Capitolo XI "Sei nato nel mese di ottobre?"

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" Dalle mie parti si dice: il buongiorno si vede dal mattino! "
Mi disse un giorno una persona, e per quanto riguarda la mattina del 9 marzo 2023, il mio primo buongiorno fu uno squillo e tantissimi messaggi non letti da parte della mia adorata madre.

Cercai invano di svegliarmi, aprii gli occhi e mi sollevai dal letto a fatica, sentivo un peso addosso, ma dato che ero troppo intontito non ci pensai troppo e me ne liberai.
Ancora mezzo dormiente risposi alla chiamata.

<< Pro... Nto... ?>> Dissi tra uno sbadiglio e l'altro. Dall'altra parte sentii urlare la voce preoccupata di colei che mi mise al mondo.

<<Jason che fine hai fatto?! Ieri non sei venuto! Mi sono preoccupata!>>
Mi stiracchiai e sbadigliai un altro paio di volte prima di rendermi conto di cosa parlava.
Ieri il presidente aveva tenuto la sua dichiarazione a sostegno della National Women's History Week e mia madre ci teneva particolarmente a vederla con me.
Sarei dovuto andare a casa a vederla con lei, ma mi ero completamente dimenticato.
Insomma per l'uscita con Selena...
<<Scusa mamma, hai ragione avrei dovuto dirti che non sarei venuto. Mi spiace se mi sono perso il discorso di quel coglione del presidente, ma sai com'è... >>
Mentre mamma continuava ad urlare su quanto si fosse preoccupata e quanto incosciente fossi, cercai di ricordare il giorno prima, ma ero talmente tanto assonnato che mi addormentai tante volte per poi essere svegliato di nuovo dalle urla della mia adorata e assolutamente non protettiva madre.

Dopo un po' chiusi la telefonata, promettendo a mamma che la prossima volta l'avrei avvertita.
Posai il telefono e, seduto sul letto con gli occhi chiusi, mi stavo praticamente riaddormentando, quando una voce mi fece sobbalzare, di nuovo.
Anche se stavolta non era la voce di mia madre.
Era più dolce, sensuale ed impossibile da non riconoscere...

<<Sei una merda come figlio, lo sai vero?>>

La mia stella era stesa sul letto, con un braccio a reggerle il capo e l'altro steso davanti a lei.
I capelli color miele le cadevano su un lato e le dita della mano destra tamburellavano sul letto.
La coperta la copriva fino a sotto le ascelle, la luce della finestra la colpiva da dietro.
I suoi occhi mi osservavano penetranti come due iceberg e dolci come un bacio.
Quando mi vide fissarla, sfoggiò un sorriso un po' malizioso e adorabile al tempo stesso.

<<Ti eri dimenticato della mia presenza?>> mi chiese senza alcuna insicurezza o timidezza.
<<Assolutamente noooo, ma che dici? >> dissi riprendendomi e imbastendo le labbra in un sorriso.
<<Dal modo in cui mi hai spinta prima e da come mi stavi guardando fino a 5 secondi fa, direi che i tuoi gesti hanno tradito le tue parole amore mio. >>

Ops... Scoperto!
Pensai.

<< Comunque buongiorno amore mio >> dissi io piegandomi per darle un bacio sulla fronte.
<<Buongiorno... >> disse lei teneramente.
Mise due dita sotto il mio mento e mi guardò penetrante per poi darmi un bacio alla francese.
<< Hai un alito pesante... Bleah >> disse ridendo.

<<Oh mi perdoni principessina, ma dovreste sentire il suo. >> dissi io ridendo.
<< Ah sì? Si tratta così la propria principessa? Prendi questo! >> Disse e mi scaraventò addosso il suo cuscino.
Io ero seduto sul letto e quel cuscino mi colpì direttamente in faccia.
Finì poi tra le mie gambe.
Selena si sbellicava dalle risate e per un secondo mi soffermai sulle sue labbra.
Erano baciate dalla luce del sole di New York, la quale le rendeva meravigliosamente luminose ed ammalianti. Quando stavo con Selena avevo la perenne sensazione che non si rendesse minimamente conto dell'effetto che mi faceva starle vicino.
Più era naturale e più era speciale ai miei occhi, meno cercava di sorprendermi e più mi sorprendeva.
Era meraviglioso come lei riuscisse ad essere sempre speciale.
Poi si sollevò di nuovo sul gomito e le sue labbra smisero di essere baciate dal sole, di conseguenza
l'ipnosi cessò ed io sorrisi preparandomi ad una lotta di cuscini.
Presi il cuscino che mi aveva lanciato e le restituii il gesto.
Eppure non riuscii a prenderla perché lei lo schivò per un pelo.
Mi guardò vittoriosa, ma io non demorsi.
Feci per prendere il cuscino che avevo dietro la schiena, mi alzai sulle ginocchia ma quando provai a lanciarglielo persi l'equilibrio e caddi all'indietro come un coglione.
Una fragorosa risata riempì la stanza...

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