Capitolo 13:

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Capitolo 13:

Quando Lucerys riprese i sensi sentì il sole battergli sulla pelle e le labbra bruciare per il sale. Fredde onde gli accarezzavano i polpacci e le dita dei piedi affondavano nella sabbia bagnata. Non indossava gli stivali, il mare doveva averglieli strappati di dosso.
Cercò di muoversi ma l'unico risultato che ottenne fu l'impercettibile movimento di un dito.
Braccia e gambe erano premute sulla sabbia. La sua testa girava e il suo ventre era un pozzo di fiamme oscure.
Cercò di aprire gli occhi ma le sue ciglia sfarfallarono solamente.
Aprì la bocca e sentì la sabbia sporcargli le labbra. Lentamente e con dolore riuscì a sollevare la testa. Il collo emise un sonoro schiocco e per un istante sentì l'aria mancargli.
Il capo ricadde nella sabbia. Tossì e sputò, liberando la bocca dai duri granelli salati.
Voltò il capo, premendo la guancia contro il terreno caldo. Il vento freddo e la sabbia bollente creavano un piacevole contrasto.
Mi piacerebbe sprofondare, pensò. Fuggire da queste onde fredde.
Il vento che proveniva dal mare scomparve e una brezza calda gli soffiò sul viso, muovendo i morbidi capelli. Odore di fuoco e cenere gli riempì il naso.
Si costrinse a sollevare nuovamente il capo, cercando quel piacevole calore. Affondò il mentò nella sabbia, riuscendo a tendere in piedi il proprio viso.
Con difficoltà riuscì a socchiudere un occhio.
Il suo cuore sobbalzò.
La sua vista era appannata eppure riuscì a individuare un enorme figura ferma davanti a lui.
Inizialmente pensò si trattasse di una duna ma i suoi contorni erano troppo affilati.
Finalmente capì. Non era né sabbia né una montagna ma un drago dalle scaglie marroni e oro.
Pensò si trattasse di Syrax e che sua madre fosse accorsa in suo aiuto ma quel drago era troppo grande e i suoi colori erano differenti dal drago dorato di Rhaenyra.
Il suo pensiero corse a Sunfire, il drago di Aegon, ma per quanto Aegon tenesse a lui non avrebbe mai abbandonato i suoi figli per cercarlo.
Rimaneva solo un drago a possedere quelle scaglie colorate d'oro.
Ladro di Pecore. Uno dei tre draghi selvaggi insieme a Spettro Grigio e il Cannibale.
Lucerys deglutì ma la sua bocca era troppo arida, tutto ciò che scivolò lungo la sua gola fu un dolore bruciante.
Secondo i racconti dei pastori Ladro di Pecore non era un drago aggressivo nei confronti dell'uomo, attaccava solamente se si sentiva in pericolo e raramente i pastori erano così sciocchi da irritare il Ladro. E soprattutto, il Ladro preferiva rubare le pecore e fuggire prima che questi si accorgessero del misfatto.
Lucerys batté le palpebre, cercando di riacquistare la vista ma riuscì solamente a peggiorare la situazione.
Il drago avvicinò il muso al suo minuscolo corpo. Sembrò studiarlo. Ladro inclinava il capo da un lato all'altro, inspirava dilatando le grandi narici, carpendo l'odore del giovane principe.
"Dah-" sussurrò Lucerys ma il suo viso cadde nuovamente nella sabbia.
Trascinò una mano in terra e i granelli si insinuarono nel tessuto, graffiandogli la pelle. Riuscì a sollevarla, cercando il corpo del drago.
Dahor.
Le sue carni erano pesanti e presto il braccio ricadde nella sabbia. Una fitta gli attraversò il ventre e nonostante il dolore fosse atroce solamente un mormorio lasciò le sue labbra. Non era nemmeno in grado di gridare.
Sentì il respiro bollente di Ladro di Pecore sfiorargli il capo e asciugargli i capelli coperti di sale.
"Dahor..." sussurrò ma le sue parole vennero inghiottite dalla sabbia che gli copriva le labbra.
Un potente ruggito gli attraversò le orecchie. Troppo distante per appartenere al Ladro. Il verso si ripeté una seconda volta e questa volta Lucerys riuscì a comprendere da dove provenisse. Da sopra di loro, molto più in alto.
Ladro di Pecore sollevò il muso e ruggì.
È spaventato, pensò.
Ladro piantò le grandi zampe in terra e iniziò a correre lungo la spiaggia sbattendo le lunghe ali, sollevandosi verso il cielo.
Passò qualche istante poi la terra tremò sotto di lui. Un nuovo drago era atterrato sulla spiaggia.
Lucerys pregò che fosse Vhagar, il drago di suo marito avrebbe potuto facilmente spaventare Ladro, un drago più piccolo e pacifico, ma quello non era il suo ruggito. Era qualcosa di più basso e minaccioso. Qualcosa di viscerale e mai udito prima di quel momento. Sembrava un canto di morte, il rumore di una frana che si stacca dalla montagna e scivola in mare.
Lucerys voltò il viso, la guancia premuta nella sabbia e le onde che gli avvolgevano le gambe rendendole pesanti. Socchiuse un occhio e oltre la foschia vide un'immensa sagoma nera avvicinarsi a lui. Un'ombra che lenta e sinuosa scivolava sulla distesa dorata.
Dalla Conquista fino a quel momento erano esistiti solamente due draghi con le scaglie di quel particolare colore. Balerion il Terrore Nero, morto da quasi quarant'anni e il Cannibale.
Il Cannibale. Il suo cuore iniziò a battere rapido.
"Dahor," sussurrò prima di svenire.

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