Elena si era ritrovata davanti al consiglio di quelli che il ragazzo davanti a lei definiva Jedi. Dodici persone si trovavano davanti a lei, osservandola con interesse.
Rimase ad osservare i volti freddi e distaccati degli uomini che si trovavano davanti a lei.
"Maestri, l'abbiamo trovata nello stesso luogo dove è morto Dooku, stava farfugliando qualcosa, poi è svenuta"
"Grazie Maestro Kenobi. Parlare con lei vorrei, accomodatevi"
"Ero prigioniera del conte. Pensava che fossi una rarità, un eccezione"
"Conosci il motivo?"
"Posso fare cose che non tutti sono in grado di fare. Io ho dei poteri, posso spostare le cose attraverso una scia nera che esce dalle mani. Posso controllare le paure delle persone, viaggiarci e poi giocare con loro. Ora è tutto diverso. Mi hanno portato via queste cose. Adesso riesco solo a vedere le paure, non ad utilizzare. Addio telecinesi o qualunque cosa fosse - sorrise incontrando lo sguardo del piccolo ometto verde - ma come ho detto loro. Se qualcuno mi porta via qualcosa, me la riprendo ad ogni costo"
"La paura è la via per il Lato Oscuro. La paura conduce all'ira, l'ira all'odio; l'odio conduce alla sofferenza"
"Io mi nutro delle paure degli altri"
"Maestro Joda, è pericolosa. Devi dirci cosa sai su Dooku! Cosa vogliono fare, oppure..." La invitò a parlare un secondo uomo che si trovava davanti a lei, con fare intimidatorio.
"Le minacce funzionano con chi ha qualcosa da perdere, ma io? Che altro potrei perdere?"
"Credo che lei restare qui dovrà. Temo che la guerra non finirà, forse appena iniziata è!"
"Ho una domanda. Perché ho delle strane sensazioni, come se percepissi tutti voi. Questa cosa mi confonde, mi infastidisce"
"Ma noi non possiamo percepire lei. Come ti chiami?" aggiunse l'uomo che era rimasto seduto ad osservarla in silenzio tutto il tempo.
"Elena"
"Elena, ti accompagnerà in camera il maestro Kenobi"
Il ragazzo che l'aveva trovata, la osservò facendo poi cenno di muoversi. Elena lo seguiva in silenzio, meravigliata dall'interno di quel palazzo. Il maestro Kenobi era intento a fidarsi di lei, ma l'istinto degli altri Jedi non aveva espresso parere e per questo la temeva.
L'avrebbero allenata? Portata all'apice della forza? Rimaneva comunque una minaccia, meglio tenersi amico il possibile nemico. Ecco la frase che gli balenava nella mente.
La ragazza sembrava essere troppo indifesa per mostrarsi partecipe di una cattiva corrente.
Mentre non riusciva a frenare le domande e tantomeno trovare delle risposte, quel pacifico silenzio fu interrotto da un tonfo.
Elena era dolorante, inginocchiata con una mano sul petto. Era troppo mal ridotta da quello stato di semi prigionia, anche se non sembrava esserlo. Il colpo che gli era stato inflitto si era riaperto, e aveva iniziato a perdere di nuovo un contingente di sangue apparentemente esorbitante.
Quello che però usciva dal costato non sembrava essere la solita sostanza rossa, aveva un colore morto e scuro. Era nera come la pece.
Kenobi si era buttato verso di lei, tentando di sorreggerla e soprattutto di calmarla.
"Chiamate aiuto, chiamate Anakin. La dobbiamo portare dalle curatrici subito!"
Ad Anakin era stato proibito di parlare con quella ragazza sin dal primo momento quando lui l'aveva intravista e salvata, portandola sulla navicella successivamente.
Dooku aveva citato come era stato in grado di ottenere potere attraverso quel candido viso, ma non era stato in grado di completare la sua opera, perché "era stato interrotto troppo preso".
Ecco che in quel momento gli occhi azzurri di Anakin si erano spostati su quel corpicino privo di sensi, che stanco era accasciato a terra. I capelli biondi erano scompigliati e raccolti malamente, il viso era pallido e spento, il corpo segnato da lividi e tagli. In quel momento il senno gli si era annebbiato, il ricordo di sua madre nelle simili condizioni lo aveva stregato. La rabbia per la seconda volta aveva preso il sopravvento, non si era fatto molti problemi a tagliare la testa a quel mostro. La sua spada blu si era lanciata verso quella rossa del Conte.
"I miei poteri sono il doppio, rispetto quelli del nostro ultimo incontro"
"Doppio è l'orgoglio, maggiore sarà la caduta"Il cancelliere lo osservava imparziale, aspettando di vedere la successiva mossa di Skywalker.
"Sento molta paura, molto odio, molta rabbia. Ma non li usi a tuo vantaggio" gli disse l'avversario, a pochi centimetri dal suo viso. In quel momento l'incitamento lo spinse all'apice. Due spade puntate al collo del vecchio Conte.
La sensazione che aveva provato era stata una senso di giustizia e di supremazia, dopo aver visto quel volto roteare privo a terra si era sentito libero. Il cancelliere era divertito dalla situazione.
Anakin sapeva che non avrebbe dovuto uccidere Dooku, ma il cancelliere glielo stava imponendo. Una soddisfazione che non aveva mai provato.
I suoi pensieri furono interrotti da un piccolo Jedi che lo chiamava, implorava aiuto da parte del maestro Kenobi. Si doveva trattare di un emergenza, pensò velocemente seguendo per i corridoi del palazzo il piccolo bambino.
"Anakin, sei arrivato. Aiutami" disse l'amico tentando di alzare la ragazza.
"Che cosa le è capitato?" Disse guardando la pozza nera che si era creata a terra.
"È debole, ha perso i sensi. Ha iniziato a perdere sangue"
"Quello dovrebbe essere sangue?"
"Credo di si" rispose freddo, appoggiandola sul lettino per poi lasciarla alle curatrici.