Capitolo X " La stella più luminosa del mio cielo "

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<< Sai di cosa ho voglia? >> mi chiese il mio angelo ad un tratto.
Ero ancora seduto mentre lei era davanti a me con un sorriso stampato in faccia.
Ero confuso, quella ragazza cambiava umore e atteggiamento con un facilità impressionante.
E questa cosa iniziava pericolosamente a piacermi.

<< Di suonare. >> disse vedendo che non rispondevo. Mi prese le mani e mi incitò a tirarmi sù.
Aveva un sorriso che non le avevo mai visto addosso, era più audace e dava un senso di leggerezza. Se l'avessi vista solo in quel momento della sua vita, probabilmente l'avrei presa per una donna che prende la vita come viene. Senza preoccupazioni, libera di ogni preconcetto. Credo che quella sera vidi tutta la sua anima a nudo, completamente. Il problema era che non lo sapevo. Se l'avessi saputo me la sarei goduta molto di più.
<< Come vuoi fare? >> le sussurrai, riferendomi al fatto che non sarebbe stato facile trovare un pianoforte per strada.

<< Io so come fare, ma tu devi farmi una promessa. >> disse in un sussurro serio. Mi limitai ad annuire completamente ammaliato dalla sua figura. << Ti porterò in un posto, però dovrai mantenere il segreto, non devi dirlo a nessuno, nemmeno alla persona che ti è più cara. >> disse con un velo di preoccupazione. Non sapendo cosa dire annuì serio e le strinsi le mani stando attento a non farle male.
Chiamò un taxi.
Andammo verso la periferia, quasi fuori da New York.
Pagò lei senza permettermi di dividere.
Camminammo in silenzio.
Era notte fonda e camminavamo su una strada con l'asfalto rovinato. Il mio pensiero tornò al Signor Wilson ed alla sua fissazione per l'asfalto. Guardai il mio angelo che camminava come se conoscesse quel posto meglio di sé stessa.
Non eravamo mai stati in silenzio per un lasso di tempo così lungo, ma non era un silenzio imbarazzato anzi, era un silenzio che ci cullava insieme alla notte, alla luna piena e alle stelle che brillavano impavide nel cielo buio pesto.

Mi portò davanti ad un cancello in ferro battuto al cui interno c'era una struttura imponente. Sul cancello c'era una catena ed un lucchetto, Selena tirò fuori una chiave e aprì il lucchetto, successivamente aprì il cancello. Mi fece cenno di entrare.
Non ero sicuro che fosse legale, ma ero troppo curioso di vedere dove mi stesse portando, così entrai.

Scoprii che era un'ex accademia di musica.
Selena girava tra le aule con gli occhi che le brillavano, mi fece vedere stanze enormi, strumenti di ogni tipo, librerie giganti rimaste senza libri... Tutto lì era grande e bello, con uno stile un po' barocco e un po' classico. Tutto pieno di polvere e con qualche vetro rotto.
Era tutto buio con solo il chiaro di Luna ad illuminarne l'interno.
Era meraviglioso come una struttura abbandonata riuscisse ad incantarla così tanto. Io ero sorpreso, c'era un silenzio assordante e un solo passo rimbombava con forza. Il suono dei suoi grossi tacchi che volteggiavano leggiadri da un'aula all'altra riempiva la struttura abbandonata. Una miriade di domande mi tormentavano. Cos'era quella struttura così bella? Perché era stata chiusa? Come faceva Selena ad averne la chiave?
Nonostante le mille domande, il centro della mia attenzione era occupato da Selena e dal suo abito azzurro pastello che si mescolava con il blu della notte.
Nessuno dei due parlava con l'altro, lei mi gettava sguardi fugaci come ad assicurarsi che fossi ancora dietro di lei oppure ad indicarmi di seguirla. Dal canto mio, mi veniva difficile staccarle gli occhi di dosso, anzi mi era impossibile.
La osservavo adorante, quasi fosse un essere angelico oppure surreale, come una fata o una sirena. Non capivo cosa mi stesse facendo, era misteriosa, sfuggente, con forti sbalzi di umore, eppure per me era perfetta. Nonostante fosse completamente diversa da me, mi incantava sempre come la prima volta.
Quella notte però, riuscii a raggiungere l'apice della sua  adorazione. L'amavo in un modo strano, a scatti non riuscivo a scollare i miei pensieri dal suo modo di fare amandola per ciò che aveva dentro, a scatti cedevo all'attrazione fisica pensando solo a cosa potesse esserci sotto i suoi abiti. Anche se ancora non lo riconoscevo, l'amore intendo.

LA STELLA PIÙ LUMINOSA DEL CIELO Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora