Capitolo 19:

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Capitolo 19:

Giunsero a Vecchia Città dodici giorni dopo. Aemond era esausto, abituato a viaggiare in sella a Vhagar trovava la piccola carrozza una gabbia oppressiva. Avrebbe preferito compiere il viaggio di ritorno in sella a un cavallo piuttosto che sedere ancora sugli scomodi cuscini imbottiti.
Hobert Hightower li accolse a braccia aperte, stringendo la nipote in un caloroso abbraccio. Aemond si limitò a un cenno del capo e a una stretta di mano.
"Zio," lo salutò Alicent con un sorriso. Lui rispose al medesimo modo e presto li guidò all'interno del vecchio palazzo che un tempo aveva fatto da casa ad Alicent e suo padre. La regina madre si guardava attorno con occhi grandi, sfiorando le pareti e i vecchi dipinti che le decoravano con reverenza e affetto.
"Ricordi? Qui sbattesti la testa quando avevi quattro anni, tuo padre si arrabbiò così tanto," disse Hobert con affetto mentre indicava una piccola panca di legno.
Alicent portò una mano alle labbra e sorrise.
"Lo ricordo. Mi sgridava sempre perché correvo per il palazzo, diceva che la mia testa era così dura che un giorno cadendo avrei fatto un buco nel pavimento," commentò lei ridacchiando.
Aemond camminava alle loro spalle, le mani strette dietro la schiena. Trovò piacevole vedere sua madre così spensierata e attraverso i suoi racconti riuscì quasi a immaginare una giovane Alicent.
"Dimmi nipote, qual è il motivo della tua visita?" domandò Hobert conducendoli nel suo studio. Una vecchia stanza polverosa e piena di finestre. La luce del pomeriggio illuminava le centinaia di ragnatele che erano disseminate per la stanza.
Aemond storse il naso e si accomodò al fianco di sua madre, accogliendo con gentilezza il calice di vino che gli venne offerto.

"Mio padre," disse la regina madre.
Hobert sospirò, aveva immaginato che quello fosse il motivo della sua visita. Il Lord allungò le mani oltre la scrivania e prese quelle di Alicent nelle proprie.
"Nipote, non ho idea di dove sia tuo padre. Da quando è fuggito non ha più fatto ritorno," disse Hobert con occhi grandi e fiduciosi.
Aemond guardò sua madre e poi il Lord. Il suo tono non pareva menzognero.
"Deve aver lasciato qualche indizio sulla sua prossima meta," disse Alicent stringendo le mani dello zio. Lui sembrò pensarci ma poi scosse il capo.
"Ti aiuterei se potessi ma non c'è nulla che posso fare," disse Hobert con gentilezza e un pizzico di rammarico.
Alicent sospirò e guardò suo figlio.
"Forse potremmo ispezionare le sue stanze," commentò Aemond.
Hobert scosse il capo.
"Il principe Canagl- il principe consorte lo ha già fatto ripetutamente, mio fratello non ha lasciato tracce," spiegò il Lord.
Daemon aveva riferito tutto ciò che aveva trovato nella vecchia stanza di Otto Hightower, lenzuola sporche e vecchi libri, nulla di importante. Nulla che potesse rivelare la sua prossima mossa.
Alicent sospirò e si passò una mano contro il viso.
"Io so dove andrà zio Otto," disse una voce sottile proprio alle loro spalle.
Aemond si voltò con uno scatto, la mano stretta attorno all'elsa della sua spada. Si ritrovò davanti un ragazzino che doveva avere qualche anno in più rispetto a Joffrey. Il ragazzo aveva grandi occhi verdi e capelli scuri, assomigliava molto ad Alicent.
"Daeron!" esclamò Hobert alzandosi in piedi.
Il ragazzino sobbalzò e sorrise al genitore, grattandosi il capo con fare innocente.
"Tuo figlio?" domandò Alicent alzandosi a propria volta, sorridendo al ragazzo che tanto somigliava a suo padre.
Hobert sospirò e annuì.
"Il mio unico figlio," disse avvicinandosi a Daeron.
"Cosa intendevi? Sai dove si trova Otto?" domandò Aemond guardando il ragazzo.
Daeron si affrettò ad annuire, poi scosse il capo e portò le mani dietro la schiena, guardando il principe e la regina madre.
"Ho visto una mappa. Sembrava diretto verso la Barriera," spiegò il ragazzo inclinando il capo.
Aemond e Alicent si guardarono. La Barriera si trovava all'estremo Nord, a nessuno se non i membri dei Guardiani della Notte era concesso di superarla. I draghi non amavano le temperature glaciali e nessun cavaliere era stato così folle da mettere alla prova la propria cavalcatura.
"Ti sei introdotto ancora nelle camere degli ospiti?" domandò Hobert e Daeron arrossì lievemente.
Alicent si portò una mano alle labbra e ridacchiò, divertita dal suo giovane cugino.
"Sei certo si trattasse della Barriera?" domandò ancora Aemond chinando il capo per poterlo guardare bene in viso.
Daeron annuì con convinzione, sostenendo che la mappa fosse cerchiata in più punti e che l'ultimo e più grande si trovasse proprio sul confine.
Aemond si rivolse a sua madre.
"Dobbiamo tornare ad Approdo del Re e riferire queste informazioni," disse il principe marciando verso la porta.
Daeron lo guardava con occhi grandi e pieni di ammirazione. Aemond si ritrovò a sorridere, era consapevole del proprio aspetto.
"Aspettate!" esclamò Hobert aggirando la scrivania. Il Lord si fermò a un passo dalla regina madre e prese le sue mani nelle proprie.
"Alicent, vorrei chiederti un favore," iniziò lo zio guardando prima lei e poi il giovane figlio che con occhi curiosi studiava Aemond, il miglior cavaliere di Approdo del Re.
"Dimmi, zio," lo invitò lei.
Hobert prese un profondo respiro e sorrise.
"Porta Daeron con te. Vorrei offrirlo come Coppiere alla regina," spiegò il vecchio Lord.
Alicent strabuzzò gli occhi perché gli Hightower a palazzo non erano mai stati motivo di buone notizie. Lei stessa aveva provocato diversi problemi negli anni che aveva passato come regina dei Sette Regni.
Aemond ridacchiò.
"Daemon ne sarà entusiasta," commentò il principe.
"Consideralo il modo della Casata Hightower di chiedere perdono per ciò che ha fatto mio fratello," disse Hobert stringendo le mani della nipote.
Alicent rimase a lungo in silenzio poi puntò gli occhi sul piccolo Lord. Daeron sarebbe seguito a suo padre una volta che lui sarebbe morto. Condurlo sulla buona strada era sicuramente il compito della regina madre.
"D'accordo," accordò lei infine.
Hobert sorrise grato e la strinse in un abbraccio.

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