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Anna

Quella giornata sarebbe stata interamente dedicata al murales da fare. Naditza era tornata in anticipo, ed io e Silvia ci stavamo chiedendo il perché, cercando di avere più informazioni possibili dalla nostra amica, che aveva si e no spicciato un paio di parole.

Nunzia ci stava portando in laboratorio, e proprio in quel momento vidi i ragazzi uscire. Sfiorai la spalla di qualcuno, e quando alzai la testa per vedere chi fosse trovai i suoi occhi neri. Furono pochi i secondi concessi per osservarci, ma furono talmente intensi da smuovermi completamente.

Tornai alla realtà quando vidi la biondina dell'altra volta, iniziare a spiegare il procedimento per compare il mosaico.

-allora, prima di tutto il disegno deve essere riportato su un cartone preparatorio forato- guardai il disegno davanti a me, e dei brividi mi invasero.

Dopo un intera mattinata passata a modellare e dipingere argilla, finalmente ci fu concessa una pausa dopo la mensa. Stavo finendo di cucire l'ennesimo buco dei miei calzini quando Liz entrò nel piccolo salone del dormitorio

-Anna, tieni visite- mi chiamò e aggrottai la fronte. Avevo visto mia sorella e mia madre qualche giorno prima.

-da chi Liz?- mi alzai abbandonando ago e filo, e la seguì lungo le scale

-non me l'hanno detto- scrollò le spalle, e quando giunsi davanti la sala colloqui la guardia aprì il cancello.

Avanzai e feci scorrere lo sguardo sui vari tavoli, fino a riconoscere Mirko. Restai pietrificata in piedi, e cominciai a tremare. Trovai il coraggio di raggiungere la sedia per sedermi.

-ciao- sussurrai e con un'inspiegabile forza mantenni lo sguardo duro

-comm si bell Annè- prese le mie mani tra le sue, ed io le allontanai all'istante

-che tien' piccrè?- poggiò i gomiti sul tavolo, ed io sospirai tentando di resistere

-pcchè stai ca'?- incrociai le braccia sotto al seno, e mi strinsi nella mia felpa a zip che avevo infilato sopra ad una t-shirt crop nera.

-t' vulev verè, mi manchi assai Anna, agg sbagliat, e fatt buon a m' sparà- tentò di passarmi una mano in viso, ma io spostai la sedia più dietro

-er o' minim- precisai e la sua espressione cambiò

-devi ringraziare solo a me si tien' nu poc e' educazion, e mazzat mij t' ann servut- uno dei tanti problemi di Mirko era la convinzione. Credeva di non sbagliare mai, di essere perfetto così, di sapere tutto, e chiunque cercava di contraddirlo si ritrovava come il mio occhio dopo la nostra ultima litigata.

-si pop strunz- mi alzai di scatto dalla sedia, e feci segno alla guardia di aprirmi il cancello.

-Anna ma arò cazz vai- Mirko spintonò la guardia e mi seguì nel corridoio, mi voltai per guardarlo ma andai a scontrarmi con qualcuno.

Alzai gli occhi e vidi Ciro con un'espressione abbastanza incazzata. Incrociò prima il mio di sguardo, e poi quello di Mirko.

-nun t vogli verè chiù- gli urlai e tentai di andarmene ma venni trattenuta per il polso. La sua presa era talmente forte che se avesse voluto mi avrebbe rotto il polso in un attimo.

-lievc e man a cuoll- Ciro sferrò un pugno sullo zigomo del ragazzo che cadde subito a terra

-c' re stu burdell- Lino e Liz si misero in mezzo portandoci via. Risalì le scale con un incontrollabile rabbia che mi percorreva per intero.

-Annarè- sentì la voce di Ciro chiamarmi, per poi fare un segno a Lino

-due minuti- l'uomo si allontanò assieme a Liz e vidi Ciro mettersi davanti a me

Annarè | Ciro RicciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora