Victoria
𝘖𝘥𝘪𝘰 𝘦 𝘢𝘮𝘰.
𝘍𝘰𝘳𝘴𝘦 𝘮𝘪 𝘤𝘩𝘪𝘦𝘥𝘦𝘳𝘢𝘪 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘴𝘪𝘢 𝘱𝘰𝘴𝘴𝘪𝘣𝘪𝘭𝘦.
𝘕𝘰𝘯 𝘴𝘰, 𝘮𝘢 𝘴𝘦𝘯𝘵𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘢𝘤𝘤𝘢𝘥𝘦 𝘦 𝘮𝘪 𝘵𝘰𝘳𝘮𝘦𝘯𝘵𝘰.
𝒞𝒶𝓉𝓊𝓁𝓁ℴ, 𝒞𝒶𝓇𝓂ℯ ℒ𝒳𝒳𝒳𝒱.La sofferenza non è solo dell'individuo che soffre in prima persona ma riguarda anche chi ha a cuore la persona in questione.
Non c'è una legge fisica che spieghi i sentimenti umani ne qualcosa di certo al cento per cento che ci possa dire cosa proviamo.
Lui viveva nel mio sorriso più sincero e se non per amore allora non avrei saputo spiegarlo.
Volevo sapere come stava, se mangiava o se per il cibo non c'era spazio nel suo stomaco come nel mio. Volevo sapere se aveva addirittura riso in quelle ventiquattro ore senza di me.
L'umanità mi avrebbe detto di odiarlo eppure io avrei solo voluto essere da lui per consolare le nostre cicatrici in un abbraccio.
Al di fuori della mia stanza erano oramai le due di notte passate ed io non mi ero mossa dal letto da quando ero tornata.
Come da copione Thomas era apparso sulla soglia con delle pizze e due birre, esattamente come avrei immaginato.
<<sei nel mood: spacco tutto o nel mood: anche una foglia può spezzarmi?>> chiese ottenendo un occhiataccia maligna come risposta.
<<ok... ok, sei nel mood non rompe i coglioni, comprensibile>>
<<ma tu li romperai comunque vero?>> chiesi.
<<ovvio, che viviamo insieme a fare se no? Per ogni sentimento che lasci andare ti do un morso della mia pizza>>
<<non ho fame>>
<<be fattela venire, hai idea di quanto sia stato difficile usare il forno?>>
<<thomas...>> Non ero in vena di giocare.
<<eddai vic, abbiamo passato cose ben peggiori... Damiano? pff ma chi lo conosce? Domani facciamo qualcosa di produttivo, tipo l'università>>
<<l'università proprio no ora>> Il solo pensiero di prendere in mano un libro aumentava la voglia di eclissarmi.
<<ti impedisco di buttare via tutto ciò che hai fatto, per lo più, non suoniamo insieme da troppo>>
Io non suonavo da un giorno ed ammetto che l'ultima volta era stata intensa. Il basso che mi aveva regalato lui stava ancora protetto nella custodia e lì sarebbe rimasto. Non volevo fare la materialista, sicuramente prima o poi l'avrei suonato o anche solo guardato senza pensare a colui che me lo aveva regalato.
<<terra chiama victoria...ehilà?>>
<<si dicevi?>>
<<dicevo che sono arrabbiato con te per non avermi raccontato i tuoi drammi amorosi!>>
<<damiano non...>> Non ebbi il tempo di finire.
<<non dirmi che non è un a dramma amoroso perché altrimenti avresti già divorato ciò che ti ho portato.>>
Thomas era bravo a leggermi dentro, non glielo avevo mai insegnato, mi capiva ed era forse la cosa che meglio gli riusciva. Volevo parlare con lui, avevo bisogno di raccontargli che avevo perso qualcuno, di nuovo, e che non accadeva da anni. I miei amici era sempre rimasti gli stessi, ne di più ne di meno ad eccezione di Ethan che era l'anima più buona che conoscessi su questa terra. Non mi aprivo più con le persone da quando mamma era venuta a mancare, era una delle cose che nessuno notava, come il fatto di non essermi mai tinta i capelli poiché così erano come lei me li aveva donati.
<<cosa senti vic?>> domandò prendendomi la mano dopo i minuti di riflessione in cui la testa aveva di per se divagato.
<<freddo>> risposi.
<<freddo?>>
<<nel cuore thom>> Damiano era la coperta che mi scaldava d'inverno ed ora che non c'era dentro di me regnava il gelo.
Si susseguirono attimi, o può darsi ore, in silenzio. Un silenzio che emetteva - come potete immaginare- rumore di pensieri confusi. La mia mente lavorava e lavorava senza cessare ne riposarsi per nemmeno un secondo. Pensavo alle sue mani calde sulle mie cosce quando stavamo sul divano a guardare un film, volevo le sue labbra calde sul collo e poi giù fino al punto che poteva unire i nostri corpi ma che rimaneva troppo lontano da ciò che lasciava comunicare le nostre anime; gli occhi.
Nessuno smette di pensare, non voler pensare è di per se un pensiero, nel mio caso, distruttivo. I miei erano pensieri ansiosi, trasmettevano angoscia, non mi facevano rimanere tranquilla.
Non dormivo, per me non rappresentava pace, avevo paura di chiudere gli occhi per un tempo indefinito, non dovevo perdere il controllo.
Passai le notti a fare ricerche su internet riguardo a questa cosa, ebbi bisogno di sapere se era veramente così normale come volli far credere a me stessa.
Scoprii che non lo era, non dopo la soglia che avevo oltrepassato.
Una settimana dopo mi venne diagnosticato un disturbo ossessivo-compulsivo elevato.
Stavo precipitando a capofitto.
Un mese dopo era ancora peggio, non mangiavo ma vomitavo spesso, avevo forti capogiri e mal di testa incessanti. Feci perfino un test di gravidanza, credetti che in questi casi e con questi sintomi l'idea mi sarebbe dovuta sorgere spontanea ciò nonostante ero fuori strada.
Due mesi dopo mi trovavo in un ospedale, da sola, con una dottoressa a chiamare il mio nome.
<<signorina De Angelis?>> Mi alzai.
Avevo ripreso l'università, mi ripetevo che il mio corpo era solo stressato, non avrei dovuto avere motivo di preoccuparmi no?
<<dobbiamo fare un elettroencefalografia>> mi spiegò dopo avermi fatta accomodare su una poltrona bianca con tanti macchinari attorno.
<<cosa... cosa vuol dire?>> santo cielo perché ero andata da sola?
<<applicheremo degli elettrodi sulla tua testa per esaminarne il cervello, nulla di doloroso o invasivo>>
Restai lì dentro, continuando a pensare e ancora pensare.
<<signorina? Mi sente?>> chiese la dottoressa sventolando una mano di fronte al mio viso.
Mi ero persa, la cognizione del tempo svaniva sempre se fissavo il vuoto.
<<mi dica>>
<<lei è qui da sola?>>
<<si... perché?>>
<<curiosità>> ammise sorridendo <<mi ripeti cosa senti? Quali sintomi riscontri?>>
Risposi alla domanda ed il suo sguardo si incupì.
<<è una brutta cosa vero?>>
<<lei ha avuto parenti malati di tumore?>> domandò scandendo le parole con cautela.
<<mia madre>>
<<quanti anni aveva?>> Dava per scontato che non ci fosse più, era molto più che semplicemente brutta.
<<circa cinquanta>>
Dopo un respiro profondo puntò lo sguardo fisso nel mio e aspettandosi qualsiasi possibile reazione, rivelò il risultato delle analisi.
<<hai una cerebropatia, è una malattia dei vasi sanguigni presenti nel cervello, ereditaria se un parente in famiglia ne ha già sofferto. I tuoi sintomi combaciano, teoricamente le probabilità di contrarre questa malattia si aggira dai trenta ai cinquant'anni. Il rischio di morte é altissimo signorina De Angelis>>
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ᴛʜᴇ ʟᴏɴᴇʟɪᴇsᴛ |damoria|
ФанфикVidi una lacrima. Se ne stava tutta sola in un deserto arido da tempo. Accostai il palmo della mano alla sua guancia e raccolsi quella porzione di cielo. La tempesta richiamata si ripresentò all'interno delle sue pupille. Una grandine di lacrime ca...