I miei occhi,sono fermi,come pietrificati su quelli di Louis che non riesce a reggere bene questa competizione di sguardi.
Ho la mascella serrata e il cuore mi martella dentro il petto,come se volesse uscire. Vorrei che quest'agonia terminasse ma non posso far uscire il mio organo vitale dal mio corpo. E' come un tamburo che tiene il ritmo e si fa sempre più forte,rimbomba in tutta lagabbia toracica. Quasi non riesco a credere a quelle parole e mi darei un pizzicotto,per capire se è veramente reale o se è un sogno.
"Come scusa?" vorrei dire,ma mi trattengo. Non vorrei fare una magra figura.
"Non so che dire." Dico alla fine,abbassando lo sguardo.
Sembrava Louis quello che volesse cedere e alla fine,mi ero arresa io e avevo portato il mio interesse visivo alla punta dei miei stivali.
"Non fa niente. Immaginavo che ..." Si interrompe e non completa la frase "Ti va se camminiamo attorno al giardino?"
Lancio un'occhiata furtiva alla vetrata e noto con stupore che Niall non è più intento a guardarci.
Annuisco e mi alzo dall'altalena,infilando le mani tremanti dentro la giacca.
Io e Louis si incamminiamo attorno al grande giardino di casa dei miei zii mentre dal cielo,scendono leggeri e soffici fiocchi di neve.
Sembra passata un'eternità quando Louis comincia a parlare: "Voglio raccontarti una storia. LA mia storia." Si blocca immediatamente e mi fermo,scrutandolo. La sua espressione è indecifrabile.
Alza lo sguardo verso il cielo socchiudendo gli occhi e vedo i fiocchi di neve posarsi sul suo viso chiaro e vellutato.
Sento le mie guance diventare paonazze e mi volto a guardare i muri di casa.
Louis avanza di qualche passo e si addentra nella veranda che sbuca dalla sala da pranzo.
Lo seguo,spazientita di conoscere questa storia e stranita per il suo insolito comportamento.
Si siede su un divanetto bordeaux accavallando una gamba su un'altra e con una mano,picchietta sul posto accanto al suo.
Scuoto il capo,rifiutando il suo invito e mi siedo su una cassapanca. I miei piedi non toccano neanche per terra.
Tolgo il cappuccio e lo fisso infastidita: "Ti prego,parla!" Lo supplico letteralmente.
Distoglie lo sguardo dal mio e fissa un quadro appeso alla parete della piccola veranda,riscaldata da una semplice stufa.
"Quando...quando sono nato ... mia madre aveva un marito."
"beh,fino a qui ci ero arrivata" avrei voluto dire,ma decido di lasciarlo continuare.
"Andava tutto bene" Ricomincia Louis "Fino a quando non sono nato io. Mio –padre-" Dice muovendo le dita a mo' di virgolette "non voleva nessun bambino. La mia nascita scombussolò tutti i suoi piani di viaggiare e di stare da solo con mia madre. Era un maniaco geloso,voleva sua moglie tutta per sé. Non sopportava che mia madre desse attenzioni ad una creatura che non capiva nulla,che non sapeva parlare,che avrebbe impiegato anni per crescere e diventare coscienziosa."
E' una storia insolita e non riesco a capire il motivo per cui me la sta raccontando. Arriverà ad un punto?
In ogni caso,sapere che Louis si sta confidando con me,mi rende quasi felice. Sento ancora il cuore martellare ma adesso,è piacevole.
Louis guarda altrove,non si azzarda a guardarmi negli occhi e per certi versi,è meglio così. Non riuscirei a sostenere il suo sguardo.