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Anna

Avevo già scordato l'accaduto di poco prima, l'aria del dormitorio femminile mi aveva sempre messo di buon umore, fui subito contenta di vedere che le ragazze che erano state per me come delle sorelle per quei tre mesi, erano ancora qui. Molto spesso c'erano state liti tra di noi, ma avevamo avuto quasi sempre una buona armonia.

-ue. Non si salutano più le vecchie amiche?- mi annunciai mentre Liz e Nunzia ridevano alle mie spalle

-annè, e tu c' ci fai ca?-
Serena mi venne in contro per salutarmi, seguita da tutte le altre che diedero inizio ad urla e applausi

-amò e come mi sei mancata- Silvia mi venne a stringere non appena riuscì a farsi spazio tra le altre. Sin da quando ero entrata, io e lei eravamo diventate inseparabili, ci trovavamo molto d'accordo, con lo stesso senso dell'umorismo

-jamm bell, piccrè muvitv che tra dieci minuti dobbiamo stare tutti in cortile. Arriva la nuova direttrice- annunciò Nunzia, e tutte tornarono in cella per sistemarsi

-hai vist annè, torni tu, e arriva pure la nuova direttrice- Silvia mi avvolse il collo con il braccio conducendomi nella cella che avremmo tornato a condividere

-e tu chi si?- mi fermai a fissare una ragazza dai folti ricci rossi, che mi sembrava essere nuova

-anna jammucenne- Silvia provò a tirarmi dal braccio, ma restai immobile

-sono Viola- mi porse la mano, ma mi rifiutai di stringerla. Il male nascosto nei suoi occhi era palese dinanzi ai miei, non mi fidavo.

Mi voltai, e raggiunsi la mia cella dove poggiai i vestiti che ero riuscita a raccattare in fretta e furia.

Riuscì a sistemarli in poco tempo, lasciando fuori un cambio per quando sarei risalita e avrei avuto tempo per farmi una doccia

-mettetevi in fila, senza fare casino- Liz venne a richiamarci per raggiungere il cortile, e fu proprio in quel momento che un vuoto occupò il mio stomaco.

Volevo evitare qualsiasi pensiero.

Formammo una fila di sole ragazze mentre i ragazzi erano sparsi come volevano. Ero più che certa che il suo sguardo stesse bruciando su di me, mi sentivo la pelle scottare, ed il collo che si bagnava di sudore.

-buongiorno-

Ad attirare la mia attenzione fu una donna bionda, munita di bastone mentre si trascinava dietro il piede. Ero sicura che i ragazzi non si sarebbero risparmiati le loro solite battute, e come previsto qualche secondo dopo iniziai a sentire i loro mormorii.

-sono Paola Vinci, la nuova direttrice di questo IPM- si presentò la bionda

-allora quello che conta per me sono le regole. Voi rispettatele, e andremo d'accordo- si fermò, e in quei pochi secondi di silenzio sentì dei passi dietro di me

-ue Annarè, comm mai stai nata vota ca?- riconobbi la voce di Edoardo, e sbuffai mentalmente al solo pensiero che mi credessero così stupida

-dipende chi o vò sapè- dissi semplicemente senza mai voltarmi verso di lui

-sapete dov'è il mio ufficio per qualunque cosa, io sarò lì ad ascoltarvi. Ma non saranno tollerate risse, ne tantomeno violenza com'è successo ieri- tornai ad ascoltare la direttrice mentre i miei occhi oscillavano sull'asfalto.

-è per questo che i permessi saranno sospesi fino a nuova disposizione.
Ad ogni azione corrisponde una reazione, qui niente vi è dovuto, va tutto meritato- concluse il suo complesso discorso, e subito dopo Edoardo riprese a parlare

-chill esc pazz si nun o' sa. vol sapè chi ta fatt l'uocchi nir. Anna o sai comm è fatt- lo giustificò, come sempre. Imprecai e guardai in cielo, quasi a pregare il primo santo che mi avrebbe aiutato ad uscire da quella situazione

-Eduá ma a' me sai quant cazz m n fott e' comm è fatt?- sbottai voltandomi per guardarlo in faccia. Nel mentre vidi gli altri ragazzi avanzare dietro la direttrice che stava per andarsene, mentre imitavano la sua camminata.

Lasciai Edoardo immobile dov'era, e raggiunsi le mie compagne, restando con lo sguardo fisso davanti a me. Non avrei dovuto incrociarlo nemmeno per sbaglio.

Fui l'ultima ad entrare nel dormitorio, e mi fiondai in cella per prendere le mie cose e andarmi a lavare assieme alle altre. Mi caricai i miei vestiti in spalla e dopo essermi svestita mi buttai sotto l'acqua bollente.

Una volta finita la doccia, strizzai i miei lunghi capelli scuri per poi avvolgerli nel asciugamano, e tamponarmi il corpo con l'accappatoio.

Prima di poter poggiare piede sul freddo pavimento dello spogliatoio, la ragazza dai capelli rossi che si era presentata prima, mi bloccò il passaggio sull'uscio della doccia

-mi ara ricr coccos?- chiesi confusa, mentre cercavo un passaggio per poter raggiungere le panchine e cambiarmi

-prima non mi hai detto come ti chiami- si morse il labbro ed iniziai ad insospettirmi del suo comportamento

-Anna- dissi semplicemente il mio nome restando sulla difensiva

-sei la famosa Anna di cui tutti parlano?- incurvai lo sguardo alle sue parole

-mo pur famos song addiventat- parlai più con me che con lei, e quel punto vidi Silvia e Serena avvicinarsi

-Anna nun a penzà- Silvia provò ad afferrarmi il braccio tirandomi verso di lei

-sono certa che saremo grandi amiche- concluse Viola, per poi voltarsi ed andarsene

-a speranz' è l'ultim ca' mor- le gridai mentre usciva dalla stanza

-ma c' vò ra me chella stronz?- mi voltai verso le mie due amiche, e vidi Serena calare gli occhi

-niente amò, lasciala perdere- Silvia mi affiancò sulla panchina mentre mi rivestivo

Era ormai giunta ora di cena quando avevo finito di asciugarmi i capelli, raggiunsi la mensa seguita dalla mia amica castana, e occupammo uno dei tavoli della mensa

-Serena nun s' assett cu nuij?- chiesi voltandomi verso Silvia

-sta semb appriess a Viola, chell è pazz chissà che c' fa crer- mi confessò, e puntai il mio sguardo verso le due, accorgendomi che Viola stava facendo lo stesso

Affondai la forchetta nel cibo che c'era nel mio vassoio, e rimuginai su tutte le cose che erano successe in una sola giornata.

Quando tornai in cella, indossai il pigiama e mi fiondai subito sul mio letto, avevo soltanto voglia di sprofondare in un sonno più lungo possibile.

Ma non appena mi voltai dall'altra parte del mio letto a castello che condividevo con Silvia, qualcosa picchiettò la finestra che avevo lasciato aperta per l'insopportabile caldo

-Anna- sentì il mio nome sussurrato, e balzai dal letto in poco tempo, notando un filo dove all'estremità era legato un foglietto che afferrai dopo essermi assicurata che Silvia dormisse.

Vidi il filo risalire e non dovetti riflettere molto per capire di chi era la cella sopra la nostra. Aprì il biglietto e mi concentrai sul contenuto.

Non pensavo che rivederti mi avrebbe fatto così impazzire.
Ho bisogno di guardarti di nuovo negli occhi.
Non ignorarmi, ti prego.

-mo pur poet sa fatt- accartocciai il foglietto e lo lanciai in una parte indefinita della stanza, per poi tornare a dormire.

Annarè | Ciro RicciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora