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Anna

36 ore prima del perdono

Beppe riuscì a prendere Pino in tempo, e nel giro di qualche minuto riprese a respirare. Il mio viso era cosparso di lacrime che si fermarono solo quando vidi il ragazzo aprire gli occhi. Il comandante si alzò da terra e andò verso Filippo.

-brav uagliò- diede una pacca sulla spalla al ragazzo, e poi si rivolse a me

-piccrè è tutto appost, sta tranquill- scoppiai a piangere tra le sue braccia, e lui mi baciò la testa accarezzandomi i capelli

-Nunzia portala in cella- tirai su col naso, e Nunzia mi avvolse un fianco e mi accompagnò nel bagno della mia cella.

Mi piegai con la testa sulla tazza del water, e vomitai mentre qualche lacrima ricadeva ancora sulle mie guance

-forz nennè riposati- Nunzia mi accompagnò a letto e attese qualche minuto che mi calmassi per poi chiudere la cella.

Il giorno a seguire passai la maggior parte della giornata a letto con Nad e Silvia che cercavano di farmi alzare, ed io che mi rifiutavo costantemente.

Ero intenzionata a restare lì fino all'indomani, ma Liz venne a chiamarmi per andare in direzione. Mi concesse giusto cinque minuti per infilarmi un pantaloncino di jeans ed una canotta nera. Ed aggiustai i miei capelli, legando le ciocche davanti all'indietro.

La guardia aprì il cancello e dall'ufficio della direttrice vidi uscire Ciro con un sorriso stampato sul volto, che aumentò quando mi vide. Mi fece un'occhiolino e seguì Lino verso l'uscita.

-Anna, come stai, ho saputo di ieri, deve essere stato impressionante- la direttrice era seduta sulla sua sedia, ed il comandante l'affiancava all'in piedi

-meglio dottorè- alzai le spalle, e presi posto sulla sedia davanti la scrivania

-ti ho fatta chiamare perché il magistrato ha approvato il tuo permesso, domani hai un giorno libero- rivelò sventolando il foglietto bianco con la firma del magistrato. Un sorriso si insinuò sul mio volto e presi il foglio tra le mani.

-grazie dottorè- dissi senza alcun'altra parola. Avrei potuto passare del tempo con mia madre e mia sorella.

Uscì dall'ufficio con una felicità incontenibile, e saltellai tra i corridoi mentre Liz mi rimproverava per il casino che stavo facendo.

Terminata la cena ci fu concessa una pausa in cortile prima di andare a dormire. Alcuni dei ragazzi erano divisi tra i due campetti, ed altri erano sparsi un po' ovunque.

Individuai Filippo e andai a sedermi al suo fianco. Parlammo di ciò che era successo la sera prima, del mio permesso, e del nostro amico di cui non avevamo notizie da due giorni.

-se magari la finite di fare e' sciem, e parlate, potete chiarire. Chiattì ma ti devo insegnare tutto io, ma comm s' fann trattà sti femmn ro nord?- attualmente eravamo impegnati a parlare della sua situazione con Naditza, e gli feci chiari alcuni tratti caratteriali della mia amica.

Poggiai lo sguardo per terra e vidi un paio di scarpe, sollevai gli occhi e mi ritrovai Ciro in piedi di fronte a noi, guardò Filippo per alcuni secondi, fin quando non lasciò la panchina, e prese lui posto.

-che vuò?- mi portai le gambe al petto e poggiai la testa alla rete

-domani sto pure io in permesso- iniziò e sentì una strana sensazione a quella notizia. Non sapevo identificarla, ma sembrava che fossi contenta.

-e quindi?- rimasi indifferente e guardai il cielo illuminato dalle stelle

-domani sera ti aspetto qua- nascose qualcosa nella tasca della mia felpa, e subito dopo si alzò dalla panchina raggiungendo i suoi amici.

Annarè | Ciro RicciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora