Sulle emozioni.

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- Allora, perché non mi racconti qualcosa di te, Giulia che non ci prova?

Carlo non demorde. Ha deciso che vuole saperne di più di questa Giulia che parla a monosillabi.

Lei alza le spalle, iniziando a rassegnarsi all'idea che quella sera il tramonto in silenzio non lo avrebbe visto.

- Non c'è molto da dire.

- Questo è quello che si dice sempre.

- Se si dice sempre magari significa che in fondo è vero.

- Oppure significa che nessuno crede di avere niente di speciale da dire, perché tutti crediamo di star vivendo la più ordinaria delle vite, e abbiamo paura di parlare di noi, perché parlare di sé significa guardarsi dentro e non si sa mai cosa si trova, a guardarsi dentro. Oppure significa che diamo per scontato che all'altro non interessi assolutamente niente della nostra vita, impegnato come deve essere a vivere la propria, di vita, e non vogliamo portargli via nemmeno un secondo del suo preziosissimo tempo.

Sorride, dà un sorso alla birra e la passa a Giulia. Lei la prende e ne beve un po', poi lo guarda.
Stavolta ci ha preso. In pieno.

Giulia ha sempre avuto paura a guardarsi dentro, a guardarci davvero, non l'occhiatina in superficie, ma lo sguardo vero e sincero che arriva giù, all'origine di tutto.

Ed è anche quel tipo di persona che ha sempre paura di disturbare, di non avere niente di interessante da dire, di portare via, per l'appunto, preziosissimo tempo al suo interlocutore.
Quindi bravo Carlo, c'hai preso in pieno.
Ma questo Giulia non glielo dice.

- E non ci rendiamo conto che spesso nell'ordinario si nasconde lo straordinario, - conclude Carlo.
- Serie tv anche questa?
- Film.
- "L'ultimo bacio?"
- Brava, hai indovinato.

Gli sorride, Giulia.
Quel nervosismo che le attanaglia le viscere tutte le volte che deve parlare con qualcuno che non conosce sta piano piano diminuendo.
Carlo intanto si è alzato e sta andando a prendere un'altra birra, dato che Giulia continua a tenere in mano quella aperta.

- Comunque davvero non c'è molto da dire. Mi chiamo Giulia, ho trent'anni, lavoro in un negozio nel piccolo paese in cui sono nata e cresciuta, ho una casa, un fidanzato.
Lo dice tutto d'un fiato, a testa bassa, giocando nervosamente con l'etichetta della bottiglia.

- Quanta emozione che traspare dalle tue parole. Cos'è, mi stai elencando la lista della spesa?
- Non credo di conoscerti ancora così bene da permetterti di essere sarcastico.
Giulia è scattata subito sulla difensiva.

- Hai ragione scusa, - Carlo alza le mani in segno di resa.

- E' che quando uno parla della sua vita, di ciò che è, di ciò che fa, dovrebbe essere entusiasta, no? O, almeno, se non proprio entusiasta, quantomeno un briciolo felice, no? E dalla lista della spesa che hai appena snocciolato, azzarderei a dire che tu proprio felice ed entusiasta non sei.

- Qualcuno lo è davvero? Tu lo sei?
Lo punzecchia Giulia.

- Beh, non posso dire di essere l'uomo più felice della terra, ma non posso lamentarmi. Ho i miei alti e bassi, certo. Ma faccio un lavoro che amo, non ho troppi vincoli, cerco di scoprire e apprezzare sempre cose nuove. Quando posso viaggio, quando voglio staccare da tutto e tutti stacco.
- Non mi dire, basta questo per essere felici?
- Adesso chi è che fa la sarcastica?
Giulia gli sorride. - Touche.

- Comunque no, non basta. O almeno, non credo basti per tutti. Credo che ognuno debba trovare la propria, di felicità. E per ognuno di noi la felicità è qualcosa di diverso. Ciò che rende felice me potrebbe non rendere felice te.

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