1. 𝑽𝒆𝒏𝒕'𝒂𝒏𝒏𝒊

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Victoria

𝘚𝘢𝘱𝘱𝘪𝘢𝘮𝘰 𝘤𝘪𝘰̀ 𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘪𝘢𝘮𝘰
𝘮𝘢 𝘯𝘰𝘯 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘱𝘰𝘵𝘳𝘦𝘮𝘮𝘰 𝘦𝘴𝘴𝘦𝘳𝘦
𝒲𝒾𝓁𝓁𝒶𝓂 𝒮𝒽𝒶𝓀ℯ𝓈𝓅ℯ𝒶𝓇ℯ

<<driiiiin...driiiin....driiiiin>>
La sveglia suona e la consapevolezza di dover cominciare un'altra giornata odiosa mi frana addosso tutta d'un pezzo.
Trascino a fatica il mio corpo fino alla cucina e mentre la moca fa il caffè, io osservo il tempo di oggi.
Il cielo è piuttosto limpido ma siamo a dicembre e, pur essendo nel centro Italia, fa freddo.
<<viii'>> ... e come ogni mattina cominciava ad essere strano che il mio coinquilino non mi avesse ancora chiamata.
<<che c'è Thomas>>
<<me fai il caffè pure a me??>>
<<te lo faccio tutte le mattine tho'>>
Quando l'occhio mi cade sull'orologio, affisso di fronte al tavolo della cucina, noto di essere in ritardo per il primo corso universitario.
Mi alzo dallo sgabello correndo, una volta in camera prendo dei jeans a zampa, una canotta, una felpa ed un giubbotto di pelle.
<<cazzo vic, ce sta caffè ovunque!>> urla il biondino dall'altro lato della casa.
<<scusa sto in ritardo, me lo metti in una tazza??>>
Spero che il verso a seguito della mia richiesta fosse un si, non ho la minima intenzione di mettere piede fuori da qua senza una dose di caffeina enorme.
Stendo del correttore sulle imperfezioni e mi aiuto col mascara a dare un tocco più femminile alle ciglia.
Ieri sera dopo essere tornata da una festa ho dimenticato di struccarmi e ammetto di essere molto simile ad un panda questa mattina.
<<victoria è pronto te movi? poi se raffredda>>
Thomas non è solo un coinquilino, è il mio migliore amico da ben più di dieci anni, lo conosco dalle medie. Siamo venuti a vivere insieme dopo il liceo per proseguire insieme la nostra sopravvivenza.
L'appartamento è sul Viale di Trastevere, una zona amata da lui.
<<Vic!!>> mi richiama per l'ennesima volta.
<<arrivo ho detto>>
Faccio uno chignon in testa un po' a caso, metto mcbook, libri e quaderni, per appuntarmi le lezioni di oggi dentro la borsa e mi munisco di penna.
Un lieve strato di burro cacao e bevo finalmente il mio caffè.
<<a che ora rientri?>> chiede
<<devo andare a fare un nuovo colloquio con una famiglia qui vicino per le tre, se mi prendono potrei dover rimanere più a lungo quindi non so a che ora riuscirò ad essere a casa, spero per cena>>
<<per cosa ti hanno chiamato?>>
<<hanno bisogno di qualcuno che faccia le pulizie>>
<<tu che pulisci?? vic camera tua è peggio di un campo di guerra>>ironizza ridendo a crepapelle.
<<senti, non ho tempo per le tue battute pessime, pulisco casa loro e fine, a casa mia ci penso io. Poi mi servono soldi per l'università lo sai>>
Quando anni fa ho scelto di lasciare le comodità fornite dalla mia abitazione familiare il motivo non era solamente la scuola.
Mio papà aveva decido di rifarsi una vita con un altra donna dopo che mia madre è venuta a mancare.
Io non sopportavo di dover vedere un'estranea camminare fra le pareti della mia infanzia come se fosse stata lì da sempre.
È una signora dolce ed a modo ma non sono riuscita a passare sopra il passato.
Ad oggi, grazie ai tanti colloqui psicologici, i rapporti con mio padre sono migliorati ma comunque ho rivendicato la mia indipendenza ed ho scelto di non tornare alle comodità che mi forniva vivere sotto la sua protezione.
<<va bene... ma di che genere di persone parliamo? serial killer, ricchi sfondati o vecchi noiosi? o no aspetta, non mi dire, bambini?? sai sinceramente non ti ci vedo a fare da babysitter! ti viene da vomitare al solo pensiero che qualcun altro stia per farlo, cosa ti succederà se dovrai cambiare un pannolino??>>
<<thomas! ho detto pulizie! per chi le faccio è irrilevante!>>
Detto questo prendo le chiavi della macchina e vado di fretta verso la porta.
Per quanto voglia bene a Thomas, doverlo ascoltare mentre parla a macchinetta è tediante e mi fa tardare per le due lezioni giornaliere.
<<a dopo te voglio bene vic>>
<<io no! a stasera>> urlo mentre chiudo.

ᴛʜᴇ ʟᴏɴᴇʟɪᴇsᴛ |damoria|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora