Capitolo VI: " Le stelle "

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Dopo aver portato Maggie a casa di Henry ed averli lasciati parlare in pace, con la speranza di risolvere una volta per tutte le loro incomprensioni, mi diressi verso casa.
Pensai, però, che rimanere fuori un po' a prendere aria mi avrebbe fatto bene.

Inoltre mio padre non c'era e Juliette si era presa un permesso per trovare la madre malata, perciò niente mi fermava dallo sgarrare, anche solo per poco.
Ne sentivo il bisogno di quel soffio di libertà.

Per me era questa la libertà, un soffio di vento, una corrente passeggera, una leggera brezza di primavera... Una cosa veloce e quasi impercettibile, ma intensa e appagante che non dura mai abbastanza.

Mi avviai verso Midtown, diretta verso l'Empire.
Chiudeva alle 21 perciò dovevo sbrigarmi essendo le 17.
La distanza dall'Upper East Side a Midtown non è tanta, ma con tutto il traffico che c'è a Manhattan...
Presi il primo taxi che trovai, mi sbracciai per farmi vedere dal conducente. Appena si fermò notai che portava gli occhiali da sole, capelli rasta e camicia hawaiana, per non parlare dei calzini multicolore con i sandali marroni.

Dove sono finita! Volevo morire, letteralmente. Mi chiese dove volessi andare e dopo aver fatto qualche battuta ridicola su Midtown, si scusò per averci messo tanto a vedermi, dicendomi che era colpa dei suoi occhiali da vista, i quali, parole sue: <<Sono letteralmente introvabili! Quindi non ho potuto metterli... Ma tranquilla! Guido bene anche senza... Di giorno almeno... >>
Volevo sprofondare negli stravaganti sedili di finta pelle marrone con una fantasia maculata giallo limone, strappati in diversi punti tra l'altro. Che poi io ancora mi chiedo con quale coraggio abbinò il marrone chiaro ed elegante ad una fantasia maculata giallo limone! Andiamo, giallo limone, sul serio?

Dopo aver rischiato la vita in quel taxi orrendo in cui c'era puzza di marijuana circa venti volte, riuscii ad arrivare al mio amato Empire.


***


Non so perché, andando all'Empire, speravo di incontrare la misteriosa pianista.
Selena.
Stavo cercando di pensare a lei con il suo nome, ma era come se il mio cervello l'avesse memorizzata con quel bizzarro soprannome.
Era passata esattamente una settimana da quando l'avevamo incontrata. Liam non l'aveva trovata su Snapchat e lui era davvero bravo in questo genere di cose.

Credo che fossi lì solo perché speravo di incontrarla.

Stavano per chiudere e l'Empire si stava svuotando. Spostai lo sguardo a destra e a sinistra, nella speranza di intravedere tra la folla di newyorkesi e turisti una chioma bionda e due occhi azzurri come il ghiaccio.
Poi mi ricordai del Tetto verde e, dopo essermi girato intorno un altro paio di volte, mi resi conto che sarebbe stato molto più intelligente dirigermi lì.

Eccola.
Seduta sul cornicione del tetto mentre ammirava il tramonto con i suoi occhi glaciali.
I miei occhi si illuminarono quando riconobbi i lunghi capelli color miele librarsi nel vento.
Mi avvicinai e mi sedetti al suo fianco.

<<Oggi lascerai cadere le scarpe da tennis? Spero per te che non colpiscano qualcuno troppo irascibile...>>
lei incastrò i suoi occhi nei miei e rise.
<<Sai qual è la cosa divertente? Che mettere un paio di sandali a febbraio...>> dissi ironizzando facendola ridere.
Pensai a quanto fosse bella mentre rideva, poi una ciocca le finì in bocca e fui io a ridere.
Era così buffa mentre cercava di togliere le ciocche, per un secondo pensai che si sarebbe presto affogata.
Iniziò a tossire. Si era affogata sul serio!

LA STELLA PIÙ LUMINOSA DEL CIELO Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora