo insistenti.
Maelor sedeva alla sinistra del suo Portatore, le braccia incrociate e le sopracciglia contratte. Osservava con furia ogni pretendente che osava solamente guardare nella direzione dei suoi fratelli.
Maelor era un giovane Protettore dall'animo furioso proprio come suo nonno.
"Troppo in fretta," rispose Daemon accarezzando la testa di Daemion.
Il figlio sorrise e appoggiò il capo contro la spalla di suo padre. Prese una delle sue mani nelle proprie e iniziò a giocherellare con i suoi anelli.
Purtroppo la grande paura di Rhaenyra si era avverata. Daemion si era presentato come Portatore e proprio come aveva temuto poche erano state le proposte di matrimonio. A Daemion però non sembrava importare in quanto l'unico uomo a cui era interessato non sembrava vederlo in altro modo se non come un amico.
Gli occhi del giovane erano fissi su Jonnel Stark che, seduto fra suo padre e sua madre adottiva, scandagliava la pista da ballo. Il giovane Stark era cresciuto molto in quegli anni. In altezza aveva raggiunto suo padre e presto anche i muscoli sarebbero stati gli stessi. Una folta chioma nera gli bagnava le spalle e una sottile barba scura gli incorniciava il mento. Gli occhi grigi erano metallo fuso, bollenti come una colata di lava.
La musica terminò e Visenya fuggì dalla pista, correndo verso la famiglia di Jacaerys.
"Maelor vieni a ballare con me!" esclamò la giovane porgendo la mano a suo nipote.
Lui strabuzzò gli occhi e guardò i suoi genitori che annuirono, desiderosi di vederlo divertirsi e non come guardiano dei suo fratelli.
Maelor rise e accettò la mano di sua zia, correndo insieme sulla pista da ballo.
Con la coda dell'occhio Lucerys vide Baela e Rodryk Arryn, suo marito. La coppia sedeva in un tavolo poco distante da quello della famiglia reale. Seduto al fianco della Protettrice c'era loro figlio maggiore, Jesper Targaryen, di appena otto anni. Nel ventre di Rodryk cresceva il loro secondo figlio.
In fondo alla sala, nascosta dall'oscurità, stava Rhaena. La principessa era intenta a parlare con una delle guardie di Driftmark, una delle poche che aveva avuto l'onore di accompagnare la famiglia in quell'occasione.
"Mia figlia è troppo avventata," commentò Daemon quando Rhaena accarezzò il braccio della guardia.
Lucerys sorrise e si grattò una guancia.
"Non temere. Farò in modo che nessuno la scopra," disse il Signore delle Maree.
Daemon buttò gli occhi al cielo ma sorrise a propria volta.
Aemond, che rimasto senza compagno di ballo aveva abbandonato la pista, si portò alle spalle dei suoi nipoti e batté una mano sulla spalla di ognuno. I due fratelli Targaryen sobbalzarono, uno smise di guardare la pista e l'altro sua nipote.
Lo zio abbassò il capo e sussurrò qualcosa nell'orecchio di entrambi poi fuggì verso suo marito, baciandogli una mano.
"Cosa stai tramando?" domandò Lucerys appoggiando la testa contro il petto del suo Protettore.
Aemond sorrise con finta innocenza.
"Nulla," rispose lui baciandogli la fronte.
Passarono pochi istanti prima che i due fratelli si alzassero da tavola e si diressero verso Jacaerys. Il fratello maggiore sorrise quando i due chiesero ai gemelli di ballare.
Jaehaerys e Jaehaera sorrisero entusiasti, consapevoli che nessuno avrebbe osato disturbarli se accompagnati dai loro zii. Due principi del regno e due Targaryen.
Daemion arricciò le labbra e si strinse nelle spalle. Si avvicinò al fianco di suo padre e guardò la pista da ballo con occhi pieni di invidia. Nessuno in tutta la serata gli aveva chiesto di ballare. Si sarebbe certamente opposto se fosse successo ma non poteva comunque fare altro che sentirsi un poco rattristato.
Daemon gli baciò la fronte e gli strinse un braccio attorno alle spalle.
Rhaenyra, che sedeva insieme ad Alicent e a Lord Hobert, sembrò notare il dispiacere di suo figlio e strinse le mani in due pugni. La regina conosceva bene suo figlio e per quanto il piccolo potesse mostrare indifferenza verso tutti quegli uomini e donne lei sapeva quanto avrebbe desiderato essere trattato con lo stesso interesse e desiderio che veniva rivolto ai suoi fratelli.
Cregan, che sedeva proprio davanti a loro, si rese conto della sofferenza della regina e così diede un leggero colpetto al fianco di suo figlio.
Jonnel sollevò lo sguardo e suo padre indicò Daemion con un cenno del capo.
Jonnel si morse le labbra ma sospirando annuì. Si alzò in piedi e attraversò la pista.
"Mio Signore," disse chinando il capo davanti al principe consorte.
"Lupacchiotto," commentò Daemon sorridendo.
Jonnel rise a propria volta. Ormai era abituato a quel ridicolo appellativo. Da bambino lo trovava simpatico. Da adulto alquanto fastidioso. Ma era pur sempre un soprannome dato dal consorte della regina e in pochi potevano vantare un simile onore.
"Vorrei chiedere al principe Daemion di ballare con me," disse Jonnel porgendo una mano al più piccolo.
Il viso del principe si fece subito più luminoso e Daemon fu più che lieto di concedere al Lord la mano di suo figlio.
"Assicurati che nessuno lo infastidisca," ordinò il principe quando Jonnel si allontanò con suo figlio sotto braccio.

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