Victoria
𝘚𝘦 𝘦̀ 𝘷𝘦𝘳𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘤'𝘦̀ 𝘶𝘯'𝘢𝘭𝘵𝘳𝘢 𝘷𝘪𝘵𝘢
𝘥𝘰𝘱𝘰 𝘭𝘢 𝘮𝘰𝘳𝘵𝘦
𝘢𝘭𝘭𝘰𝘳𝘢 𝘴𝘱𝘦𝘳𝘰 𝘥𝘪 𝘳𝘪𝘯𝘢𝘴𝘤𝘦𝘳𝘦 𝘪𝘯 𝘶𝘯 𝘭𝘪𝘣𝘳𝘰;
𝘥𝘪 𝘦𝘴𝘴𝘦𝘳𝘯𝘦 𝘭𝘢 𝘱𝘳𝘰𝘵𝘢𝘨𝘰𝘯𝘪𝘴𝘵𝘢;
𝘥𝘪 𝘱𝘰𝘵𝘦𝘳 𝘷𝘪𝘢𝘨𝘨𝘪𝘢𝘳𝘦 𝘢𝘵𝘵𝘳𝘢𝘷𝘦𝘳𝘴𝘰 𝘭𝘦 𝘱𝘢𝘨𝘪𝘯𝘦;
𝘪𝘮𝘮𝘦𝘳𝘨𝘦𝘳𝘮𝘪 𝘯𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘭𝘢𝘤𝘳𝘪𝘮𝘦 𝘷𝘦𝘳𝘴𝘢𝘵𝘦
𝘥𝘪 𝘤𝘩𝘪 𝘴𝘵𝘢𝘳𝘢̀ 𝘭𝘦𝘨𝘨𝘦𝘯𝘥𝘰 𝘭𝘢 𝘮𝘪𝘢 𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪𝘢 𝘦 𝘵𝘰𝘳𝘯𝘢𝘳𝘦 𝘢 𝘨𝘢𝘭𝘭𝘢
𝘥𝘰𝘱𝘰 𝘢𝘷𝘦𝘳𝘯𝘦 𝘴𝘤𝘰𝘳𝘵𝘰 𝘪𝘭 𝘴𝘰𝘳𝘳𝘪𝘴𝘰.
𝒜𝓊𝓇ℴ𝓇𝒶𝓃ℯ𝓈𝓀𝒾𝓃, 𝓃ℴ𝓉𝒶 𝓉𝓇ℯ𝓃𝓉ℴ𝓉𝓉ℴ.Cerebropatia.
Cerebropatia vascolare amildogenica
Ero malata, gravemente malata e senza cura.
Anzi, non era vero, una cura c'era, ma non era da tenere in conto, morire non era uno dei miei obbiettivi da ventenne ne tanto meno uno dei buoni propositi per il duemilaventitre.
Non volevo raccontare a nessuno quello che mi era stato rivelato, non avevo alcuna voglia di spiegare alla mia famiglia, amici compresi, quello che mi stava succedendo. Sapevo qual era il tipo di tristezza che si provava sapendo una persona importante in una situazione di sanità rischiosa.
Come potevo dire a mia sorella che avevo la stessa malattia della mamma? Come potevo vedere papà preoccuparsi e scusarsi con me per il suo comportamento solo dopo aver scoperto in quale dannatissima condizione era sua figlia?
Io che mi dicevo forte, soffrivo di attacchi di panico, vivevo di depressione e mi nutrivo di pugni in faccia.
Stava davvero in questo la forza? Perché per esserlo bisognava rischiare di sprofondare? Come si poteva dare torto a Leopardi se aveva ragione su tutto. Il poeta che nel suo pessimismo definiva la felicità come un momento stallo, un attimo di sollievo a cui seguiva un vuoto eterno.
Io che mi definivo forte avevo costantemente bisogno di qualcuno per andare avanti.
Mi definivo forte ma senza Damiano ero precipitata.Radunai Thomas, Nica, mio padre ed Ethan a casa mia. Pur non volendo, meritavano di sapere. Forse per potermi vivere al massimo per il tempo che restava.
<<devo dirvi una cosa>> cominciai restando in piedi di fronte al divano con accanto il cielo di Roma che mi teneva per mano.
Raccontai tutto per filo e per segno, spiegai quando, come e perché decisi di fare quegli esami. Esplicai quali potevano essere state le cause scatenanti e come si poteva affievolire il rischio di una fine spaventosa, almeno per loro.
<<La mia stella...>> disse Sandro in un sussurro prima di scoppiare in un pianto silenzioso.
Mia sorella stava ferma a fissarmi, non c'erano domande da fare, noi c'eravamo già passate ed io non avevo mai immaginato quanto fosse stato duro rivelarlo in prima persona.
<<è per lui?>> chiese Thomas ed io capii.
Era per Damiano? Lui aveva il potere di essere così indispensabile nella mia vita?
Non lo sentivo da tre mesi, non lo vedevo e non lo respiravo da altrettanto tempo. Ero al corrente di cosa che faceva, al momento lavorava per suo padre nella David company of Europe ma non stava a Roma, dalle sue storie Instagram lo vedevo viaggiare di continuo.
<<vic... rispondimi>> mi incitò.
<<non può essere, non è uno scienziato o un mago Thomas>>
I presenti non capirono di cosa stessimo parlando, se non Ethan, che oltre al mio migliore amico, era stato l'unico a conoscere Damiano.
<<e ora?>> si ridestò mio padre <<che cosa devo fare victoria? Hai detto che c'è un modo per prevenire una catastrofe, come?>> Era determinato.
<<la mia non è la solita malattia al cervello...>> c'era qualcosa che non avevo detto. <<si tratta di una conseguenza psicologica, dopo la visita sono stata affiancata ad uno psichiatra, ha analizzato tutto il corso degli eventi accaduti nella mia vita. È arrivato alla conclusione che posso guarire ma che c'è una scarsa probabilità di prevenire un emorragia, in caso dovesse avvenire potrei non sopravvivere.>>
<<come dovresti prevenirla allora?!>>urlò sempre lui.
<<non devo mollare>>
Dovevo rincorrere alla sopravvivenza con tutte le mie forze e nonostante non volessi morire, non era facile restare in forze visti i sintomi. Il mio problema primario era che i pensieri prendevano il sopravvento e da ciò ne scaturivano i mal di testa fortissimi dovuti alla cerebropatia, non dovevo pensare troppo. Ne sforzare il mio cervello.
Per me era una cosa che sembrava impossibile ma qualsiasi mezzo ci fosse stato per distrarmi l'avrei accettato.
Dovevo uscire più spesso di quanto avessi ripreso a fare, era necessario che mi circondassi di persone e che sospendessi di nuovo lo studio per non affaticarmi. Gli incontri psichiatrici sarebbero stati una tappa settimanale fissa per riprendermi. Ce l'avrei fatta.Andarono tutti via destabilizzati, tutti allo stesso modo.
Thomas rimase con me ed insieme cenammo per poi chiacchierare.
<<so che non hai bisogno di altro stress ma hai provato a contattare Damiano?>>
<<no e non sarebbe comunque utile>>Ogni mese ebbi una visita in ospedale per controllare l'andamento della malattia.
Al primo mese di malattia le cose già andavamo minimamente meglio, il secondo nettamente meglio. Al terzo sembravo fuori pericolo ma a metà ebbi una ricaduta non eccessivamente grave.
Agosto arrivò in fretta ed a settembre rinacqui, l'avevo superata.
Non seppi però che lui sarebbe tornato da lì a poco.
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ᴛʜᴇ ʟᴏɴᴇʟɪᴇsᴛ |damoria|
FanficVidi una lacrima. Se ne stava tutta sola in un deserto arido da tempo. Accostai il palmo della mano alla sua guancia e raccolsi quella porzione di cielo. La tempesta richiamata si ripresentò all'interno delle sue pupille. Una grandine di lacrime ca...