La prima volta che Evie lo conobbe aveva tredici anni.
Le era sembrato quasi innocuo, all'inizio. Pensò quasi che fosse normale, che fosse l'età, nulla di più.
Le dava un po' fastidio, lo ammetteva, ma riusciva a sopportare le sue continue e fastidiose chiacchiere con facilità.
All'inizio. Poi basta.
Le sussurrava all'orecchio quando camminava per i corridoi, le soffiava sul collo quando qualcuno la guardava, le solleticava la nuca facendola arrossire.
Non le faceva male, almeno non fisicamente.
Era troppo piccola per capirne il pericolo, e troppo grande per ignorarlo.
Si limitò a conviverci.
Ma Lui la distrusse, ed era troppo tardi per non ascoltarlo.E fu allora che lui ritornò a chinarsi sul suo orecchio.
Forte, gridando e ridendo sfacciatamente come mai prima, le diceva parole che l'avevano rotta in mille pezzi.
La sfregiarono, graffiandola e mordendola nel profondo.Lei nascondeva il suo dolore facendo finta di nulla, mostrando agli altri quanto vivesse bene la vita che l'aveva rovinata.
Rideva con la bocca, ma non con gli occhi. Parlava con la voce, con la stessa dannata voce con cui si urlava davanti allo specchio, implorando aiuto.
Stava in silenzio anche quando tutto quello che avrebbe voluto fare era gridare forte e picchiare il vetro del suo riflesso.E lei rimase immobile, mentre il tessuto dei pantaloni le si fermava sulle cosce, non riuscendo più ad andare oltre.
Lui rise.
Lei si ruppe.Non capiva come fosse possibile.
Lui non le aveva mai gridato così forte, e lei non lo aveva mai ascoltato così bene.
Le sue parole le entravano dentro, e non riusciva a capacitarsi del fatto che lei fosse riuscita a farsi condizionare così tanto.E allora lui iniziò a tormentarla ogni giorno, facendole perdere ogni traccia di sicurezza della bambina che era.
Perché Evie diventò grande d'improvviso, e fu proprio Lui a farle capire che il mondo che frequentava lei, cambiava di continuo.
E cavolo, avrebbe pagato tutto quello che aveva per fare si che tornasse tutto come prima. Per tornare a quando lui non la assillava, a quando non lo conosceva.Evie si ripeteva continuamente nella sua piccola e fragile testolina quanto fosse impossibile che tutto tornasse come era una volta.
Si ritrovò a rimpiangere i buoni vecchi tempi, che risalevano a solo pochi anni prima.Stava giorni ad osservarsi allo specchio, con il costante tormento che quel corpo che non riconosceva, era il suo.
Era suo, cavolo
E lei se ne stava immobile, concentrandosi sulla sua figura e sperando in modo ossessivo che qualcosa cambiasse.
Qualsiasi cosa, mormorava in silenzio. Qualsiasi cosa.
Fissava con espressione tormentata e ossessiva ogni minimo dettaglio del suo corpo davanti a quello specchio che voleva ridurre a tante schegge taglienti.
La curva sul fianco, quella sulla schiena, quell' ammaccatura quella coscia, quel dolore alla testa.Tutto.
Dannatamente.
Terribilmente.
Maledettamente.
Suo.Non degli altri. Ma suo.
Perché gli altri erano così belli e perfetti che facevano sentire Evie ancora più sbagliata.
E allora, ancora davanti all'orribile copia della sua figura, chiudeva gli occhi e lacrime amare solcavano le sue guance rosse.
Le sentiva bagnarle il collo, scenderle sul petto e cadere nel vuoto.
Nel suo vuoto.Poi si afferrava i capelli che mostravano al mondo il suo viso, e li scioglieva dalla coda che la obbligavano a farsi.
Si puliva con rabbia gli occhi e si imponeva di non lacrimare, perché non doveva piangersi addosso per i problemi che lei stessa si era procurata.
Infine entrava finalmente in doccia.
Amava fare la doccia.
Si sentiva bene, sotto la doccia.
Quando l'acqua iniziava a scrosciarle addosso, Lui scompariva.Le lacrime si confondevano tra il vapore.
La tristezza sfumava.
Il senso di inadeguatezza svaniva.
Solo lei, l'acqua e i suoi pensieri mitigati.In doccia non aveva sedici anni, non era grassa, non era orrenda.
In doccia aveva di nuovo sei anni, e le sue emozioni erano così innocenti e invidiabili che, nel breve momento in cui si perdeva tra il vapore, Evie le riconosceva come vere.In un certo senso lei era l'acqua che la circondava.
Scivolava tra tutti.
Si perdeva, tra tutti.
E in fondo, Evie, era trasparente per tutti.
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Lui Non Mi Lascerà
General FictionLui è qui. Continua a sussurrare, a parlare, gridare. Lui ci distrugge. Attacca chi non ha abbastanza forza per tapparsi le orecchie, infimo e violento, colpendo la testa e oscurando tutto il resto. Sminuendo, tutto il resto. Anche noi, ci dimentich...